Le Conversazioni 2015 Chi non è rivoluzionario a 20 anni non ha cuore, chi lo è a 30 non ha cervello

Le Conversazioni sulla rivoluzione. Antonio Monda. Foto Tiziana ZitaPer Le Conversazioni Antonio Monda ha invitato Maurizio De Giovanni, scrittore di gialli, Antonio Franchini, editor di Mondadori e Mario Martone, regista. Il tema quest’anno è la rivoluzione. Siamo a Roma, nella sala degli Arazzi della Rai.

De Giovanni
Io credo che la rivoluzione a cui stiamo assistendo sia internet. Io scrivo anche sugli anni Trenta e il reperimento dei materiali – fotografico, cinematografico, dei documenti – fatto con assoluta comodità, non muovendoti dal luogo in cui scrivi, è una cosa rivoluzionaria. Chiaramente questo sposta il limite del territorio dell’originalità, rende più difficile andare in un territorio non visitato da nessuno. La ricerca ossessiva dell’originalità secondo me è la più grande trappola in cui possa cadere uno scrittore e annulla quel processo di immedesimazione del lettore che è fondamentale.

Antonio Monda
Volevo chiedere ad Antonio Franchini se condivide questo punto.

Antonio Franchini
Lo condivido totalmente. La ricerca dell’originalità è un disastro. Penso che sia uno dei più grandi rischi per un artista. Chi veramente ha qualche cosa di nuovo da dire non si pone il problema di essere nuovo. Io ho sempre amato poco la ricerca della novità ed è una cosa strana perché mi sono accostato alla letteratura e alla poesia partendo dalle avanguardie. Quindi ho fatto un viaggio a ritroso. Tutte le volte che sono andato avanti sono tornato indietro. Ad esempio a un certo punto ho cominciato a leggere dei testi religiosi perché leggendo di narrativa dalla mattina alla sera, era diventato un problema leggere troppi romanzi.

Ho rivisto di recente Noi credevamo di Mario Martone, che trovo un film meraviglioso. A un certo punto, nel penitenziario di Montefusco, il carceriere borbonico rivolge ai prigionieri politici un discorso che condivido, cioè gli dice: vedete la letteratura dove vi ha portato, i libri vi hanno portato qua, i libri fanno male. Ovviamente è un paradosso ma da un certo punto di vista tutti noi sappiamo che è la verità. I libri possono far male e in particolare quelli che fanno più male sono i romanzi. Lo dice anche Flaubert: i romanzi fanno male alla testa delle donne, fanno sognare troppo le donne, fanno male ai ragazzi. I romanzi indeboliscono la gioventù.

Le Conversazioni sulla rivoluzione. Antonio Franchini. Cronache Letterarie
Antonio Franchini a Le Conversazioni 2015

Allora ho cominciato a leggere dei testi religiosi induisti e poi dai testi induisti sono andato a finire alla Bibbia. Lo stesso discorso vale in letteratura dove ho cominciato con le avanguardie e poi sono andato sulla tradizione. Quindi ho vissuto prima la rivoluzione e poi la tradizione.

Martone
Io vengo dalle avanguardie e mi piace tessere l’elogio delle avanguardie in tempi in cui non è di moda. La vita è nella dinamica tra rivoluzione e reazione. L’adolescenza in genere è un tempo della vita rivoluzionario perché è un tempo di ribellione, di cambiamento, un tempo di convinzione che le cose possano accadere, però a volte anche la vecchiaia può essere rivoluzionaria. Ci sono persone che “rivoluzionano” in vecchiaia. Magari hanno alle spalle una vita di convenzioni e accettazioni, poi invece a un certo punto scattano e si liberano.

Monda
Chiedo ai due scrittori: nella letteratura esiste un momento di svolta definitiva? Ad esempio mi viene in mente Joyce, ma forse c’è qualcuno di più rivoluzionario.

De Giovanni
Io da lettore, molto più che da scrittore, credo che la cosa fondamentale sia la storia, al di là del linguaggio, al di là del modo in cui la racconti. Più che Joyce io ho avuto una commozione fisica nel leggere i latino americani e il realismo magico. Si raccontava la realtà anche cruda con a fianco l’elemento fantastico che rientrava nella realtà. Non c’è nulla di più reale della fantasia. La lettura di Garcia Marquez, ma anche della Allende, di Borges per me è stata assolutamente rivoluzionaria.

Le Conversazioni sulla rivoluzione. De Giovanni. Cronache Letterarie
Maurizio De Giovanni a Roma per Le Conversazioni 2015

Franchini
La figura del lettore puro per me è un po’ misteriosa perché nella mia vita ho conosciuto più lettori scrittori. La figura che conosco meglio è di colui che legge per il piacere di leggere ma anche in funzione dello scrivere. La loro lettura è un tradimento continuo, nel senso che tu ami tutta una serie di scrittori follemente, la tua vita è modificata da una serie di autori che poi, il più delle volte abbandoni. La tua vita è scandita da questi abbandoni. Nel caso di Maurizio, il passaggio attraverso i sudamericani ha coinciso con un affetto duraturo, ma normalmente quando uno legge i sudamericani e legge solamente quelli, poi dopo non li legge più.

Monda
Io sono tra costoro. Li ho letti moltissimo a venticinque anni.

Franchini
Poi non fanno più parte di te, o fanno parte di te in una maniera diversa. Ti entrano dentro, ti danno quello che ti devono dare e poi li molli come nei rapporti d’amore in cui si prende tutto, si succhia tutto e poi si abbandona il partner. Uno è Hemingway, la vita di tutti noi ragazzi è stata segnata da Hemingway. Ma in maniera lancinante. La vita di molti di noi è stata segnata in maniera lancinante da Borges. O è stata segnata in maniera lancinante da Baudelaire, o da Rimbaud. Poi dopo li superi.

Ovviamente ti prendono quelli che hanno un marchio stilistico più forte, però poi sono quelli che, proprio perché hanno un marchio stilistico più forte, abbandoni. Stavo pensando a quello che diceva Mario, una cosa molto interessante, che si può essere rivoluzionari da adulti, o addirittura da vecchi e mi viene in mente uno scrittore italiano a cui mi sono sentito molto vicino che è Giuseppe Pontiggia. Lui si era molto semplificato andando avanti negli anni, fino ad arrivare a una forma di scrittura quasi elementare della quale si diceva: è molto facile da leggere, molto difficile da scrivere.

Monda
Mario ti è capitato di avere in letteratura, ma anche nel cinema, degli amori forti che ti hanno segnato e che poi hai abbandonato?

Martone
No. Non direi abbandonati. Io non riesco assolutamente a disfarmi dei libri e la mia vita è un continuo pormi la questione: come organizzare i libri. Quei libri, anche se non li leggo per vent’anni, o magari non li leggerò più, non posso pensare che non siano disponibili alla lettura. Anche la collocazione è importante, il fatto di poterci andare di notte e trovare quel tal libro.

Le Conversazioni sulla rivoluzione. Mario Martone
Mario Martone

Monda
Puoi farci un esempio?

Martone
Tu dicevi di Pontiggia, uno scrittore che ha avuto un percorso dello stesso tipo è Goffredo Parise perché è partito con il libro Il ragazzo morto e le comete che è un libro d’avanguardia, o comunque decisamente libero nella forma. E’ uno scrittore cristallino ma oltre a questa semplicità stilistica, a questa lingua semplice, senti che sotto c’è un vulcano. Poi io sono stato segnato da Joyce come quelli che prendono una botta in testa.

Ho affrontato Joyce negli anni Settanta a Napoli. L’ho letto a quindici anni e ovviamente non potevo né capirlo né valutarlo, ma tale è stato l’effetto che ancora adesso lo sento. Mi ha proprio formato la testa in un certo modo. Anche la visione analitica che avevo negli anni dell’avanguardia deriva da quella botta lì. Poi vent’anni dopo, a trent’anni e passa, ho letto Proust e si è aperto un altro mondo. Questi libri, uno in un tempo e uno in un tempo successivo, sicuramente hanno causato grandi smottamenti e sono state esperienze decisive.

Franchini
Molti artisti sono stati estremamente rivoluzionari in arte ed estremamente conservatori in politica, o nella vita. Pasolini, che ideologicamente ostentava una posizione rivoluzionaria, poi quando scriveva usava delle forme metriche ultra classiche.

Capri, Le Conversazioni in piazzetta Tragara
Capri, Le Conversazioni in piazzetta Tragara

Monda
L’arte può essere grande sia se è rivoluzionaria, sia se non lo è. Siete d’accordo?

Martone
Vale anche per la politica. Non è che una cosa perché è rivoluzionaria è buona.

De Giovanni
La rivoluzione russa alla fine è durata sessant’anni. Per noi che siamo cresciuti negli anni Sessanta e Settanta la rivoluzione del 1917 in Russia è stata la rivoluzione per eccellenza, ma su scala storica è stato un periodo molto breve.

Martone
Questo vale per tutte le rivoluzioni della storia, a cominciare dalla Rivoluzione francese. E’ un attimo.

Franchini
Mentre nelle arti figurative mi riesce più facile usare il termine rivoluzione, mi riesce più difficile per un’esperienza letteraria perché la cosa è talmente mediata che mi viene da usare il termine di innovazione. Io per un certo periodo da ragazzo mi sono occupato di pittura perché avrei voluto fare il pittore. Mentre mi riesce facile passare da un albero ancora vagamente figurativo dipinto da Mondrian, alle superfici di colore, allo stesso modo riesco a capire il passaggio dai Dubliners all’Ulisse (leggi anche qui), ma è meno evidente. Poi è vero, c’è una rivoluzione joyciana e c’è una rivoluzione proustiana.

Miriam Toews
Miriam Toews sarà a Capri per Le Conversazioni 2015

Monda
Mi colpisce che nessuno degli esempi che stiamo facendo è italiano. Vi viene in mente un grande rivoluzionario nelle arti?

Martone
Fellini era rivoluzionario esattamente come Proust. In Proust è rivoluzionario il fatto che la scrittura nasca e sia legata all’esperienza individuale. Ad esempio Leopardi anticipa Proust. Qualunque partita con la verità si può definire soltanto a partire dall’esperienza individuale. Quindi non esistono ideologie, sistemi a cui ti puoi aggrappare. Sei tu seduto davanti a quella siepe. Questo è interessante nell’Infinito, la presenza di una fotografia. Gli italiani del suo tempo non lo capivano, neanche i suoi stessi amici, perché erano quelli che stavano lottando per l’unità d’Italia, per il progresso e che in un certo senso erano rivoluzionari. Lui invece viveva una rivoluzione individuale che era enormemente più avanti a tutti gli altri.

De Giovanni
Io ho sempre pensato che il momento fondamentale della rivoluzione nell’arte sia quando, all’inizio dell’Ottocento, nasce la pratica della serenata. Parliamo di gente comune, illetterata, che prende l’arte e la porta nella vita. La serenata è una testimonianza d’amore anonima, notturna. Ho sempre pensato che la serenata, che permette di portare un messaggio mediante l’arte, sia estremamente rivoluzionaria. Io non tengo l’arte chiusa nella stanza buona del mio salotto mentale, ma la prendo e la utilizzo per migliorare la mia vita, ne faccio una forma di comunicazione.

Franchini
Molti scrittori italiani hanno provato a scrivere canzoni. Anche Calvino e Pasolini. Io penso che sia una questione spinosa. I poeti contemporanei ritengono che la poesia sia tutt’altra cosa dalla canzone che disprezzano profondamente. Ma c’è un nucleo irrisolto ed è che anche le canzoni più semplici, a volte hanno una potenza lirica che impatta in maniera devastante su un pubblico immenso, laddove la poesia contemporanea impatta quasi su niente. Quello che dice Maurizio è assolutamente condivisibile.

Come ho detto a un mio caro amico poeta: “Tu hai ragione ma ci sono tutta una serie di cantautori che hanno una formazione poetica di tutto rispetto. Non ti cito Guccini, non ti cito De André perché sarebbe troppo semplice, ma un verso come: “Anima mia torna a casa tua, ti aspetterò dovessi odiare queste mura” dei Cugini di campagna, se ci pensi è un verso potente”. E lui amaramente ha dovuto riconoscere che è vero. Per i poeti immagino che sia un affronto sanguinoso, una scudisciata feroce. Oppure passando dalla poesia sentimentale alla poesia surreale: “Mille ippopotami cantano ‘baciami’ ma io non credo all’amor”. Un poderoso surrealismo del Gruppo italiano, un gruppo degli anni Ottanta.

Edna O'Brian
Edna O’Brian sarà a Capri per Le Conversazioni 2015

Monda
Vorrei farvi commentare una frase di George Bernard Shaw che diceva: “Chi non è rivoluzionario a vent’anni non ha il cuore, chi lo è a trenta non ha il cervello”.

***

Chiudo con questa bella citazione. Il prossimo appuntamento con Le Conversazioni 2015 sarà a Capri con la scrittrice inglese Edna O’Brien, autrice de La ragazza di campagna, la scrittrice canadese Miriam Toews, rivelazione della narrativa anglofona degli ultimi anni, l’americana Judith Thurman e altri ancora. Per due week-end consecutivi, dal 26 giugno al 5 luglio, la 10a edizione del festival continuerà a conversare di “revolution” nella piazzetta Tragara, proprio davanti ai Faraglioni.
Qui potete leggere Le Conversazioni su purezza e corruzione.

Tiziana Zita

Tiziana Zita

Se prendessi tutte le parole che ho scritto e le mettessi in fila l'una dopo l'altra, avrei fatto il giro del mondo.

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