“Scusi, è qui che c’è Izzo?”
“No, Jean Claude Izzo è morto ormai da molti anni…”
La guardo: “Va bene… era una forma abbreviata per dire: “E’ qui che c’è la presentazione del libro di Stefania Nardini: Jean Claude Izzo: storia di un marsigliese?”
Non so se quelli venuti prima di me contassero di incontrare Izzo in carne ed ossa, o se è lei che è troppo pedante e poco “Izziana”. Sì perché non c’è dubbio che lui usasse le parole con grande spregiudicatezza e libertà. Sapeva strizzare le sue frasi per tirarne fuori tutto il senso. Insomma lui mi avrebbe capito.
Alla presentazione del libro, oltre all’ufficio stampa della casa editrice bolognese Perdisapop, sono presenti alcuni giornalisti e intellettuali. Quello che comincia a parlare ha le scarpe di camoscio giallo canarino e ci racconta che ha letto Jean Claude Izzo perché, alla fine di una relazione, lei gliel’ha regalato. C’è da chiedersi se non sia stato a causa delle scarp
Poi è il turno di Paolo Ruffini, direttore di Rai 3. Ha un testo scritto e lo legge con voce stentata. Dice che l’integrazione non è convivenza. Parla piano ed è noioso. Ma l’avrà letto Izzo?
Quando è il turno di Sandra Petrignani, scrittrice, ci chiarisce subito che a lei non piacciono i gialli, perciò ha letto un solo libro di Izzo… e non le è piaciuto. Però, ci rassicura, “lo stima tantissimo”. No, veramente ha letto anche le sue poesie politiche: anche quelle non le sono piaciute. Ha un bel ricordo di lui, una volta che l’ha incontrato in Provenza con altri scrittori. Era già malato e sofferente, ma aveva un’aura.
Già, verrebbe da chiedersi, ma questi cosa ci sono venuti a fare?
Intanto siamo seduti in una specie di acquario che dà sull’angolo di piazza San Luigi dei Francesi. Dalle grandi vetrate si vede la gente che passa. Turisti, persone indaffarate, studenti del centro Saint Louis de France, ragazzi. Alcuni ci salutano e scherzano, vedendoci lì tutti seri e attenti. Pare di stare in un teatro double-face in cui si è al contempo attori e spettatori. Passa Ginevra Bompiani, della vicina Nottetempo e guarda incuriosita tutta quella gente, mentre arriva il turno di un altro giornalista: Piero Sansonetti, ex direttore di Liberazione e ora direttore de Gli altri.
Sansonetti esordisce dicendo che non ha mai letto Izzo e non è mai stato a Marsiglia – andiamo bene! – ma dal libro di Stefania Nardini, ha capito che Izzo gli piace. Poi ci parla del ’68. Dice che comunque Izzo era un Sessantottino e che a giudicare dall’aspetto anche molti dei presenti lo sono. Chiusa la parentesi sul Sessantotto, finalmente tocca alla scrittrice, finalmente ci dirà qualcosa di Izzo. Ma subito lei afferma che se non ci sono domande possiamo chiudere lì.
Non è possibile!? La presentatrice la invita a rispondere almeno alla domanda di Sansonetti su Izzo e le donne. Sansonetti aveva sostenuto che, da quanto letto sul suo libro, gli pareva che Izzo fosse piuttosto irrisolto a livello sentimentale: le donne sono sempre marginali; non riesce a mettere le relazioni al centro della sua vita perché al centro c’è lui.
Allora la Nardini ci racconta che mentre lavorava come giornalista di cronaca al Mattino di Napoli, una volta ha comprato un libro di Izzo. L’ha letto e ne è stata folgorata. Forse perché come Izzo, anche lei è una ribelle. E’ tornata in libreria e ha preso tutto quello che avevano di Izzo. Ha letto tutto in pochi giorni. A quel punto, dispiaciuta per non aver più niente da leggere, ha fatto un sogno. Ha sognato Izzo. In questo incontro lei gli ha detto che le dispiaceva di non averlo conosciuto e lui le ha risposto: “Marsiglia ti parlerà di me”.
La mattina dopo, commossa da tale epifania, ha deciso di andare a Marsiglia. Pensava di starci qualche giorno e ci è rimasta cinque anni. Si è portata pure la famiglia. Lì ha conosciuto il figlio di Izzo, Sebastien: e quella è diventata la sua famiglia di adozione.
Per quanto riguarda l’amore, dice che Jean Claude Izzo aveva la tendenza a idealizzare le donne, come si capisce dal personaggio di Lole, che lei conosce ma non può dire chi è.
A questo punto abbiamo finito. Forse la cosa migliore è stato quando, all’inizio, un professore di Marsiglia ha letto la prima pagina di Total Khéops (Casino totale): almeno lì Izzo c’era.
Mi permetto di fare notare che quello ritratto nella foto non è Jean-Claude Izzo bensì Gianmaria Testa, cantautore piemontese grande amico di Izzo, putroppo anch’egli scomparso.
Che errore clamoroso! Eppure ho ricontrollato e persino su Pinterest la foto appare con sotto la didascalia “Jean-Claude Izzo”.
Deve essere un errore che si è propagato sul web… A mia scusante posso dire che questo è stato il primo post che ho caricato su Cronache Letterarie e ancora non mi destreggiavo bene con le foto.
Ora vado a cercarmi una foto del vero Izzo e la cambio. Grazie 🙂