Belli e dannati! La vita di Zelda e Francis Scott Fitzgerald è un’incredibile avventura di cui Zelda è il motore primo. Non solo Scott Fitzgerald, ma tutta un’epoca sembra ruotare intorno a lei. Non credo che fosse una brava scrittrice oscurata dal marito, come qualcuno ha insinuato, ma Fitzgerald trascriveva le sue battute, ricopiava pezzi del suo diario e delle sue lettere: insomma Zelda era la protagonista assoluta della sua vita e di tutti i suoi romanzi e lui pendeva dalle sue labbra.
Tra la prima e la seconda puntata su Il Grande Gatsby, sentivo il bisogno di sapere qualcosa di più su Zelda e Francis Scott Fitzgerald e mi è capitata Superzelda.
Ecco cosa ho scoperto.
Zelda Sayre nasce nel 1900, ultima di sei figli di un giudice dell’Alabama, è dotata di un’energia straordinaria. Da bambina era un maschiaccio, anche se era molto sola. Ben presto si traduce nella ragazza più carina della scuola, la più corteggiata. Grandi occhi chiari, piccola bocca a cuore, Zelda “colleziona decorazioni militari”, “balla sconvenientemente guancia a guancia, “va fuori in auto a sbaciucchiarsi”, “fuma e beve gin” e “non ha amiche”.
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Conosce Fitzgerald a 18 anni ad un ballo, lui si innamora, lei resiste perché non ha voglia di legarsi a un uomo solo. Zelda: “è una di quelle ragazze che non deve fare il minimo sforzo per fare innamorare gli uomini”. Solo due tipi di uomini non si innamorano di lei: “Gli stupidi che di solito hanno paura della sua intelligenza e gli intellettuali che di solito hanno paura della sua bellezza. Tutti gli altri le appartengono per diritto naturale”.
Alla fine, dopo vari tira e molla, nel 1920, quando lei ha 20 anni e Scott 24, si sposano. Passano degli anni felici. Zelda fa tendenza, le donne la amano e si fanno tagliare i capelli come lei, in compenso lei odia le donne. Trascorrono la prima notte di nozze al Biltmore Hotel, organizzano un party nella suite dell’albergo e vengono buttati fuori per schiamazzi e ubriachezza molesta. Proseguono la luna di miele nel vicino Commodore, mentre tutta New York parla di loro. Si susseguono incredibili feste che durano giorni, alcol, lusso, divertimento, cambi di case e città, viaggi, soggiorni a Parigi dove frequentano le menti migliori della loro generazione. Fanno una vita esagerata. Sono la coppia più famosa dell’Età del Jazz: “Lei e Scott erano così eleganti, straordinari e belli. La bellezza fatta persona”.
Zelda è la musa, oltre che la protagonista. Lui scrive: “Ho sempre pensato che quelle lunghe conversazioni che co- minciavano a mezzanotte e si protraevano finché le prime luci dell’alba ci facevano correre a dormire fossero qualcosa di essenziale nel nostro rapporto”.
Malgrado i continui litigi, il rapporto regge per anni, così come il loro amore. Litigano molto, ma mai davanti agli altri. Alla fine Zelda prepara il suo baule e se ne va in strada… ci si siede sopra… aspetta, poi a un certo punto si stufa, torna su e lascia il baule per strada. A 27 anni decide che vuole intraprendere una carriera da ballerina e sviluppa un’ossessione per la danza che le causerà un forte esaurimento nervoso. Nel 1930 i primi ricoveri. Le viene diagnosticata una schizofrenia. Ha allucinazioni, reazioni violente, tenta più volte il suicidio. Dal canto suo Fitzgerald è sempre più dipendente dall’alcol. Fermiamoci qui, il resto lo trovate in Superzelda, un’ottima graphic novel di Tiziana Lo Porto e Daniele Marotta.
Zelda e Scott Fitzgerald hanno fatto fuochi d’artificio, si sono applicati con impegno a ogni sorta di divertimento, hanno vissuto intensamente, impavidi, incuranti e belli, passando da una festa all’altra, affogando in fiumi di alcol, ascoltando jazz… finché la vita ha presentato il conto.
Sembra che l’epoca di Scott Fritzerald ha un fascino particolare. Saranno gli anni venti a trenta? sara quella sfrenata voglia di vivere che a tutti piú o meno ci manca.?
E una forma particolare giá che oggi sono permesse molte piu cose, ma manca lo spettatore, quello che dica,: beato lui che lo puo fare! Oggi chi piú, chi meno, si puó permettere di drogarsi, o ubriacarsi; ma c’é molta democrazia. Chiunque avendo soldi, in qualunque forma, si puo dare il lusso di tante cose.
Allora quello che manca é il POVERO, non soltanto di soldi, ma anche di coraggio, o di intelliggenza; lo schiavo che creda che é legato a qualcuno o a qualcosa. e quando parlo di schiavo non parlo del vero schiavo, ma da chi si sente legato anche sia a una piccola societá.
C’ é il caso di BARON VISA, un argentino ricco che abitava in quei tempi a Parigi, e si dava il lusso di avere aereoplani particolari.
Conobbe una attriccina polacca, e si innamoró pazzamente, apparte di avere in comune alcool e droghe.
Lei per fare la stravagante incominció a prendere lezioni con un istruttore…
LUI VIAGGIAVA PER IL MONDO, ed ogni tanto si trovavano. Lei voleva chiamare l’attenzione essendo una delle prime donne pilota. Lui un uomo di mondo con una delle prime donne pilota.
Non si sa bene il motivo ma lei e morta pilotando, con il suo istruttore.
Lui le fece un monumento cammino ad ALTA GRACIA, ARGENTINA, dove dicono che siano conservate le fastose gioie che le regalava.
Col tempo lui sposo la figlia di un governatore di CORDOBA.
FINI SFIGURANDOGLI LA FACCIA CON DEGLI ACIDI.
ALCOOL, DROGHE…E ROCK AND ROLL.
Il fatto che oggi trasgrediscono tutti con mezzi vari, indubbiamente toglie valore anche simbolico ai gesti ribelli di qualsiasi tipo e a chi li compie. Manca lo spettatore perché sono tutti attori. Manca il povero (di spirito) perché sono tutti protagonisti.
Impressionante il caso di Baron Visa. Ne so troppo poco per capire l’epilogo della storia.
Terribile e interessante Silvia!