Pronti per la nostra classifica?
In Italia escono 164 libri al giorno, senza contare il self publishing. C’è bisogno di una mappa per orientarsi tra questa moltitudine.
Quali sono i migliori libri dell’anno 2017? L’ho chiesto a scrittori, librai, giornalisti, lettori che hanno tutti qualcosa in comune: una grande passione.
Paolo Morelli, scrittore
Neve, cane, piede di Claudio Morandini pubblicato nella collana Quisiscrivemale di Exorma, è un racconto lungo di montagna, ma anche molto di più. Morandini è un aostano isolato che ha scritto bellissimi libri per case editrici inesistenti come A gran giornate. Questa è la storia di un vecchio pazzo, riassorbito dalla montagna.
Luigi Malerba, Le galline pensierose, edito da Quodlibet, perché la letteratura deve nutrirsi di pensiero e anche saperlo nascondere bene e lui in questo è un maestro.
E poi Esiodo, Le opere e i giorni. E’ come recarsi alla radice di ogni narrazione, un salutare viaggio verso le sorgenti della nostra letteratura. Un manuale di sopravvivenza per l’essere umano da che mondo è mondo, quindi ancora di più in questa epoca di passaggio. Mi ha esaltato.
Sara Lorenzini, scrittrice
Gilgi, una di noi è una storia deliziosa. È il romanzo d’esordio di una scrittrice – ancora troppo poco conosciuta in Italia – che negli anni ’30 osò fare causa al Terzo Reich per aver messo al bando i suoi libri. Ho adorato Gilgi. Scanzonata, libera, indipendente. Lavora, s’innamora, sbaglia, sceglie, cambia, vive. Sembrerebbe proprio una di noi, ma quelli sono gli anni ’20.
Tra le pagine di questo romanzo, si sente il jazz, il suo desiderio di indipendenza economica, il suo amore per Martin, lo scrittore squattrinato, le sue speranze per il futuro, quando salta sul treno pensando di crescere da sola il figlio che porta in grembo. Senza retorica, senza pregiudizi, con una scrittura fresca e sfacciata, Irmgard Keun racconta le donne con coraggio, sfidando il suo tempo.
Da ragazzina mi ero innamorata di Gabriella, garofano e cannella, poi – chi lo sa perché – non avevo più letto niente di Jorge Amado. Pochi mesi fa, complice un trasloco – quale occasione migliore per ripensare ai libri che abbiamo amato di più e disfarsi di quelli che non ci sono poi così piaciuti? – ecco spuntare fuori: Donna Flor e i suoi due mariti. Che dire? Sono tornata a Bahia, ho mangiato i manicaretti di Flor e ancora non riesco a dimenticare Vadinho.
Riccardo Staglianò, scrittore, inviato de La Repubblica
Se dovete leggere un libro, quest’anno, leggete Perdersi, di Charles D’Ambrosio. David Foster Wallace incontra Roland Barthes, alla scuola degli essais di Montaigne. Una serie di reportage e riflessioni, da una struggente visita a un orfanotrofio ucraino fino alla cronaca memorabile di un processo contro una prof rea di aver sedotto un allievo.
È uno che produce frasi così, sui motivi per cui vale la pena vivere «O anche solo essere ricordati, aver raccontato tre barzellette niente male o aver fatto una faccia buffa o aver cucinato una pila di pancake secondo una ricetta fuori dal comune o aver fatto una qualunque cosa dal valore aneddotico duraturo”. Oppure così: «Ho un occhio allenatissimo per l’infelicità ma la felicità e la bontà non le vedo bene come dovrei”.
Se trovate tempo per leggerne due, consiglio anche Io sono vivo, voi siete morti, la straordinaria biografia che Emmanuel Carrère dedica a Philip K. Dick e al vasto catalogo delle sue ossessioni. Il talento del biografo amplifica quello, assai cospicuo, del biografato, in un gioco al rialzo senza sosta.
Infine, se volete rovinarvi e smentire le deprimenti statistiche sugli italiani non lettori, avventuratevi su Werner Herzog. A Guide for the Perplexed. In queste conversazioni il Maestro concede un accesso senza precedenti al proprio “sistema operativo” allo scrittore Paul Cronin. Quando uno sventurato gli chiede un consiglio generico all’umanità il cineasta tedesco ricicla una perla di saggezza del vecchio Conrad Hilton, capostipite della stirpe di albergatori: “Ogni volta che fate una doccia assicuratevi che la tendina sia dentro la vasca”. Un’accortezza mai ripetuta abbastanza.
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Angelo Salvatori, libraio, libreria Fahrenheit, Roma
Desidero sempre di più il passato quando si tratta di scegliere un libro.
E’ dei primi Sessanta uno dei tanti Gialli Mondadori illustrati dall’indimenticabile Carlo Jacono, Colpo grosso al Casinò, scritto da John Trinian.
A San Francisco un ladro di mezz’età esce di galera e fantastica su un ultimo colpo prima del ritiro. Ma per Trinian il furto conta poco, contano gli umani esseri che hanno scelto le carte sbagliate dalla vita, figli di immigrati, illusioni frantumate dal caso o dal destino. Strano sortilegio: impossibile immaginare la storia a colori. Impossibile immaginarla a San Francisco. C’è nel tono qualcosa che rimanda all’antico noir transalpino, bianco e nero levigato di malinconia e jazz in sottofondo. Forse è dovuto al film omonimo che ne è stato tratto con Jean Gabin e Alain Delon? Sospetto di no.
E poi arrivo ancora più indietro negli anni Trenta o Quaranta rievocati in Una coltre di verde da quel portento di Eudora Welthy, miracolosamente recuperata dalla piccola casa editrice Racconti. E’ un continuo fuoco d’artificio questa folla di personaggi che non smettono di muoversi nelle zone più a sud degli Stati Uniti. Con talento debordante la Welthy ti prende per mano e ti trascina dentro bettole cadenti o strade accidentate, ti presenta tizi scombinati o addolorati, bianchi e neri, bambini e centenari, non uno di cui tu possa più fare a meno. Quale gioco di prestigio utilizza? In fondo non dovrebbe essere il dono di uno scrittore incantare?
Marzia Flamini, Cronache Letterarie
Quale momento migliore dell’estate per dedicarsi a letture da… brividi?
Ecco il podio dei migliori page-turner letti quest’anno.
007 dalla Russia con amore di Ian Fleming: tra i romanzi della serie è quello con l’adattamento cinematografico più fedele. Tuttavia il libro ha una tensione tutta sua, legata allo stile asciutto ed evocativo di Fleming, e il finale, lontano da quelli su grande schermo, lascia con il fiato sospeso come pochi altri.
Il diavolo e la città bianca di Erik Larson: il massimo della tecnologia e il culmine dell’orrore e dell’efferatezza possono convivere? L’autore de Il giardino delle bestie pensa proprio di sì e lo dimostra con questo libro del 2003, arrivato da poco in Italia. Nella Chicago del 1893 dominano i maestosi padiglioni dell’Esposizione Universale, creatura dell’architetto Daniel H. Burnham che riunì il gotha dell’architettura americana dell’epoca con le invenzioni di Edison e lo show di Buffalo Bill.
Ma poco distante un altro edificio salirà alla ribalta della cronaca: il cosiddetto “Castello” di Henry Howard Holmes, un labirintico albergo con inquietanti stanze segrete, palcoscenico dell’azione di uno dei serial killer più spietati della storia. Documentata narrazione storica e suspense da noir (tutto vero) si alternano in una lettura appassionante, non a caso già adocchiata da Martin Scorsese, che ne sta ricavando la sceneggiatura per un film che dovrebbe avere Leonardo Di Caprio come protagonista.
Carlo Animato, scrittore
Un saggio, uno storico, un giallo: ecco i libri che hanno “segnato” i miei ultimi mesi da lettore onnivoro. “A tutti piace ricevere un complimento” diceva Abramo Lincoln, ma quand’è che un apprezzamento è sincero, e quando un atto di squallida lusinga? Ce lo spiega Breve storia della piaggeria di Richard Stengel, viaggio ironico attraverso la perniciosa arte dell’adulazione, indagata tra arte, letteratura e religione, a partire dal serpente della Genesi, a cui spetta innegabilmente il pomo della primogenitura.
Alle ingiustizie maschiliste dell’epoca lei replicava procacciando alle donne maltrattate, intrugli tossici che uccidevano senza lasciar traccia. Giulia Tofana, personaggio realmente esistito nel Seicento, eroina protofemminista di grande fascino, è narrata con potenza e conoscenza da Adriana Assini, romanziera assai capace nel ritrarre la Palermo vicereale, la Roma barocca e l’animo degli indimenticabili personaggi di una storia vera.
Come bastian contrario evito i giallisti arcinoti, onnipresenti e chiamati a illuminare il mondo con la loro onniscienza su argomenti disparati. E ho amato una bellissima storia, ambientata tra l’isola verde e Napoli. Intrigo a Ischia di Piera Carlomagno è un giallo che si dipana con molto ritmo e spirito, acutezza descrittiva e conoscenza dei meccanismi criminali, senza cadere negli stereotipi, allacciando vicende tra loro apparentemente distanti con sapienza e abilità narrativa.
Silvia Mauro, giornalista
“Sto parlando di attraversare la notte insieme. E di starsene al caldo nel letto, come buoni amici”. E parlare. E raccontarsi. Inizia così, grazie all’intraprendenza di Addie, l’incontro ravvicinato col suo vicino di casa Louis. Entrambi vedovi, anziani, soli. Ma probabilmente non rassegnati a trascorrere l’ultimo scorcio delle loro vite nella routine di Holt, la città dove pure si sono snodate le loro esistenze. Banalmente umane, eppure così emotivamente forti per il lettore, che insieme ai protagonisti ne vive i ricordi, le confidenze, le attese, le intermittenze del cuore.
Una scoperta folgorante questo Le nostre anime di notte, libro postumo di Kent Haruf, scritto con l’urgenza di chi sta per lasciare la vita. Ma non la speranza di un estremo guizzo di felicità, amicizia, amore (leggi qui la nostra recensione).
Enrico Pandiani, scrittore
La paga dei soldati, di Faulkner mi ha davvero steso. È un romanzo di una modernità straordinaria, con un linguaggio narrativo molto coinvolgente e molto personale. Mi sono piaciuti tantissimo i dialoghi, le storie dei personaggi, la sensualità sospesa della protagonista davvero indimenticabile. Non penso di esagerare se dico che mi ha aperto un mondo.
Crocevia, di Vargas Llosa ha uno degli incipit più erotici che abbia mai letto. La trama è coinvolgente, una via di mezzo tra Eric Ambler e James Ellroy, ma con molta più ironia. Anche qui, la maestria dell’autore finge una leggerezza che in realtà ha un peso specifico enorme. Al di là dei personaggi, la trama non ti molla un attimo.
Gli ultimi libertini, della Craveri, è un saggio straordinariamente dettagliato sulla vita di sette nobiluomini francesi durante la monarchia, tra Luigi XV e Luigi XVI, e a cavallo della Rivoluzione francese. Sette storie di sette uomini in qualche modo straordinari, che cambiano del tutto la comune definizione di “libertino”. Le loro storie, narrate con una quantità enorme di particolari, si incrociano con decine d’altre in un periodo storico a dir poco esaltante. Quasi un romanzo, questo libro della Craveri ha amplificato enormemente le mie conoscenze su uno dei momenti più importanti della storia d’Europa.
Roberto Concu, Cronache Letterarie, lettore prodigioso…
Sconfiggere Hitler. Per un nuovo umanesimo e universalismo ebraico è un libro speciale. Tra ricordi familiari e storia, Avraham Burg, ex presidente del Parlamento, figlio di due fondatori dello Stato di Israele, critica apertamente i fondamenti attuali dello Stato israeliano, la sua identità collettiva definita, sessanta anni dopo Auschwitz, quasi esclusivamente in rapporto all’Olocausto. Critica la svolta nazionalistica ed etnica presa dal paese nel corso degli ultimi decenni. Si oppone alle nuove teorie razziali ebree degli estremisti religiosi e stigmatizza l’uso della forza militare (leggi la nostra recensione).
Svegliare i leoni di Ayelet Gundar-Goshen. In ebraico Ayelet significa gazzella. E come una gazzella questa scrittrice israeliana è abile nell’intessere la rete delle storie. Abile nell’usare la scrittura. In questo romanzo ci parla di un Israele inedito, dove emigrano etiopi e berberi alla ricerca di un domani migliore (qui la nostra recensione).
Attualità intrecciata alle eterne domande dell’uomo, all’illusione dell’immagine che ci si crea di se stessi e degli altri, all’ambiguità e alla menzogna che spesso caratterizzano le relazioni, anche intime. Non mancano critiche alla società israeliana, al modo in cui viene strumentalizzata la Shoah: una sorprendente connessione con il libro di Avraham Burg.
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Tiziana Zita, direttore Cronache Letterarie
Visto che molti ne sono stati detti, io ne sceglierò soltanto uno, breve ma pregevole. Io venia pien d’angoscia a rimirarti è un libro che contiene un mistero, un piccolo saggio sulla licantropia e un inno alla luna, scritto in godibilissimo stile leopardiano da Michele Mari, autore italiano molto originale.
Vi troviamo Leopardi quattordicenne, suo fratello Orazio e la sorellina Pilla alle prese con un lupo che uccide le pecore nei dintorni, ma inspiegabilmente non le mangia. “Ascoltami Orazio, l’uomo è la sua propria paura; se potrà attraversarla, se potrà viaggiare dentro di essa come in un paese straniero, allora quella paura sarà più bella, ed ei potrà riguardarla come una favola” (qui trovi la nostra recensione).
E con questa perla di saggezza e questo compito che il giovane Leopardi dà al fratellino, vi do appuntamento a settembre con una bella novità: Cronache Letterarie è diventato una testata giornalistica!!! Arrivederci a settembre con una nuova redazione allargata!!