Gli occhi gialli dei coccodrilli di Katherine Pancol

Gli occhi gialli dei coccodrilli di Katherine PancolAvete presente quei libri che dopo un po’ che ci siete entrati non vorreste uscirne più? Quelli che creano un ambiente e dei personaggi che ti viene voglia di restare lì con loro?
Che magari non sono dei capolavori, ma non vedi l’ora di tornare a casa per andare avanti? E guai a leggerli prima di dormire?

Un po’ come succedeva per Pennac, che avevi l’impressione di vivere in quella famiglia strampalata, con Benjamin e Julie, la madre sempre incinta, le tante sorelle, i fratelli, gli amici e pure il cane epilettico.
Anche Fred Vargas riesce a creare questo effetto col commissario Adamsberg del 13° arroundissement di Parigi; il suo vice Danglard, coltissimo e affettuosissimo padre di cinque figli, alcolizzato; con Camille, l’amore impossibile di Adamsberg, musicista, compositrice, nonché idraulico; e via dicendo.

Perciò mi chiedo se questa non sia una dote tutta francese, ma subito mi vengono in mente altri esempi: quelli dell’inglese Jonathan Coe, o i deliziosi gialli di Alexander McCall Smith, lo scrittore dello Zimbabwe che ambienta i suoi romanzi nel Botswana. La protagonista, Precious Ramotswe, è una signora africana di taglia tradizionale (ciccionissima secondo i nostri canoni). Poi c’è anche la sua segretaria con gli occhiali, bruttina ma brillante in tutto, il fidanzato della signora Ramotswe che fa il meccanico, a cui si aggiungono due orfanelli da loro adottati, due assistenti meccanici sfaticati etc. Con tutto quel caldo, la signora Ramotswe e la sua segretaria, la signorina Makutsi, se ne stanno nella Ladies’ Detective Agency N.1 a bersi il tè e abbiamo l’impressione che per risolvere i casi basti parlarne un po’ e aspettare finché gli intrecci si sciolgono da soli.

Poi c’è anche Pedra Delicado, protagonista di un altro giallo, stavolta spagnolo, creato dalla scrittrice Alicia Giménez-Bartlett.
Dunque questo tipo di libri sono spesso gialli, ma non solo. Come si spiega?
In parte succede perché per avere questa sensazione di essere a casa ci vuole una “serie” e molto spesso le serie sono gialle.  Però c’entra anche il fatto che questi romanzi sono pieni di personaggi e di intrecci.

Gli occhi gialli dei coccodrilli non è un giallo

Gli occhi gialli dei coccodrilli di Katherine PancolE’ una saga famigliare contemporanea scritta da Katherine Pancol, una francese, nata a Casablanca che vive in Francia da quando aveva cinque anni.
La Pancol impara a scrivere facendo la giornalista, come lei stessa dichiara sul suo sito: impara a rifare anche venti volte lo stesso articolo fino a quando non suoni bene. Nel 1979 pubblica il primo romanzo che è un grande successo. Da allora non ha mai smesso di scrivere: romanzi, sceneggiature e articoli per Elle, Paris Match e Cosmopolitan.

Ma è nel 2008 che entra nell’Olimpo degli scrittori più letti di Francia insieme a Marc Levy e Guillaume Musso, gli specialisti del best seller, sempre in testa a tutte le classifiche. E insieme alle colleghe Anna Gavalda, Fred Vergas, Muriel Barbery e Amélie Nothomb.
Gli occhi gialli dei coccodrilli
viene pubblicato nel 2006 ma gli ci vogliono due anni per arrivare al successo. E’ l’inizio di una serie fortunata. Seguono: Il valzer lento delle tartarughe, nel 2008, e Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì, nel 2010.
Risultato: più di 3 milioni di libri venduti complessivamente, tradotti in 25 lingue (tra cui il cinese). E nel primo semestre del 2010, Katherine Pancol ha superato persino Levy e Musso.

In Italia Gli occhi gialli dei coccodrilli è stato pubblicato da Baldini Castoldi Dalai nel 2009, ma è passato piuttosto inosservato. Poi nel 2018 è stato ripubblicato da Giunti.

Una donna, nella sua cucina, pela le patate, si taglia e piange…

Questo è l’inizio di un librone di 650 pagine. Lo sguardo è femminile. Ci sono tante donne di tante età, dalle bambine alle anziane, e sono ben descritte e caratterizzate.
La protagonista è una di cui tutti si approfittano, che tutti imbrogliano, derubano e insultano, contando sul fatto che è incapace di difendersi e che subisce come se fosse normale subire. Joséphine, studiosa del Medioevo, è una donna infaticabile e piena di talento, ma è una fessa nei rapporti con gli altri. E’ talmente imbranata, che ti fa rabbia e a volte pensi che le stia bene: così impara a darsi una mossa!

Certo nel romanzo succedono cose da favola, ma prima l’autrice tortura per bene i suoi personaggi, perciò il fatto che poi se la cavino non può che farci piacere. Succedono delle enormità poco credibili che ci beviamo (quasi) tutte e piovono valanghe di soldi sui protagonisti squattrinati: questo sembra un rito propiziatorio, o una premonizione, visto che il romanzo frutterà milioni di euro.

Le principali critiche

Katherine Pancol. Cronache Letterarie
Katherine Pancol

Ma non sono solo rose e fiori. La critica trova la Pancol “leggera” e la fa a fettine. Le Monde scrive che Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì è “un libro facile da leggere e facile da dimenticare”. E lo scrittore Patrick Besson la prende in giro, proponendo una lista di titoli per il prossimo romanzo: I fagioli non cuociono da soli nella casseruola, o Il criceto s’è svegliato alle cinque etc.

Si direbbe che Katherine Pancol abbia studiato per confezionare un best seller. Questo è anche il tema del libro e, visto che un autore è tutti i suoi personaggi, si intuisce che il problema del successo sia al centro della “poetica” della Pancol. Il romanzo è ricorsivo: un libro che parla di un libro che diventa un best seller diventa un best seller.

Prima Osbetek voleva farne un film, poi è stato il turno di Lelouch, ma ha abbandonato il progetto. Più che un film, che sarebbe necessariamente un compendio dei numerosi intrecci e personaggi, credo che il romanzo si presti a diventare una serie tv. La narrazione che si interrompe proprio sul più bello e ci lascia in sospeso (sul ciglio del burrone…) per andare a vedere cosa capita altrove, agli altri personaggi, ha già la struttura della serie. Perciò se fossi il direttore di un network correrei a comprarmi i diritti.

Tiziana Zita

Tiziana Zita

Se prendessi tutte le parole che ho scritto e le mettessi in fila l'una dopo l'altra, avrei fatto il giro del mondo.

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