Questo è un libro di storia e di storia delle idee.
Qui non troverete truculenti vicende di sesso e violenza, intrighi di potere e di palazzo e nemmeno fantasie su maghi, draghi, streghe ed eroi invincibili… ma una storia vera di uomini – e che uomini!
Sono gli umanisti fiorentini del ‘300 e degli inizi del ‘400, che grazie alla loro curiosità e all’insaziabile sete di sapere, diedero vita al Rinascimento italiano ed europeo.
Poggio Bracciolini
Come ad esempio l’umanista Poggio Bracciolini che arrivò da Arezzo a Firenze cum quinque soldis verso gli ultimi anni del ‘300. Poggio era nato a Terranuova nel Valdarno, non lontano da Arezzo. Proveniva da una famiglia poco abbiente, ma era dotato di grande intelligenza, curiosità e di una bellissima calligrafia. Quest’ultima qualità, che a noi oggi pare del tutto irrilevante, in un’epoca ancora priva della stampa era molto apprezzata e considerata di primaria importanza.
A Firenze, il giovane Poggio fu presto notato dal grande umanista, allievo del Boccaccio (!) e potente cancelliere della Repubblica di Firenze, Coluccio Salutati (tra l’altro anche lui proveniva da una semplice famiglia di provincia). Grazie alle sue doti, Poggio fece una grande carriera, fino a diventare segretario personale dell’anti-Papa Giovanni XXIII.
Insieme a quest’ultimo, partecipò al Concilio di Costanza (1414-1418), alla fine del quale l’anti-Papa Giovanni XXIII fu costretto a dimettersi. Fu così che il nostro Poggio si ritrovò in Germania senza padrone e senza stipendio! Nonostante si fosse alle porte dell’inverno, il giovane non si perse d’animo. Decise, prima con un amico e poi da solo, di mettersi alla ricerca di manoscritti contenenti opere della letteratura latina, ritenute ormai perdute, nei monasteri tedeschi.
Il manoscritto di Stephen Greenblatt
Il manoscritto di Stephen Greenblatt descrive in maniera chiara, diretta e avvincente la vita dei monasteri del tardo Medioevo, la loro pratica di copiare i manoscritti di opere latine, la contraddizione tra questa pratica e il disprezzo della cultura latina da parte di molti uomini di chiesa, la non facile vita di Poggio Bracciolini e l’ambiente umanista ed illuminato della Firenze del tardo ‘300, nella quale visse.
Tutt’altro che pesante e prolisso, nonostante sia erudito e ricco di nozioni e di date, il lavoro di Greenblatt ci permette di gettare uno sguardo sul mondo degli umanisti del tardo Medioevo, che, sebbene di fede cristiana, nutrivano una vera e propria venerazione per i classici della letteratura latina come Cicerone, Virgilio e Orazio. La chiesa aveva salvato qualcosina della eredità greco-romana (Platone, Aristotele, Seneca e poco altro), ma è la nuova borghesia di città come Firenze, Milano, Venezia, che comprende assai bene la grandezza e l’importanza dell’eredità della cultura classica ancora sepolta negli scaffali dei monasteri.
Sarà questa nuova borghesia a diseppellire le straordinarie opere di scultura e architettura della grande Roma e sarà proprio Poggio Bracciolini a riscoprire un’opera di immortale bellezza, come il De Rerum Natura di Lucrezio, dentro lo scriptorium del Monastero Benedettino di Fulda, nel cuore della Germania.
Una grande opera della letteratura latina, che come tantissime altre si credeva perduta per sempre e che invece, una volta riscoperta, influenzerà pittori (la Primavera del Botticelli descrive proprio la scena di apertura del De Rerum Natura), poeti, filosofi e scienziati come Giordano Bruno, Montaigne, Spinoza, Shakespeare, Freud e Einstein – solo per citarne alcuni.
Stephen Greenblatt
Stephen Greenblatt è critico letterario, insegna letteratura ad Harvard, è sudioso di Shakespeare e del Rinascimento. Con Il manoscritto ha vinto il premio Pulitzer nella sezione saggistica ed è l’ennesima dimostrazione di come la cultura anglosassone riesca a sfornare opere di divulgazione storica, filosofica e scientifica di altissimo livello e, allo stesso tempo, chiare, leggere, scorrevoli e godibilissime. Purtroppo molti dei nostri professori e accademici non riescono ad avere la stessa leggerezza, chiarezza ed eleganza.
Uno spunto davvero prezioso. La grande opera degli umanisti è oggi, purtroppo, quasi dimenticata e, laddove ricordata, si tende a compendiarla in poche pagine che riassumono – senza approfondire – i cenni fondamentali di vite dedicate alla riscoperta della grande antichità. Se pensiamo che Pomponio Leto, grande umanista quattrocentesco, era solito dichiarare a più riprese la necessità di scavare a fondo, di non sbilanciarsi in giudizi e commenti senza prima aver indagato e profondamente compreso, la scarsa attenzione che i manualisti della scuola superiore dedicano oggi agli umanisti fa quasi rabbrividire per la sciatteria di fondo. Si fa proprio ciò che loro raccomandavano di non fare. Ecco che allora non può che farmi piacere il fatto che uno studioso abbia deciso di dedicarsi a un volume così importante, in grado di fornire uno sguardo attento e adeguato senza cadere nel didascalico o nell’inaccessibile. Ne sono contenta anche perché, nel corso degli studi universitari, si rischia di non comprendere a fondo la grandezza (e la bellezza) del “movimento” umanista, anche a causa della pedanteria di certi saggi adottati. Che questo testo possa essere dunque uno spunto per ripartire con dedizione e maggior grinta, nel segno di Poggio, Coluccio, Lorenzo Valla e – a qualche anno di distanza – anche del mitico Erasmo!
Che splendido commento! Sono quasi commosso… Ginevra ha già capito tutto quello che c’era da capire e per lei leggere il libro di Greenblatt sarà un vero ed intenso piacere. Io vivo a Figline Valdarno, patria di Marsilio Ficino, uno dei più grandi filosofi del Rinascimento, a dieci km da Terranuova, dove nacque Poggio Bracciolini e a sei km da San Giovanni, dove nacque Masaccio… Eppure, persino in queste terre ancora bellissime, si è un po’ persa la memoria di quella che fu una delle più belle ed intense stagioni della cultura europea, che culminò proprio nella figura di Erasmo, che Ginevra giustamente definisce come “mitica”.
Certamente si deve a questi personaggi certosini il merito grandissimo di aver portato alla luce opere di immenso valore che non subiscono il passare del tempo;in generale sto assistendo per fortuna ad una grande rivalutazione della lingua latina e della lingua greca ,lingue considerate morte ma che invece aprono la mente e sono lo strumento per conoscere la nostra lingua italiana ! Come ben dice Vincenzo e’ importante divulgare queste storie di personaggi incredibili con leggerezza ed ironia da sempre doti dei più grandi
Carissima Patrizia, è proprio vero ciò che scrivi! Stiamo assistendo ad una grande rivalutazione del greco e del latino – per fortuna! Si, hai ragione queste persone erano anche degli umili certosini, che quasi si vergognavano di scrivere nella propria lingua (l’italiano), pensando alla bellezza della prosa di Cicerone o della poesia di Virgilio…. Importante è riscoprire questa grande stagione della cultura europea senza diventare pedanti e pesanti…. Dio solo sa di quanto umanesimo oggi abbiamo bisogno! 🙂 🙂 🙂
A parziale integrazione delle giuste e interessanti note di chi mi ha preceduto nelle ‘recensioni’ aggiungo, da vecchio maestro di scuola (di campagna), che il problema sollevato non è tanto la dimenticanza che ne fa oggi la scuola: quella che ho frequentato io decenni fa non era da meno. Sposto il problema: se nelle nostre facoltà di lettere materie come Storia della lingua italiana, Filologie (varie, a parte la romanza che resta fondamentale, mi pare), Semantica, Linguistiche varie, ecc. non sono frequentate e, peggio, non sono pane per i denti di chi va poi a fare l’insegnante, non è certo auspicando che in classe si parli dell’umanesimo più di quello che si fa oggi che si migliora l’assetto culturale dei nostri studenti… Quando mai trattando di riforme della scuola si parla di ‘riforme degli studi’ per chi poi va a insegnare? Un solo, piccolo esempio: io ho lavorato, come docente, 6 anni alla SSIS (in Veneto), che chi legge ricorda cosa è stata: è arrivata la signora Gelmini come ministro, mi pare del primo governo Berlusconi, e addio SSIS, in quattro e quattrotto. Qualcuno ricorda cosa era riuscita a proporre quella scuola di specializzazione – che durava due anni – per insegnanti di scuola secondaria? A quel punto potremmo parlare anche di … umanesimo. Scusate.