“Questo è un lavoro bellissimo che ti rimane nel cuore, mentre le case editrici sembrano castelli isolati dal mondo”.
Chi parla è Paolo Nicoletti Altimari che ha fondato e dirige la libreria Koob a Roma, vicino a piazza Mancini, davanti all’entrata posteriore del Maxxi. Originario di Ivrea, Paolo ha svolto vari lavori in campo editoriale, è stato lettore per le case editrici e traduttore. L’esperienza decisiva di libraio l’ha fatta alla Hoepli a Milano, una magnifica libreria di cinque piani, con tutti i settori possibili e immaginabili. Nel suo piccolo, la Koob ha il piano di sopra e di sotto, lo spazio per i bambini, quello per gli incontri e l’angolo bar. La cosa più interessante da fare, se andate in libreria, è chiedergli un suggerimento su cosa leggere… a me ne ha dati così tanti che non me ne sarei più andata, ma qui ne dirò soltanto alcuni…
Come e quando sei diventato libraio?
Sette anni fa, quando finalmente ho trovato un gruppo di finanziatori – che poi erano i miei amici – abbiamo aperto questa libreria. Un anno prima del Maxxi. Dovevamo aprire insieme, ma il Maxxi ha ritardato di un anno. Riponevamo grandi speranze in questa vicinanza e invece è stata una delusione totale. Il Maxxi non porta niente. E’ l’unico museo in Europa che apre alle undici e chiude alla sei. E’ sempre chiuso. La libreria Koob ha 18 soci, di cui 5 fondatori.
Come riuscite a sopravvivere alla crisi?
Si parla tanto della concentrazione Mondadori Rizzoli, ma nessuno parla del fatto che Messaggerie è diventata un monopolio della distribuzione, comprando la PDE da Feltrinelli. Il fatto che ora gestiscono tutto loro, facendo contratti capestro, ha degli effetti terribili. Impongono le loro condizioni e noi possiamo solo subirle. Io ho deciso di non averci a che fare e ho rapporti diretti con gli editori, ma non è semplice perché gli editori non sono preparati a svolgere questo ruolo.
A Roma poi, il fallimento delle librerie Arion – hanno chiuso 18 librerie – ha avuto un’influenza negativa perché ha condizionato i rapporti con i fornitori. C’è anche un calo vertiginoso di lettori, dovuto probabilmente ad un mancato cambio generazionale. Le nuove generazioni non leggono. Leggono gli anziani. Dall’ultimo rapporto Istat, che è uscito da poco, risulta che abbiamo perso 700 mila lettori dei quattro milioni complessivi che poi sono gli stessi che comprano i giornali, che vanno al museo eccetera. Il 70 per cento degli italiani sono analfabeti di ritorno, il che significa che non capiscono una frase se c’è una subordinata. E’ un quadro drammatico. Quando in libreria entra un cliente sotto i 30 anni noi stappiamo lo spumante.
E quindi?
Proponiamo noi dei libri e una volta al mese facciamo un incontro e raccontiamo quelli che ci sono piaciuti di più. Escono tantissimi libri, più di 60 mila titoli in un anno ed è difficile orientarsi. Questa abbondanza è un fenomeno tipico dei tempi di crisi. Inoltre critici, giornali, o riviste di riferimento non esistono più, a parte quelli online, ma i lettori come dicevo, sono sempre più anziani. Non ci sono neanche più editori di riferimento, Adelphi forse, Einaudi non ne parliamo. E’ saltata l’idea che il grande editore ha la qualità, al contrario se cerco la qualità mi rivolgo al piccolo editore. Io ad esempio mi fido di NN una casa editrice che ha un anno di vita, quella che pubblica Kent Haruf. Orientarsi è difficile e noi ci sentiamo dei promotori culturali. E poi un quartiere senza una libreria è povero.
Quali attività svolgete per attirare gente?
Due anni fa abbiamo fatto degli incontri di filosofia e letteratura, era un appuntamento mensile con dei grandi autori. Quest’anno abbiamo avuto psicoanalisi e letteratura. Poi facciamo anche le presentazioni, cercando di inventarci qualcosa per renderle più interessanti. Ci sono i corsi di scrittura tenuti da scrittori come Antonio Pascale. Ne abbiamo fatti di bellissimi per ragazzi con Mila Venturini, anche sul giallo per ragazzi. Il settore per ragazzi è fortissimo ed è un traino per il resto della libreria Koob. E ora che i bambini sono partiti si sente. L’editoria per ragazzi è diventata l’unica vera editoria che rischia. Da quest’anno abbiamo anche la scuola di scrittura Molly Bloom con Emanuele Trevi e Leonardo Colombati. E’ stata un grande successo, abbiamo avuto più di 60 iscritti e riprenderà a settembre.
Tu leggi tanto?
Io ho una malattia della lettura. Pensavo che con la libreria migliorasse e invece peggiora. Poi se leggo qualcosa che mi fa schifo, per depurarmi leggo un Simenon. Però se un libro non mi piace lo chiudo e via. Ma ne leggo proprio tanti. Mi spiace per la saggistica che leggo meno. C’è ad esempio un editore di Trieste, Nonostante, che è raffinatissimo e pubblica bellissimi testi come L’età del sospetto di Nathalie Sarraute, oppure Ho ucciso – Ho sanguinato di Blaise Cendrars.
Preferisci libri di carta o ebook?
Di carta.
Tre libri che consiglieresti ai nostri lettori?
Canto della pianura di Kent Haruf, anzi la trilogia completa. Una volta, mentre ero in banca, stavo leggendo Crepuscolo, il secondo volume, e mi sono commosso. A quel punto è arrivato il mio turno e il direttore mi ha chiamato. Non sapevo che dire… spiegargli mi sembrava ancora peggio…
Temo di sì 🙂 Il secondo?
Marilynne Robinson, Gilead (leggi qui la nostra recensione), che è il suo primo romanzo, ma anche i libri successivi. Lei ha una scrittura strepitosa e una profondità… poi è spirituale e lo dico io che sono refrattario alla spiritualità, ma nel caso suo… è trascendente e bellissimo.
E il terzo?
La grande mela di Ring Lardner, un grande scrittore incompiuto. Era molto amico di Scott Fitzgerard e probabilmente è stato lui il modello per Il grande Gatsby. Era un giornalista sportivo nell’America brillante, un umorista sottile. Racconta di una coppia di texani arricchiti che decidono di andare a New York per spendere i loro soldi e si portano anche la sorella di lei, che è zitella e deve trovare marito. E’ una delizia, divertentissimo.
Ti capita che i clienti facciano strane richieste?
Sì, ad esempio ultimamente è entrato un tipo che ha detto: “Mi ricordo solo che la copertina è rossa”. Allora abbiamo cominciato a guardare tutti i libri rossi finché vediamo un libro giallo… e scopriamo che era quello.
Qualche anno fa mi trovavo all’Auditorium di Roma con la mia famiglia e ho buttato là la domanda “Facciamo un salto al posto più bello del mondo?”; mia moglie e mia figlia non hanno avuto un attimo di esitazione nel rispondermi “Sì, andiamo da Koob.”.
Koob, grazie all’impegno, alla cordialità, alla simpatia, alla passione, alla competenza e a tante altre qualità di Alessandra, Laura, Maria Elena, Paolo e Raffaella (in rigoroso ordine alfabetico), non è solo una libreria, è l’archetipo platonico della Libreria che emerge nel desolante mare delle librerie supermercato da cui siamo circondati.
Bella intervista, letta con piacere, condivido molto di ciò che è stato detto. Mi piacerebbe conoscere le esperienze del libraio e la sua posizione nella gestione di autori self.
Si Hoepli con i suoi consigli è un faro sicuro ma a Milano anche le Librerie indipendenti quali Il Piccolo Mondo Offeso o la libreria Utopia oppure la Libreria Popolare di via Tadino
Solo una precisazione doverosa. Le librerie Arion è vero se la passano male ma non hanno chiuso. Da Settembre entreranno nel gruppo Feltrinelli dalla porta di servizio e saranno rilanciate salvando così tutti posti di lavoro.