A voler essere astronomicamente pignoli, la notte più lunga dell’anno non è quella di Santa Lucia, il 13 dicembre, ma quella del solstizio d’inverno, il 21 dicembre. Dal 21 in poi, nonostante l’inverno sia ancora lungo e freddo, le giornate iniziano ad allungarsi e a poco a poco ritorna la luce.
Nell’antica Siria, come in Egitto e nei Paesi Arabi, la celebrazione del Natale del Sole Vittorioso avveniva con grande solennità, grazie a rituali che furono poi ripresi dai Romani. Questi nei Saturnalia, festeggiavano il Sol Invictus, divinità a cui l’imperatore Aureliano, il 25 dicembre del 274 D.C., (tu guarda le coincidenze!!) dedicò un tempio.
I soliti Celti, il solstizio d’inverno lo chiamavano Yule e i loro nordici pro-pro-pro-pro-pro nipoti, dall’Islanda alla Norvegia, ancora lo festeggiano. Ma il Paese dove più di tutti è viva questa tradizione è la Svezia e all’alba del 13 dicembre le biondissime mini-vichinghe sfilano in processione vestite di bianco, con una corona di 7 candele (elettriche!!!) in testa e una candela, stavolta vera, in mano a simboleggiare la vittoria della luce sulle tenebre.
Le ragazze rappresentano Santa Lucia, protettrice della vista e della luce, tenuta in altissima venerazione dai popoli nordici. La leggenda vuole che il suo martirio sia avvenuto la notte del 13 dicembre, giornata del solstizio per il vecchio calendario giuliano.
Ora, come abbia fatto una martire siciliana ad arrivare da Siracusa, sua città natale dove il culto è ancora molto vivo, alla Svezia è un mistero, ma l’importante è festeggiare, no?
Addirittura dal 1927, a Stoccolma c’è il concorso per eleggere l’annuale “Lucia di Svezia” che, incoronata nientepopodimeno che dal premio Nobel per la letteratura, poi vola a Siracusa (a partire dal 1950…) per partecipare alla processione in onore della santa, in una sorta di gemellaggio cultural-tradizionale.
In Svezia non c’è 13 dicembre senza zafferano, la spezia del sole per antonomasia, e in tutte le case si preparano i Lussekatter, letteralmente “gatti di Santa Lucia”, delle brioscine allo zafferano che sono fantastiche col cappuccino a colazione… perciò non vi fate intimidire dallo zafferano usato diversamente che nel risotto perché valgono davvero la pena!!!
1 cubetto lievito di birra 150 ml latte tiepido
450 gr farina
100 gr di zucchero
2 bustine di zafferano in polvere, sale
75 gr burro, 1 uovo
Una manciata di uvetta miele liquido (facoltativo)
Fate una fontana con la farina, il sale e lo zucchero. Sciogliete lo zafferano in un poco del latte tiepido e il lievito nella parte restante. Unite alla farina l’uovo, il burro fuso ma freddo, il latte con il lievito e quello con lo zafferano. Impastate per circa 15 minuti, fino ad avere un impasto elastico che non si attacchi alle mani. Copritelo con un panno e mettetelo a lievitare per almeno due ore, o finché non sia raddoppiato.
Prendete quindi un pezzo d’impasto grande come un mandarino e, rotolandolo sul ripiano e tra le mani, formate un cordoncino. Dategli la forma di una S e mettete nelle due pieghe, due chicchi di uvetta.
Fate lievitare altri 20 minuti, poi spennellare con un po’ di latte e infornate a 180° per circa 20 minuti, fino a che le brioche siano leggermente dorate.
Per lucidarle ulteriormente, spennellatele ancora calde con pochissimo miele liquido.
Cooking Lesson
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