E’ un misto fra Marnie e Dexter (avete presente il serial killer dei serial killer?). Come loro è precisa, attenta al minimo dettaglio, segue scrupolosamente regole già rodate e dedica tutta se stessa al suo lavoro. Insomma è una vera professionista. Pur essendo di aspetto esile e delicato, si allena quotidianamente ed è di un’agilità straordinaria. Padroneggia perfettamente ogni tecnica per uccidere.
Come Marnie si traveste e cambia identità, cambia il colore dei capelli e persino la personalità. Non si limita ad essere ingaggiata, ma crea le condizioni del crimine. Si infiltra in un contesto e ne esaspera i conflitti in modo che per risolverli sia necessario uccidere. A quel punto si offre di risolvere tutto, in cambio di soldi. Però non dice di essere lei il killer. Essendo una donna, non la prenderebbero sul serio.
“Lei è una persona terribilmente bella e negativa” e come scrive Jean Echenoz nella postfazione: il suo modus operandi è quello di piacere, di farsi amare per poi uccidere. Ma è anche una protagonista confusa. Non si può essere contemporaneamente Marnie e Dexter, bisogna scegliere.
Stiamo parlando di Fatale di Jean-Patrick Manchette. Marsigliese come Izzo e come lui di sinistra – d’altro canto era impossibile non esserlo negli anni Settanta, quando ha cominciato a scrivere – Jean-Patrick Manchette, oltre che romanziere, è stato sceneggiatore, critico letterario e cinematografico, traduttore. Ha scritto una dozzina di romanzi noir ed è lui che ha reinventato il genere in Francia, distaccandosi nettamente dal noir degli anni 50/60. Per lui “il giallo è la grande letteratura morale della nostra epoca” e se la prende con la borghesia tutta: piccola, grande e media. Salva soltanto gli operai.

Dei suoi personaggi non conosciamo la psicologia, non entriamo mai nei loro pensieri, siamo solo spettatori delle loro azioni.
Appassionato di jazz e suonatore di sax, tutti i romanzi di Manchette, ad eccezione di Fatale, hanno un sottofondo musicale. Amante della fantascienza e dei gialli americani, giocatore di scacchi e fumatore incallito di Gauloises e Gitanes senza filtro, muore nel 1995 con un cancro al pancreas.
“Donne voluttuose e filosofe è a voi che mi rivolgo”: è l’ultima frase del romanzo.
Grazie! La tua riflessione mi spinge, sicuramente incuriosito, a leggere questo romanzo…
Ci sono tutte le condizioni perché mi piaccia. Non avevo mai sentito parlare di Manchette, ma leggendo la recensione mi è venuta molta voglia di colmare la lacuna. Grazie.
Ok, fatemi sapere… in ogni caso si legge facilmente perché è un libricino…
In effetti, le recensioni di questo “giornale” sono così allettanti da non poter fare a meno di avvicinarsi al libro e all’autore.
GRAZIE!
Giov
🙂 Giovanna
C’è una cosa che non posso fare a meno di notare: i cattivi, o meglio ancora le cattive, piacciono tantissimo!
Ciao Tiziana! D’accordissimo sul fascino irresistibile che le cattive suscitano.
Aggiunto al carrello della ‘spesa’.