Un ragazzo si ritrova naufrago su una barca in mezzo all’oceano Pacifico, insieme a una iena e una tigre. Questa è la seconda puntata del gruppo di lettura su Vita di Pi di Yann Martel. Se volete leggere la prima puntata cliccate qui.
Tiziana: Lui alla tigre le vuole bene e quando lei se ne va senza salutarlo, ci resta malissimo. Io ci vedo addirittura dell’affetto.
Giovanna: L’unico modo per sopravvivere è conciliarsi con l’idea dell’altro. Nel film ci sono due cose bellissime. Una sono i cieli dei pittori barocchi che hanno dipinto Dio, per cui ci sono dei grandiosi arancioni. Non so se Ang Lee l’abbia fatto apposta. L’altro momento in cui sono davvero saltata sulla sedia è quando la tigre sta per morire e lui l’accarezza: la tigre sembra il Galata morente. La statua del barbaro che muore e nel momento in cui muore è uguale a te. Così la tigre quando sta per morire è uguale a lui. E’ il momento di massima identità fra loro.
Tiziana: Io trovo straordinario che lui si metta a domare la tigre. Pi è piccolo, debole, ma capisce che l’unico modo per sopravvivere è domare la tigre e comincia a fare il circo. Decide che deve creare un rapporto gerarchico, ma come farlo non è per niente evidente, avendo la tigre lì sulla barchetta. Il fatto che ci riesca è meraviglioso. Lui nutre la tigre, così la tigre non lo mangia. Diventa quello che le dà il cibo e quindi il capo della tigre.
Giovanna: Deve domarlo per non essere mangiato. Ci troviamo a ridosso di altri molto diversi da noi e per quanto diversi siano, dobbiamo trovare un modo per colloquiare, per stabilirci una reazione. E’ una grande chiamata al rapporto tra gli esseri umani.
Monica: Tra tutti gli esseri viventi. I nostri giardini zoologici tengono gli animali in prigione, in cattività, ma nella natura in cui oggi sopravvivono può essere anche peggio. Quindi il giardino zoologico tutto sommato va bene.
Giovanna: E’ un grande albergo!
Monica: E’ un’idea dirompente rispetto a un certo tipo di filosofia che vuole tutti liberi. Perciò mentre lo leggevo con il mio afflato di libertà, questo libro mi diceva: ma mettiti l’anima in pace e ragiona che alla fine questa nicchia di mondo in cui vivi e in cui ti sei ritagliata degli spazi, delle logiche più o meno ripetitive, è la cosa meno faticosa, meno dura…
Roberta: E quella che ti fa vivere sereno.
Tiziana: Quella che ti fa vivere perché ritagliarsi una nicchia è il modello di vita.
Roberta: Senza una struttura, lasciato in balia di se stesso, anche in natura l’animale si crea delle regole, cioè una tana dove tornare a dormire, un territorio dove cacciare e procurarsi il cibo e dove trovare il modo di riprodursi. Perciò replicare in piccolo questo sistema è come stare in un hotel a cinque stelle. A questo proposito la frase che mi è piaciuta un sacco è quando si dice: ricordati che gli animali non scappano verso qualcosa, ma scappano da qualcosa. Vale anche per noi. Scappiamo da qualcosa che non ci piace. Magari per andare verso l’ignoto, ma solo quando siamo alla disperazione e il luogo dove siamo non ci piace più. Può essere un contesto famigliare, o una situazione più generale come per esempio scappare dall’Italia.
Monica: Anche chi migra oggi lo fa per disperazione.
Giovanna: Sono grandi temi, come l’irriducibilità dell’umano al solo bene: c’è anche del male! E poi secondo me è interessante raccontare della perdita perché lui perde tutto e questo lo racconta a un mondo occidentale che sta cominciando a perdere qualcosa e che forse ha l’angoscia di perdere tutto.
Monica: Ci riporta all’essenza.
Giovanna: In realtà quando hai perso tutto resta la tua umanità. Ti rimane la tua essenza animale, la tua capacità di credere in Dio e la tua capacità di relazionarti agli altri, per quanto diversi possano essere.
Tiziana: Quello che soprattutto mi è piaciuto è che c’è una persona che si trova ad affrontare delle prove terribili eppure ha dentro una tale vitalità che gli permette di far fronte a tutto. Lui alla fine ne esce. Ha fatto un percorso, una caduta agli inferi, ma è risalito. All’inizio Pi viene presentato come un santo, devoto a tutte le religioni, ma questo lascia il tempo che trova perché non ha alcuna esperienza, alcun confronto col male e con la difficoltà. Sta nel suo paradiso terrestre.
Monica: Il suo massimo problema è stato trovare un nome che non lo facesse sentire in imbarazzo e quindi Pi greco piuttosto che “Piscione”.
Tiziana: Però alla fine ne esce come una persona che ha superato una prova terribile e che ha ricostruito dei rapporti umani. Ha superato il trauma.
Giovanna: Sono assolutamente d’accordo perché le grandi storie sono storie di sopravvivenza. Sono dei manuali di sopravvivenza proprio come il suo. Adesso se naufragassi saprei esattamente quello che devo fare. Veramente io morirei dopo cinque minuti, ancora prima di arrivare sulla scialuppa.
Monica: Io non ho capito come ha costruito la zattera; per questo dovrò vedere il film.
Tiziana: Neanch’io l’ho capito.
Giovanna: C’è una cosa che mi ha inciso l’anima in senso negativo. Prima Pi si riconcilia con la tigre, poi si salva e dopo esce fuori quella terribile storia vera.
Roberta: Ma noi non sappiamo se è vera perché Pi dice solo che è una storia più facile da credere.
Tiziana: Pi dice: io adesso te ne racconto una che è atroce sul serio, ma così ti faccio contento perché tu a questa ci credi.
Roberta: E alla fine chiede all’interlocutore: “Quale storia ti è piaciuta di più?”
Giovanna: Lui ci mette di nuovo di fronte a un dilemma che è: scegli, o una verità terribile, o la fantasia.
Tiziana: Però così tu credi alla verità terribile e pensi che l’altra sia solo una fantasia con cui l’ha ricoperta, io invece no.
Giovanna: Tu credi alla prima?
Roberta: Io sì.
Tiziana: Sì, io credo alla prima. Però le tengo lì tutte e due. In fondo tu sei la storia che ti racconti.
Roberta: La prima non è più finta dell’altra secondo me.
Giovanna: Secondo me devi scegliere o una storia terribile e cruda che può essere solo una lettura delle cose, oppure una straordinaria fantasia che ti innalza al di sopra delle cose. Tutti noi ci raccontiamo la vita così.
Tiziana: Ma non è che la prima storia sia particolarmente felice.
Monica: Però lui riesce a domare la tigre.
Tiziana: Ma è comunque una storia atroce, né più né meno.
Monica: Sì ma i morti sono diversi: una è una zebra, una è una iena e il terzo è un topolino.
Tiziana: La loro morte non è meno straziante.
Giovanna: Ora vi rivelo fino in fondo la mia posizione: a me questo romanzo mi ha fatto l’effetto Bambi. Una storia con gli animali che muoiono mi provoca troppo dolore!
Tiziana: Perché che succede a Bambi?
Giovanna: Non ve lo ricordate?
Monica: Io come se fosse oggi.
Roberta: Io francamente no.
Giovanna: Non siete state traumatizzate da Bambi?! Io non potevo vedere la copertina dell’album di figurine perché mi sentivo male. La mamma di Bambi che muore nell’incendio…
Roberta: Per me c’è Zanna Bianca. Non sono stata traumatizzata da Bambi ma da Zanna Bianca sì.
Tiziana: Se è per questo anche Dumbo non scherza.
Giovanna: Lui è Bambi perché gli è morta la mamma ed è scomparsa tutta la sua famiglia. Certe storie infantili, come Bambi, sono un addestramento alla vita. Lui l’ha attualizzata e resa per adulti. Comunque nel film Ang Lee sembra credere alla seconda versione perché quando Pi la racconta si commuove come se fosse una storia vera.
Tiziana: Ma anche quella del film è un’interpretazione, proprio come la nostra. Tra l’altro questo è un film difficilissimo da realizzare, ci avevano già provato diversi registi, ma hanno abbandonato l’idea.
Giovanna: Infatti per tutto il film io mi sono chiesta: “Ma come hanno fatto? Ma quante tigri hanno usato?
Monica: Io il film non l’ho visto…
Tiziana: A me la tigre non è piaciuta!
Giovanna: Perché recitava male…?
Tiziana: La tigre è fatta al computer, quindi il ragazzo che interpreta Pi ha recitato quasi sempre da solo: la tigre l’hanno aggiunta in seguito. Io però me la immaginavo diversa, la immaginavo più grande, più imponente.
Giovanna: Questa estate in India io ho visto la tigre del Bengala ed è molto grossa. Come dimensioni più che una parentela con i felini, sembra avere una parentela con gli ippopotami.
Fine della seconda puntata
Hanno partecipato a questo gruppo di lettura su Vita di Pi di Yann Martel, Giovanna Caico, Monica Londei, Roberta Randi e Tiziana Zita. Non perdetevi prossimamente la 3a e ultima puntata!