Questa è la seconda e ultima parte del gruppo di lettura su Il grande Gatsby.
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Monica: Alla fine Daisy ha sposato un essere laido.
Giovanna: Ma lei è laida, lei è pessima! Scusa, ammazza una donna e fa finta di niente. Io mi ricordo che nella mia prima lettura mi colpì la solidarietà coniugale, la loro solidarietà di coppia.
Tiziana: Anche a me ha colpito. Sono due complici.
Giovanna: La coppia come complici criminali. Ho notato che Fitzgerald, quando descrive Daisy non la descrive fisicamente, ma fa una descrizione della sua voce…
Tiziana: Come se fosse una sirena.
Giovanna: E le descrizioni della voce di Daisy sono ricchissime, molto modulate. Poi ne dà una spiegazione con l’ultima descrizione che è come se fosse risolutiva: “Nella sua voce tintinnava il denaro”.
Tiziana: Ce ne sono anche altre belle.
Giovanna: Le descrizioni della sua voce è come se fossero poesie.
Tiziana: Sentite questa. La voce di Daisy “era bassa e conturbante… il tipo di voce che l’orecchio segue in tutte le modulazioni come se ogni parola fosse un raggruppamento di note che non verrà mai ripetuto… un invito modulato, un ascoltarmi biascicato che prometteva per l’ora seguente cose gaie ed interessanti come quelle vissute un minuto prima”.
Giovanna: Lei è una perfetta salottiera.
Tiziana: Infatti la prima volta che la vediamo se ne stanno tutti seduti in salotto. Tutti vestiti di bianco. Belli. Te li immagini… tutto è luminoso.
Giovanna: L’altra cosa interessante è che non ci sono descrizioni fisiche, ma solo dei vestiti. Non c’è mai una descrizione di un pezzo di corpo. Ad esempio Myrtle, la morta, era un fuoco di energia: né bella, né brutta ma piena di energia. Questa è una percezione modernissima degli altri. Io i vestiti di Daisy li voglio! Il cappello di Daisy è il cappello che va più di moda questa estate. Sono i vestiti che desideriamo tutti. Questo mondo si è eternizzato. O forse sta finendo proprio adesso.
Monica: Forse finisce qui e continuerà da un’altra parte perché il mondo si sta spostando in India, Cina, Brasile e l’Europa con i suo 700 milioni di abitanti non conta più niente.
Giovanna: Ve la ricordate la casa dove abitava lei in The Millionaire? La villa del mafioso? Era sfarzosissima. Sono tutti dei grandi Gatsby che si sono ripuliti quel tanto che basta e si rappresentano con quel tipo di lusso.
Monica: Lo spazio viene lasciato a questo tipo di arrampicatore sociale perché chi dovrebbe preservare la qualità, chi ha avuto la fortuna di crescere in un ambiente culturalmente avanzato non aveva più lo spessore ed era svuotato dei contenuti. E infatti loro sono viziati e debosciati.
Giovanna: Scellerati.
Tiziana: Prima dicevamo che sono i precursori della generalizzata mancanza di responsabilità.
Giovanna: Non a caso uno dei delitti di cui più si parla oggi è quello dell’abbandono della persona investita. Quante volte succede che qualcuno viene investito e nessuno si ferma?
Monica: Anzi il fatto che qualcuno si fermi è visto come l’eccezione.
Giovanna: L’identità e la responsabilità si sono scisse e Daisy è l’incarnazione di questo.
Tiziana: Il fatto di non entrare mai nell’età adulta non mi pare legato alla ricchezza, ma è un fenomeno generalizzato che si trova in tutte le classi sociali.
Giovanna: Quando eravamo poveri eravamo costretti a prenderci le responsabilità. Se andavi a lavorare a cinque anni te le pigliavi per forza. La prima cosa che ha comprato l’umanità è una lunga giovinezza.
Tiziana: Vuoi dire che non è neanche tanto negativo?
Giovanna: Quando il marito di Myrtle va a cercare la macchina che l’ha investita passa da Buchanam e Buchanam gli indica Gatsby. E’ Tom Buchanam che glielo aizza contro.
Tiziana: Gli fa credere che quello che ha investito Myrtle è Gatsby, ma è quello che crede anche lui.
Giovanna: L’uomo antico avrebbe preso e ucciso. Tu mi insidi la moglie e io prendo e t’ammazzo. Invece lui, che è immerso nella modernità neocapitalistica raccontata da Fitzgerald, manda un altro a uccidere al posto suo. La sua azione aggressiva è tutta collaterale.
Tiziana: Analogamente Daisy usa Gatsby perché è stata tradita. Così si creano delle catene in cui si colpisce tramite l’altro.
Giovanna: Una specie di gioco di sponda. La cosa paradossale è che Gatsby sarebbe antipatico se non avesse vicino della gente che è ancora più antipatica di lui. Alla fine fa tenerezza per contrasto.
Monica: Certo che non è simpatico, ma siccome è la vittima…
Giovanna: Vicino a Buchanam finisce per esserlo. Questo libro fornisce la griglia interpretativa della realtà di oggi con l’allontanamento della responsabilità dall’azione.
Monica: C’è una frase che vorrei leggervi: “La sua vita era stata confusa e disordinata… ma se poteva ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto da capo, sarebbe riuscito a scoprire qual era la cosa che cercava”.
La sua ricerca era un tentativo disperato per arrivare a Daisy però chissà, forse Daisy era una falsa ricerca e serviva ad ottenebrare le vere domande che lui avrebbe dovuto farsi.
Gatsby mi sembra un po’ meno vuoto di Daisy e di Tom. Per quale motivo? Perché lo perdono? Perché ho la sensazione che in questo vuoto almeno c’era una ricerca.
Tiziana: A questo proposito vi leggo un pezzetto di quando Gatsby rincontra Daisy: “Quasi cinque anni! Persino quel pomeriggio dovevano esserci stati dei momenti in cui Daisy era ruzzolata ai piedi dei suoi sogni, non per colpa sua ma per via della vitalità della colossale illusione di Gatsby. Era andata oltre Daisy, oltre ogni cosa. Gatsby vi si era buttato dentro con passione creativa e l’aveva alimentata in continuazione, ornandola con ogni piuma variopinta trovata sul suo cammino.
Nessun fuoco e nessuna freschezza possono sfidare ciò che un uomo è capace di immagazzinare tra gli spettri del suo cuore”. Persino quando i due s’incontrano e per un attimo sembra che lui possa coronare il suo sogno d’amore, è evidente che la colossale illusione che ha creato è andata molto oltre Daisy. Dunque alla fine Daisy è soltanto un delirio che lui ha ornato con ogni piuma incontrata sul suo cammino. L’ha resa sempre più bella come accade spesso nella proiezione amorosa: solo che ora questa non ha più nulla a che vedere con Daisy.
Giovanna: Forse Gatsby è l’unico vivo… anche se poi muore. Lui parte predisposto al bene.
Tiziana: Senti che in lui c’è un tentativo: lui cambia.
Monica: E poi c’è l’apertura di se stesso, della casa, quel dare e condividere.
Giovanna: Sul funerale ho una cosa da dire. Ultimamente ho riletto Canto di Natale, di Dickens, e Scrooge cambia quando vede che al suo funerale non partecipa nessuno e gli rubano addirittura i vestiti. E’ praticamente la stessa cosa che succede al funerale di Gatsby: nessuno ci va, tranne quello che leggeva i libri della sua biblioteca. Gasby è l’uomo solo come l’uomo solo Scrooge, è l’eroe del capitalismo, l’eroe dell’avarizia capitalistica.
Tiziana: Noi lo conosciamo in una gigantesca villa mentre tutta la città va alle sue feste. Quindi è una nemesi atroce il fatto che neanche una persona vada al suo funerale.
Monica: E’ quasi un canto e un controcanto. Perché avrebbero dovuto guardare in faccia alla morte di uno che era legato solo ai loro momenti di svago.
Giovanna: Io delle volte mi sento sola e mi chiedo: “Ma i rapporti che ho sono rapporti che mi proteggono veramente?” Perché i loro rapporti sono senza calore e senza compagnia. Comunque alla fine quando arriva quello della biblioteca quasi tiri un sospiro di sollievo: “Meno male, almeno uno”.
Monica: Anche per il padre.
Tiziana: Il socio di Gatsby, Nick lo chiama trecento volte…
Monica: Ma quello era il capo della banda della Magliana: era “il Freddo”.
Giovanna: Invece il tipo della biblioteca fa tenerezza. Arriva sotto la pioggia.
Tiziana: Vi leggo un ultimo pezzetto sulla voce di Daisy. “… E quando Daisy gli disse sottovoce qualcosa all’orecchio si voltò verso di lei nell’empito dell’emozione. Credo che fosse quella voce a tenerlo in pugno più di tutto, con il suo calore fluttuante, febbricitante, perché non la si poteva dilatare nel sogno – quella voce era un canto immortale.