Una giovane e talentuosa autrice: Karen Waves
Le auto pubblicazioni, l’ho scritto molte volte, sono una fonte inesauribile di delusioni e sorprese. Tra le centinaia di titoli più vari e le molteplici storie – alcune delle quali avrebbero fatto meglio a restare nei cassetti dei propri creatori – si trovano piccole gemme che spero si trasformeranno in piante forti e rigogliose.
Il riferimento botanico non è casuale, mi riferisco al piccolo gioiello della giovanissima ma talentuosa autrice Karen Waves. Lei è italianissima nonostante il nome inglese e ha creato una storia molto particolare e originale. Narra la relazione tra una studentessa universitaria che sta passando un anno di studi in Corea e un giovane universitario del luogo. Lui però, alla letteratura italiana prevista dal suo corso di studi, preferisce potare e curare piante.
L’incontro su una panchina
Valentina Bisello e Kwon Won-ho sembrano come minimo agli antipodi: per cultura, provenienza, carattere. Eppure, nella maniera più strampalata possibile, il loro incontro sulla panchina fuori dall’università di Busan – lei che cerca di mangiare il suo pranzo, lui che la sfratta perché deve potare gli alberi – segnerà i loro destini legandoli profondamente. Valentina si trova in Corea da nove mesi. Ne rimangono altri tre prima del suo rientro in Italia. Lì l’attende una Signora Madre piuttosto scomoda e, forse, una borsa di studio post laurea che le permetterebbe di proseguire gli studi.
Non si aspettava una storia Valentina, non si aspettava che un ragazzo così lontano dal tipo desiderato (ma qual è poi questo tipo?) potesse colpirla tanto. Won-ho è diretto, tenero, passionale e diverso. E’ diverso anche per gli standard coreani. Come le fa notare la sua fashionissima e tagliente coinquilina Yae-rim (la amerete, garantito!), che da quando vive con “Ballentina” ha fatto sua la mission – anche se con scarso successo – di civilizzarla.
Per Yae-rim questo “potatore” è un tipo grezzo e anomalo. Uno che tollera una ragazza che non si trucca, che veste come capita, che non ci tiene al suo aspetto. Un contadino lontano anni luce dalla perfezione patinata del suo fidanzato, il suo oppa. Eppure la snobbissima e intransigente Yae-rim, che guarda Won-ho con l’astio che riserva, in genere, alle scarpe della collezione della stagione precedente (cit. da un extra inedito pubblicato qui), aveva capito subito che oltrepassando la diffidenza, Valentina e il suo “potatore” si erano donati il cuore a vicenda, fin quasi dal loro primo incontro.
Un rapporto molto fisico
La relazione tra Vale e Won-ho è da subito molto fisica, tattile, emotiva. Ma nessuno dei due va più a fondo. Non rivelano mai quello che davvero si agita sotto la passione, consapevoli senza dirselo, che il loro è un rapporto con un capolinea, una scadenza, ovvero senza futuro. Valentina ripartirà per l’Italia tra tre mesi. Won- ho rimarrà a Busan.
La loro era una relazione in equilibrio precario tra l’asilo e il bordello, con frequenti discussioni lungo la via.
Questa frase rende perfettamente l’idea della loro coppia anomala: due persone brillanti, ironiche, sarcastiche, orgogliose. Le loro conversazioni non corrono mai sui binari tranquilli del parlar civile ma danno vita a un continuo botta e risposta che cela, e allo stesso tempo rivela, così tanto di loro. L’autrice ha creato dei battibecchi esilaranti, sottili, pieni di arguzia, anche se tra quelle battute acidule lampeggiano bagliori di estrema delicatezza e tenerezza. Nell’intimità invece, quando sono nudi in ogni senso, allora è più difficile proteggersi. Per questo il loro amarsi è sempre affamato, vorace, quasi vogliano viversi senza respirare, senza pensare, senza approfondire. Perché il contrario implicherebbe mettere in gioco qualcosa che nessuno dei due può permettersi di fare.
Valentina, in apparenza è tutta razionale, determinata, sicura e non permette al suo non-cuore di battere perché accuratamente schermato e protetto. Si ritrova però, sotto questa crosta d’imperturbabilità, profondamente toccata dal giovane coreano. E così è per lui, che non ha mai visto Valentina come la vedono i suoi amici. Non la vede come la classica europea che cerca l’avventura esotica da raccontare una volta a casa. Perché per lui Vale è casa. Lei ha inesorabilmente sostituito il luogo dove non è più il benvenuto, dove c’è solo delusione. Dove la madre cerca in modo pacato e silenzioso di mediare l’incomunicabilità tra lui e il granitico padre.
Per questo, quando a Valentina si presenterà l’opportunità irrinunciabile di ottenere i fondi per i suoi studi, previo il rientro anticipato in Italia, non ha il coraggio di dirlo a Won-ho:
Valentina non gridò, non pianse. Soffocò la fiamma delle candele tra le dita, mordendosi il labbro, e poi si gettò sul letto, abbracciando Won-ho con tutta la forza che aveva, seppellendogli il naso contro la pelle, come se volesse inalarlo, respirarlo finché fosse parte di sé, e nessuno potesse portarglielo via.
Ma in realtà la decisione di Valentina e la reazione di Won-ho quando lo scoprirà, sono facce della stessa medaglia: una dimostrazione uguale e contraria dell’amore che li lega.
Le cesoie di Busan
Le cesoie di Busan è davvero una lettura diversa, piacevolissima per l’ottimo stile; una lettura che emoziona, diverte e incuriosisce su una cultura, un mondo e un pensiero lontani da noi. Il libro potrebbe considerarsi autoconclusivo.
Ho apprezzato molto il finale, anche se col cuore l’ho odiato, proprio perché non prende in giro il lettore con fantasie lontane dalla realtà. Invece replica un’esperienza che chissà quanti, trascorrendo un periodo all’estero con una data di rientro inalienabile, avranno vissuto. Tuttavia, per la grande gioia delle – innumerevoli – amanti di Won-ho, l’autrice ha appena sfornato il secondo volume, Il titolista di Bassano, dove assistiamo ad un colpo di scena nella loro relazione dopo un anno di lontananza. Inoltre su Amazon potete trovare, gratuita, la deliziosa novella Bad Girl che ci racconta molte cose interessanti su Won-ho e il suo mondo prima del fatale incontro con “Ballentina”.