La 74esima Mostra del Cinema di Venezia si è appena conclusa. Francesco Patierno, reduce dalla proiezione di Diva!, fuori concorso nella sezione ufficiale, è appena rientrato a Roma e si sta ancora godendo la bella accoglienza riservata al suo docu-film, dedicato a un’icona del cinema italiano: Valentina Cortese.
Non era la prima volta che approdava in laguna per partecipare alla Mostra del Cinema, ma a Venezia ogni volta è la prima. Questa esperienza è stata forse la più glamour tra quelle vissute in precedenza, anche perché le interpreti del film sono otto tra le attrici italiane contemporanee più conosciute e apprezzate: Isabella Ferrari, Anita Caprioli, Barbora Bobulova, Carlotta Natoli, Carolina Crescentini, Anna Foglietta, Silvia D’Amico e Greta Scarano. Poi c’è l’unico uomo, il bravissimo Michele Riondino che interpreta Giorgio Strehler.
Dopo aver aspettato qualche giorno, dandogli il tempo per decantare le emozioni, è il momento di condividere con Cronache Letterarie il punto di vista del protagonista di questa avventura.

Allora, come ti senti? Qual è il tuo bilancio personale a qualche giorno dalla proiezione?
Non può che essere positivo. Tutte e quattro le proiezioni veneziane sono state fantastiche e hanno creato grande attesa e curiosità.
Per te non era la prima volta a Venezia, ma quest’anno mi sembra che l’attenzione sul tuo lavoro sia stata maggiore, la sala era sold-out, come spieghi questa curiosità?
Il Cinema, e alcuni film in particolare, sono posseduti da una magia, un’energia positiva, che non sempre è facile da decifrare o spiegare. Fatto sta, che c’è un momento in cui capisci che il tuo film funziona, che il pubblico o la critica (meglio se tutti e due) hanno accolto il tuo lavoro, ed è un momento che ti ripaga di qualsiasi fatica o sacrificio. Le due proiezioni per la stampa sono andate molto bene e la voce si è sparsa in un attimo. Il passaparola genera effetti incredibili ed il sold out nella prima proiezione per il pubblico in sala grande, ha avuto il suo effetto.
Diva! ha colpito anche i critici, le recensioni sono state ottime. Cosa ha conquistato di Valentina Cortese?
Credo che la parola chiave sia “la sorpresa”. L’attrice ha avuto una straordinaria carriera, ha girato moltissimi film lavorando con registi come Antonioni, Monicelli, Fellini, Zeffirelli, Truffaut e Robert Wise, ha avuto molti amori, tra cui quelli con il direttore d’orchestra Victor De Sabata e con Giorgio Strehler. Ha condotto un’intensa vita mondana, partecipando a feste hollywoodiane accanto a Greta Garbo, Audrey Hepburn e Marilyn Monroe. Ma nessuno si aspettava che dietro alla sua vita professionale, ci fosse una storia tanto affascinante e travagliata in cui l’attrice si rivela una donna libera, coraggiosa e fuori da ogni convenzione.

Come è nato questo film?
Dalla proposta che mi ha fatto il mio agente Daniele Orazi che è stato anche il co-produttore del film insieme a Andrea de Micheli. Avevo finito da poco di promuovere Napoli ’44 e non me la sentivo di imbarcarmi subito in un altro progetto. Quando me l’hanno proposto ho nicchiato, proprio perché avevo della Cortese un’immagine fuorviante, quella di un’attrice che ha superato la mezza età con il fazzoletto in testa. Poi mi hanno fatto leggere la sua autobiografia Quanti sono i domani passati.
Da qui si è aperto un mondo, una vita umana e professionale piena di sorprese e continui colpi di scena. La cosa che mi ha convinto definitivamente, è stata aver avuto subito l’idea di come strutturare il film, cioè raccontare la sua vita al contrario. La sua infanzia infatti nasconde un enorme buco nero che è stato alla fine il motore che probabilmente ha generato la decisione di fare l’attrice, ma che l’ha anche portata ad avere una vita non stabile e in continuo movimento. Io sono partito da Effetto Notte, il film di Truffaut che ha vinto l’Oscar e che il regista ha dedicato all’attrice “senza cui il film non avrebbe mai vinto il premio”.

Otto attrici diverse che interpretano la diva Valentina Cortese, sembra un po’ l’operazione fatta da Todd Haynes nel film Io non sono qui, dove sei attori interpretano Dylan in sei momenti diversi della sua vita. E’ quello che ti ha ispirato?
Ammetto di non averlo visto. Anche se qualche giornalista ha fatto questo accostamento, in realtà il meccanismo di questo film è quello di una struttura drammaturgica che sto sperimentando da tempo (La guerra dei Vulcani e Napoli ’44), che mischia con un montaggio particolare, materiale di repertorio manipolato ad arte e immagini di finzione. Si sviluppa così un corto circuito, dove il vero e il falso contribuiscono a creare una verità altrimenti difficilmente rappresentabile.
Nelle foto sul red carpet e alla conferenza stampa ti abbiamo visto circondato dalle bellissime interpreti di Diva!, come è stato avere a che fare con queste otto attrici tra le più importanti del cinema italiano contemporaneo?
Ammetto di aver avuto la preoccupazione di come gestire otto attrici dalla forte personalità, ma in realtà è filato tutto liscio.

Nessuna rivalità?
Come ti dicevo, all’inizio avevo la preoccupazione di doverle “gestire” e temevo che entrassero in competizione, per di più avendo a disposizione poco tempo per le riprese, ma la magia di cui parlavo si è rivelata anche nel clima molto rilassato e concentrato che ha attraversato il set.
Qual è il futuro di Diva! e il futuro di Francesco Patierno?
Spero di continuare ad essere sorpreso. A questo punto tutto quello che di buono avverrà, sarà un di più di quello che già di buono è successo.
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