Lui è tornato
Provate, per un momento, a immaginare che lui sia tornato. Proprio lui, non un mitomane, un buontempone e nemmeno un attore protagonista di un riuscitissimo spot pubblicitario, ma lui in carne e ossa! Naturalmente non è per nulla cambiato. Che siano passati pochi decenni o un paio di millenni poco importa, è rimasto fedelissimo alle sue idee e non ha minimamente modificato la sua visione del mondo.
Con la stessa caparbietà e con lo stesso candore, offre a tutta l’umanità, oltre che al suo popolo, un futuro di pace e prosperità, preparato seguendo la solita e ben nota ricetta. Se vi incuriosisce sapere cosa accade con il suo ritorno, potete leggervi un paio di spassosissimi libri.
Il primo s’intitola, abbastanza prevedibilmente, Lui è tornato; il secondo A volte ritorno.
L’autore del primo libro e Timur Vermes, giornalista e scrittore tedesco, nato a Norimberga nel 1967. Laureato in Storia, con Lui è tornato (Er ist wieder da), presentato alla Fiera del Libro di Francoforte nel 2012, ha venduto centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo.
L’autore del secondo libro e John Niven, scrittore scozzese classe 1972, laureato in letteratura inglese a Glasgow, il quale, dopo aver lavorato per diverse case discografiche, si è dato alla scrittura. Il primo successo è arrivato nel 2008 con Kill your friends, cui hanno fatto seguito altri tre romanzi, tra cui A volte ritorno (The Second Coming) del 2011.
Attenzione, però, perché il “lui” che ritorna nel libro di Vermes non è lo stesso “lui” del libro di Niven. Anzi, i due non potrebbero essere più diversi: uno è il più cattivo dei cattivi e l’altro il più buono dei buoni. Non voglio togliervi il piacere (e il divertimento) di leggere cosa combinano ai nostri giorni Adolf Hitler e Gesù di Nazareth. Voglio invece spiegarvi perché ho voluto accomunare questi due ritorni, vista la diversità tra i due protagonisti e quella fra i due autori, sia nello stile narrativo, sia nei meccanismi con cui costruiscono una satira intelligente e mai sguaiata.
Adolf Hitler e Gesù di Nazareth
Ebbene ve ne ho voluto parlare accomunandoli, perché la lettura, meglio se ravvicinata, di questi due libri scatena riflessioni incrociate sul nostro atteggiamento di fronte al bene e al male, se spinti al loro massimo eccesso.
Prima sorpresa
Di fronte al male, assoluto, ottuso, banalmente lineare, il nostro atteggiamento non è di sdegno, ma di incredulità. Semplicemente non riteniamo credibile la possibilità che esista un tale livello di indifferenza di fronte a milioni di vite umane cancellate con scientifica determinazione. Così nessuno crede che il povero Führer redivivo parli seriamente quando dice certe cose e, meno che mai, ci credono i (neo)nazisti. Nessuno pensa, seriamente, che si possano avere certe idee! Qualche saluto a mano tesa, qualche bandiera, un gagliardetto possono andar bene, ma quanto a tutto il resto, suvvia, non si può prendere seriamente in considerazione.
Seconda sorpresa
Di fronte al bene, assoluto, esagerato, divinamente immenso, il nostro atteggiamento non è di estasiata ammirazione, ma di incredulità. Semplicemente riteniamo scandaloso continuare ad amare infinitamente tutti, senza distinzione, senza tener conto delle cattiverie e delle bassezze di cui veniamo fatti oggetto dai destinatari del nostro incondizionato amore.
Così il povero Messia redivivo incontra di nuovo una sdegnata ostilità, specie da parte dei cristiani. Qualche segno di croce, un po’ di acqua santa, una mezza genuflessione va bene, ma credere veramente che si possa amare chiunque senza riserve… Troppo amore e troppa libertà: inconcepibile, inaccettabile e il “crucifige!” ci scappa dal cuore se non dalla gola.
Concludendo, in compagnia di questi due libri certamente trascorrerete qualche ora divertente. Inoltre potrete scoprire di cosa è capace Hitler avendo a disposizione, anziché qualche Panzerdivision, un talkshow e cosa i cristiani appenderanno alle loro catenine al posto delle croci. E, dulcis in fundo, scoprirete che è abbastanza facile smettere di essere (neo)nazisti e molto difficile, invece, cominciare a essere (veri) cristiani. Il che, come diceva Guareschi, è bello e istruttivo.
Quello su Hitler l’ho letto ed è delizioso, leggerò anche l’altro!!!
Dovesse tornare Gesù il simbolo del sacro del quale è l’immagine cambierebbe soltanto nei materiali che oggi garantiscono una maggiore resistenza, leggerezza e una più lunga durata: croce in titanio e chiodi in duralluminio, mentre la corona, pur mantenendo le stesse odiose spine, sarebbe intrecciata con un rovo geneticamente modificato…
Gesù si asterrebbe dal rinfacciare al Padre di essere stato da Lui abbandonato, e si limiterebbe a ricordargli che – Dio non voglia – ma se ci dovesse essere un’altra opportunità del genere per tornare sulla Terra, la prossima volta sarebbe toccato a Maometto…