![Intervista a Sergio Polimene sui migliori gialli. Cronache Letterarie](https://www.cronacheletterarie.com/wp-content/uploads/2017/07/7e01a0bcda012be34ef56ddfb2d705d3.jpg)
Intervista a Sergio Polimene, direttore commerciale della Emons Edizioni e grande appassionato di gialli. La casa editrice di recente ha organizzato il festival Krimi, al cinema Nuovo Sacher di Roma, mettendo a confronto autori di gialli italiani con alcuni dei migliori autori di gialli tedeschi. E’ in questa occasione che l’ho intevistato.
Quali sono secondo te i migliori gialli che possiamo leggere in questo momento?
Noi come Emons cerchiamo di portare in Italia il meglio della letteratura noir/gialla tedesca, ma al festival hanno partecipato tanti autori, non solo i nostri. Dei volumi che noi pubblichiamo, io preferisco i gialli più letterari e nella fattispecie due autori: Friedrich Ani, che è un grandissimo autore tedesco. Ani è sempre ai primi posti nelle classifiche e spesso vince il premio per il miglior giallo dell’anno, dedicato alla serie di Süden, il detective che lavora alla sezione “persone scomparse”. Adesso a novembre cominceremo a pubblicare anche la sua nuova serie.
Poi quello che a me è più piaciuto fra tutto quello che abbiamo pubblicato è il primo di una trilogia di Harald Gilbers, Berlino 1944 (vedi qui la nostra recensione). E’ la storia di un ispettore di polizia ebreo che viene richiamato da regime nazista, dalla Gestapo, perché c’è un serial killer che si aggira nei suoi ambienti e non riescono a venirne a capo. Quindi richiamano un ispettore ebreo che ancora non era stato deportato, grazie alla moglie ariana, e che viveva in una Judenhaus, una casa di ebrei in attesa di essere deportati. La cosa bella di questo libro è che da una parte è un thriller mozzafiato perché c’è il serial killer che uccide donne in maniera efferata e c’è una suspense continua perché, risolvere il caso, per l’ispettore può significare essere deportato, nello stesso tempo però è un giallo storico molto molto documentato.
![Harald Gilbers. Berlino 1944. Intervista a Sergio Polimene della Emons](http://cronacheletterarie.com/wp-content/uploads/2017/07/Harald-Gilbers-e1499811410782-1.jpg)
L’autore ha studiato quel periodo a Berlino, giorno per giorno, attraverso i diari dei gerarchi nazisti che appuntavano anche le previsioni metereologiche. Ha fatto un lavoro enorme per poter scrivere questo libro, infatti c’è una bibliografia sterminata. Racconta di questa indagine sotto i bombardamenti alleati. E’ molto bello perché c’è la circostanza storica, tra l’altro è abbastanza raro che un grande autore tedesco ambienti le proprie storie durante il nazismo. E’ una cosa nuova per la Germania perché questa è fiction fino a un certo punto. Tutta una serie di episodi che vengono trattati nel libro sono storia documentata. Entrambi questi autori, sia Ani che Gilbers, hanno a mio parere un buon valore letterario.
![](http://cronacheletterarie.com/wp-content/uploads/2017/07/manzini.jpg)
Per il tuo gusto quali sono i migliori italiani in questo momento?
Mi colpisce molto Manzini, mi è sempre piaciuto molto Augias per le cose che ha scritto su Gesù, su Roma, su Istanbul e su Parigi che sono veramente belle. Ci sono tanti autori italiani che mi piacciono. Ad esempio mi piaceva tantissimo Dazieri. Mi piacciono gli autori italiani che ubicano le loro storie nelle periferie urbane devastate che vediamo tutti i giorni e da cui nascono i problemi sociali. La cosa bella della letteratura gialla, è che riesce a raccontare attraverso l’escamotage del giallo, la realtà, quella dura e vera che viviamo in questo periodo.
Così ti spieghi questo grande proliferare di gialli?
Non solo. Quello che ci accumuna con la Germania è che anche in Italia c’è una forte geo localizzazione degli scrittori. A parte l’ovvio Camilleri in Sicilia, o Malvaldi in Versilia, ci tantissimi scrittori, magari meno noti ma bravissimi. Ad esempio Valerio Varesi ambienta tutte le sue storie lungo il Po, con i misteri e l’aria che si respira lì. Quello è un posto molto particolare e quando leggi questi libri, è vero che c’è sempre un delitto, ma in realtà respiri proprio il posto. A me interessa molto quando si racconta anche un luogo, quando il caso è legato anche alla descrizione della società in cui è ambientato. Mi interessa meno il thrillerone che potrebbe essere ubicato a New York, piuttosto che a Singapore, o a Roma e non farebbe nessuna differenza.
Non credi però che un’eccessiva semplificazione della trama possa essere un limite?
Non tutti devono scrivere un’opera alta. Ad esempio quello che mi piace di Malvaldi è la struttura dei personaggi che è vera, perché se vai nel baretto in quella zona trovi quei vecchietti. Questo mi attrae, mi interessa e mi diverte. Poi Malvaldi scrive un romanzo storico divertente da morire come Odore di chiuso (vedi la nostra recensione), in cui il personaggio principale è addirittura Pellegrino Artusi. Ambientato all’inizio del Novecento in Toscana, nel castello di un vecchio nobile decaduto, prende in giro quel tipo di società. E’ molto divertente e poi c’è Pellegrino Artusi che va lì per puro caso e si mette a fare l’investigatore. Mi piace questa forte inventiva. Non sempre il risultato è altamente letterario ma io penso che in Italia abbiamo molte carte da giocare da questo punto di vista.
E i migliori francesi?
Quello che mi ha sempre fatto impazzire, ma che è morto da più di vent’anni, è Manchette. Ha scritto negli anni Settanta. Ce n’è uno in particolare, Nada, che è ambientato tra i terroristi di sinistra. Tutti quelli che fanno parte di questa storia sono dei fiancheggiatori dei terroristi rossi. Racconta tutta la temperie della fine degli anni Settanta in Francia. E’ anche un pezzo di storia.
Fred Vargas mi piace da morire. Anche lei racconta molto i luoghi. Poi c’è Hervé Le Corre, un autore francese che ha scritto un romanzo bellissimo intitolato Dopo la guerra. E’ un giallo ambientato durante la guerra di Algeria. Un ragazzo si trova implicato in una storia per cui viene mandato a fare il soldato nella guerra d’Algeria. Lui si rifiuta e diventa disertore. Poi succedono tutta una serie di cose. Lui è di Bordeaux e c’è una descrizione di Bordeaux e di tutte le sue attività, il pesce, il vino, l’attività mercantile che poi è decaduta con la crisi. Ci fa tuffare in una Francia che non conosciamo. Questo è un libro che mi ha fatto impazzire. E’ stato pubblicato due anni fa da E/O.
E Jean-Claude Izzo, il mio preferito, ti piace?
Izzo è stato il mio mito e lo conosco a memoria. E’ una cosa meravigliosa. Ci è talmente piaciuto che Casino totale lo abbiamo pubblicato in audiolibro, letto da Valerio Mastrandrea.
Tutti molto belli, soprattutto Malvadi e Camilleri ma anche i libri sul commissario Livia di Sorbera secondo me sono degni di nota nel panorama del giallo Italiano