Il Burj Khalifa di Dubai (che vedete qui sopra al centro), finito di costruire nel 2010, ad oggi detiene il record di grattacielo più alto del mondo con i suoi 829 metri di altezza, 163 piani, ascensori quasi supersonici (64,8 km/h), 700 appartamenti privati, uffici, piscina, 27 terrazze panoramiche e un centro di osservazione; il 37° piano è occupato dall’hotel Armani.
Non si tratta, tuttavia, del condominio più popoloso del Pianeta: questo record spetta al cinese New Century Global Centre (2013), un complesso in grado di ospitare 300 mila persone e una miriade di comfort e servizi tra cui addirittura un parco acquatico con 5.000 metri di spiaggia, un impianto di illuminazione con sole artificiale h24 e un’università. Il progresso ci propone un’inarrestabile corsa verso il cielo. Nel 2018 i riflettori saranno puntati su Wuhan, la più grande città della Cina centrale, mentre si prospetta un glorioso 2019 per l’Arabia Saudita che conta di terminare in tempo i lavori della Jedda Tower: futuro record mondiale da 1007 metri.
Un entusiasmo, quasi pionieristico, spinge i giganti della contemporaneità a lottare per accaparrarsi le vette degli sky line urbani, ma quanto quest’ascesa fisica comporti un reale miglioramento nella qualità di vita degli inquilini delle “città verticali” è ancora da vedere. La letteratura diventa, dunque, profezia quando affronta il tema della modernità, riflettendo sul presente e prospettando possibili scenari futuri. Un’interpretazione decisamente apocalittica delle dinamiche sociali nei cosiddetti “solleticatori del cielo” (estendibile all’umanità contemporanea nella sua interezza) è quella di James Graham Ballard nel suo Il Condominio (High-Rise, 1975).
Si tratta di un romanzo attualissimo e feroce, che descrive il progressivo imbarbarimento degli inquilini di un grande complesso condominiale metropolitano in uno scenario post-tecnologico. La lettura di questo libro è un disperato viaggio nelle psicopatologie schizoidi della metropoli, alla riscoperta dell’ancestrale violenza insita nell’animo umano: un romanzo che scuote ma che, allo stesso tempo, fornisce al lettore un nuovo e potente strumento di interpretazione della realtà della classe media e dello spazio interiore.
Richard Wilder (forzuto regista televisivo), Robert Laing (professore di medicina) e Anthony Royal (anziano architetto progettista dell’edificio) sono i protagonisti principali del romanzo, in cui appaiono come tre dei condòmini di un imponente e lussuoso grattacielo londinese. Ciascuno, a suo modo, riuscirà ad adattarsi alla vita nella “città verticale”, prima apprezzando tutti i comfort che essa fornisce (piscina, centro commerciale, ascensori ad alta velocità, scuola materna, giardino pensile etc…) e poi cedendo alla legge di natura che inizierà a prevalere sul comportamento civile tra gli abitanti, conducendoli ad una regressione primitiva e sinistra.
La metafora, probabilmente, più interessante che l’autore britannico ci propone è l’identificazione dei piani del grattacielo con le classi sociali di appartenenza dei protagonisti (e di tutti gli inquilini del grattacielo):
«Il centro commerciale del decimo piano costituiva un chiaro confine fra i nove piani più bassi, con il loro “proletariato” di tecnici cinematografici, hostess e gente simile, e il settore mediano del grattacielo, che andava dal decimo piano alla piscina e alla terrazza-ristorante del trentacinquesimo. I due terzi centrali del condominio formavano la sua borghesia, costituita da membri delle professioni, egocentrici ma sostanzialmente docili: medici e avvocati […] Sopra di loro, ai cinque ultimi piani del grattacielo, c’era la classe superiore, la prudente oligarchia di piccoli magnati e imprenditori».
Con il passare del tempo, si svelano gli antagonismi tra gli appartenenti alle diverse classi sociali, e non solo: un blackout di quindici minuti diventa l’espediente per dare avvio a litigi, furti e violenze di ogni genere. Il grattacielo precipita vorticosamente in un tunnel di angherie dove vige la legge del più forte. Omicidi, sabotaggi di ascensori e guasti elettrici, razzie, barricate di mobili, mucchi di immondizia incustodita, cannibalismo e spedizioni punitive diventano all’ordine del giorno; gli abitanti del condominio si raggruppano in clan tribali, regredendo ad uno stadio primitivo connesso ad un morboso attaccamento all’edificio:
«Laing non si sorprendeva più di come gli inquilini, che solo poche settimane prima erano tutti uniti nella rabbia per i guasti nei servizi dell’edificio, fossero ora altrettanto uniti nel rassicurare qualsiasi estraneo che andava tutto bene… In parte si trattava di un rimosso orgoglio di grattacielo, ma soprattutto, del bisogno di risolvere lo scontro fra loro senza interferenze, come bande rivali che si danno battaglia in una discarica, ma uniscono le forze per espellere ogni intruso.»
Il libro segue poi la scalata ai piani alti di Wilder, il regista in cerca di riscatto sociale che sogna di conquistare «il cielo come ultima abitazione», sottraendolo alla supremazia del suo ideatore. Senza svelare l’esito del romanzo, sottolineiamo ancora una volta, nell’estremismo che lo caratterizza, una fortissima valenza simbolica che dà adito a molteplici interpretazioni; fu lo stesso Ballard a pronunciarsi al riguardo, in un’intervista del 1983: «Molto del mio romanzo è lasciato aperto. Spetta al lettore di decidere quali dovrebbero essere le conclusioni morali e psicologiche che si possono trarre dal mio libro». Insomma, si tratta di una lettura che non vi farà più guardare il mondo con gli stessi occhi, ma d’altronde la letteratura nasce per questo!
La trama e le chiavi interpretativa de Il Condominio hanno una risonanza talmente potente nel lettore moderno che nel 2015 il regista Ben Weathley ne ha realizzato l’adattamento cinematografico con protagonista Tom Hiddleston. Qui potete vedere il trailer ufficiale di High-Rise che, nonostante l’impegno e una forte suggestione visiva, non raggiunge le vette della potente scrittura ballardiana. Vi consiglio, comunque, di assaporare entrambe le opere, lasciandovi pervadere dalla folle inquietudine che sicuramente trasmettono, per poi uscirne purificati. Di certo davanti a questo tipo di scrittura si può parlare di una moderna operazione catartica.