Nell’intervista che precede la proiezione del film, Wim Wenders racconta com’è nato L’amico americano. Lui adorava Patricia Highsmith e così cercò di acquistare i diritti del suo romanzo preferito. Gli risposero che erano già stati acquistati da uno studio americano. Allora ci riprovò con i diritti del suo secondo romanzo preferito, ma gli dissero che erano già stati presi da uno studio americano. La cosa andò avanti per un po’. L’ultima risposta la ebbe direttamente dalla Highsmith: “Ho saputo che lei vuole comprare i diritti di tutti i miei romanzi. Venga a trovarmi”.
Lui c’è andato. La Highsmith viveva in Svizzera, in una casa isolata con molti gatti. E’ stata molto gentile con lui. Gli ha chiesto perché voleva comprare i diritti dei suoi romanzi. Hanno parlato per un’ora con una grande intesa, tanto che poco prima che lui se ne andasse, lei è andata alla scrivania, ha preso un plico e gli ha detto: “Prenda questo. Non l’ha comprato nessuno studio americano. L’ho appena scritto, non ce l’ha neanche il mio editore”.
Così lui è andato via con il manoscritto e lo ha letto con una grande emozione. Era Ripley’s Game. All’inizio voleva intitolarlo Framed (incorniciato), che funzionava bene ma solo in inglese, perciò poi ha preferito L’amico americano.
Wenders ha scelto per i protagonisti, due attori che non potevano essere più diversi: Dennis Hopper che fa Tom Ripley e Bruno Ganz che fa Jonathan Zimmermann. I due inizialmente non si sopportavano, finché un giorno hanno fatto a pugni. Da quel momento sono diventati inseparabili.
Quando il film è finito, Wenders ha invitato la Highsmith alla proiezione e alla fine lei gli ha detto che il film non le era piaciuto per niente e che Ripley era completamente diverso da come lo aveva immaginato. Lui ci è rimasto malissimo, però non molto tempo dopo lei lo ha chiamato e gli ha detto che era tornata al cinema, aveva rivisto il film e finalmente lo aveva capito e le era piaciuto. Aveva apprezzato molto la scelta di Ripley/Hopper. Per lui è stato un grande sollievo.
Negli anni Settanta Wim Wenders è stato uno dei maggiori esponenti del Nuovo Cinema Tedesco. L’amico americano, del 1977, è considerato uno dei suoi migliori film e noi lo abbiamo visto in una bellissima versione restaurata, a Krimi, il Festival del Giallo Tedesco che si svolge al cinema Nuovo Sacher a Roma.
Come tutti i film di Wenders, anche questo ha una straordinaria fotografia. E’ un noir enigmatico. E’ stato definito un “thriller esistenzialista” e su Wikipedia c’è scritto che affronta l’enigma della vita. Mi ricordo che quando lo avevo visto all’epoca avevo pensato che non lo avevo capito. Ora posso dire che il film mi è piaciuto ma mi restano ampi margini di confusione. L’unica soluzione che mi rimane è leggere il romanzo della Highsmith.