La relatività dell’amore La donna di Einstein

“Tra la mia ostinazione a voler percorrere un sentiero quasi mai battuto e il conformismo che mi veniva comunque richiesto, mi muovevo sul filo del rasoio”.

La donna di Einstein. Marie BenedictE’ bastata questa frase perché venissi catturata da un romanzo potente e romantico, complice anche l’omonimia con la protagonista: Frau Milena Maric (in altri testi Mileva), detta Mitza, fisica di origine serba. L’autrice Marie Benedict, americana di Pittsburgh, dove vive con la famiglia, ha lavorato per molti anni a New York come avvocato, ma ha sempre mantenuto viva la sua passione per la storia e l’archeologia, che l’ha condotta ad intraprendere la strada di scrittrice e a raccontare questa splendida e toccante storia su due grandi menti del XX secolo: Albert Einstein e Mitza Maric, la donna che lo aiutò a concepire e sviluppare quella teoria della relatività che mutò lo sguardo del Novecento sulla scienza.

Nel romanzo La donna di Einstein, edito da Piemme, traccia il ritratto di due personaggi straordinari in un affresco storico sorprendente, nel quale anche l’amore segue le convenzioni dell’epoca. Un amore tormentato e destinato a finire, ma nel contempo a restare intatto, perché ci sono amori che fanno la storia.

Marie Benedict si è imbattuta quasi per caso nella figura di Mitza Maric, leggendo un libriccino che la citava, dal titolo Who was Albert Einstein?. Negli anni Ottanta venne ritrovato il carteggio intercorso tra Mitza ed Albert fra il 1897 ed il 1903, quando i due studiavano al Politecnico di Zurigo ed erano compagni di classe e nei primi anni del loro matrimonio. Queste lettere dimostrano che la Maric non fu una semplice nota a piè di pagina nella vita di Einstein, ma una mente fulgida che ebbe un ruolo di primo piano nello sviluppo della teoria della relatività.
Who Was Albert Einstein?La scrittrice scava nella sua storia e scopre una Mitza affascinante e affermata, nonostante tutta la misoginia della Serbia di fine Ottocento. Naturalmente parliamo di un romanzo, perciò molte parti di questo libro non sono altro che fantasiose congetture.

Il vero destino di Lieserl, ad esempio, la prima figlia della coppia, ancora oggi è avvolto nel mistero, proprio come l’effettiva entità del contributo scientifico della Maric agli studi sulla relatività pubblicati nel 1905. Nessuna fonte chiarisce con esattezza questi fatti. L’intento della narrazione della Benedict non è quello di svalutare la figura di Albert Einstein, bensì restituire luce a Mitza Maric, oscurata dall’ombra gettata dal marito. Il lavoro di ricerca dell’autrice è stato meticoloso, dal carteggio cui ho già accennato, ai testi pubblicati dalla Johns Hopkins University Press di Baltimora, al testo Einstein in love: a scientific romance di Dennis Overbye.

Mitza Maric è sempre stata una “diversa”, fin dalla prima infanzia. Minuta e affetta da zoppia, interessata ai numeri e non ai vezzi, è la prima donna ad iscriversi alla facoltà di Fisica dell’Università di Zurigo, dove conosce Albert Einstein, suo compagno di corso, e il destino si compie. E’ suo padre a spingere Mitza a studiare, convinto non solo delle speciali capacità della figlia, ma anche che la disabilità fisica l’avrebbe messa nella condizione di non potersi fare una famiglia: per lei lo studio avrebbe rappresentato il riscatto e insieme la possibilità di costruirsi una buona posizione sociale. Sua madre disapprova la scelta della figlia, pionieristica per l’epoca, di iscriversi ad una facoltà di totale appannaggio maschile, per di più all’estero, ma la lascia comunque andare.

Einstein In Love. A Scientific Romance.Da questo momento in poi, la vita riserva alla Maric una quantità di inaspettate sorprese, come forse capita ad ognuno di noi. Zurigo, oltre agli elevati studi, le dona tre meravigliose amiche, sue coinquiline presso la pensione Engelbrecht, Milana, Ruzica ed Helene (quest’ultima le resterà sempre accanto, in ogni momento difficile della sua esistenza) e l’amore di Albert Einstein. Lo scienziato la nota immediatamente durante le lezioni e dalla prima passeggiata sotto la pioggia alla dichiarazione il passo è breve.

Un amore che, nonostante gli ammonimenti e le proteste dei genitori di entrambi, divampa come un incendio fra quaderni di esercizi di fisica, termodinamica e basi matematiche del calore, dei gas e dell’elettricità. L’amore improvviso è lo squarcio nella tela della vita di Mitza, nulla sarà più come prima: non manchiamo di alcuna metà suppongo, al contrario nasciamo interi e l’amore ci spezza. Rapita dalla promessa di Albert di poter diventare, loro due insieme, la coppia bohémien per eccellenza, Mitza preme la sua bocca su quella di lui ed è perduta.

Mentre lei si costruisce una solida reputazione di studiosa affidabile e seria, Albert con la sua arroganza si rende molto impopolare negli ambienti universitari che frequenta e, dopo il diploma, fatica non poco a trovare un primo impiego che, infine, giunge come docente di fisica al liceo di Winterthur. Dopo un lungo periodo in cui i due non riescono a vedersi, si riabbracciano in una fuga romantica sul lago di Como. Mitza rimane incinta. Albert si rivela del tutto incapace di assumersi la responsabilità della paternità, dimostrando che anche gli uomini dotati dei più geniali intelletti possono deplorevolmente mancare di spessore morale e di coraggio.

Mitza partorisce lontana da lui, al sicuro nella casa dei genitori che mai l’avrebbero abbandonata, nonostante lo sconforto per il comportamento scellerato della figlia che ha disonorato la famiglia con una gravidanza fuori dal matrimonio. Nel 1902 viene alla luce la piccola Lieserl che Mitza e i nonni amano incondizionatamente fin dal primo istante. Albert ricompare e i due convolano a nozze a Berna – dove lui ha ottenuto il suo secondo impiego – il 6 gennaio 1903, di fronte ad un ufficiale di stato civile e a due testimoni.

I signori Einstein, “Ein Stein” in tedesco vuol dire “una sola pietra”, sono finalmente marito e moglie, ma Mitza subisce una fortissima delusione quando il marito non le consente di portare la piccola Lieserl a vivere con loro. Lei raggiungerà la figlia mesi dopo, a Kac vicino Novi Sad, nella casa paterna dove l’aveva affidata alle cure dei nonni, quando la bimba viene colpita dalla scarlattina che, purtroppo, nel mese di ottobre del 1903 la uccide.

Mitza è travolta dal dolore, ma in attesa del treno per rientrare a Berna da Albert, inspiegabilmente, ha un’illuminazione sulle leggi di Newton e capisce che queste si applicano solo ai corpi inerti. Il tempo è relativo allo spazio. Il tempo non è assoluto quando esiste il movimento. La bella legge appena scoperta non le avrebbe però mai riportato indietro la sua bambina. Nonostante ciò continua la sua vita ed i suoi studi accanto ad Albert e partorisce un maschio, Hans Albert.

Seneca aveva già scritto, nell’antichità, che spesso il tempo guarisce ciò che la ragione non può sanare. Tornano a Zurigo e negli Annales der Physik compare l’articolo dei coniugi Einstein Sull’elettrodinamica dei corpi in movimento, che Mitza ha dedicato alla memoria di Lieserl, ma Albert lo fa pubblicare a suo solo nome, senza il nome della moglie e senza la dedica alla defunta bambina. Da allora restano sposati, ma non saranno mai più “un’unica pietra”.

Milena Maric e Albert Einstein. Cronache Letterarie
Milena Maric e Albert Einstein

La vita matrimoniale va avanti diventando sempre più triste per la Maric. Nel 1910 viene al mondo Eduard, detto Tete, e la famiglia Einstein si trasferisce a Praga perché Albert viene nominato rettore dell’Istituto di Fisica dell’Università tedesca della capitale Ceca. Per Mitza è un nuovo dolore dover lasciare ancora Zurigo che tanto ama e dove ha trovato consolazione nell’amicizia dei coniugi Adler, entrambi fisici del Politecnico, con i quali approfondisce i suoi studi.

Gli Einstein rientrano a Zurigo dopo soltanto un anno, nel 1912, quando Albert viene chiamato a ricoprire la cattedra di fisica del Politecnico. Non c’è pace per la povera Mitza, la quale scopre che Albert l’ha tradita con la cugina Elsa. Le sue ultime speranze di ritrovare una vita di coppia felice cadono: l’amore nel quale ha concentrato tutte le energie, per il quale ha rinunciato a lavorare, per il quale ha ceduto ad innumerevoli compromessi è lacerato dalla menzogna, devastato dalla sfiducia e dalla disistima che ormai prova per l’uomo che ha amato tanto. Il suo cuore è ferito irreparabilmente dall’umiliazione e dalla crudeltà del marito. Solo il sostegno della inseparabile amica Helene le impedisce di sprofondare nella follia.

Una delle leggi di Newton afferma che “un corpo continua a muoversi lungo una certa traiettoria a meno che non intervenga una forza esterna a farlo deviare”. Tradire la fiducia di una persona che ti ama è una forza esterna violenta e distruttiva e il traditore, per quante giustificazioni possa portare a sua difesa, resta macchiato dall’onta della viltà. Pure se è un genio come Albert Einstein.

In un ultimo disperato tentativo di salvare ciò che non poteva più essere salvato, Mitza rimane nel suo ruolo di moglie e si trasferisce ancora una volta, seguendo Albert a Parigi nel 1913 presso la casa della celebre Marie Curie che invita lo scienziato a partecipare alla discussione rivoluzionaria, in atto nella capitale francese, sul modello atomico di Ernest Rutherford secondo il quale gli atomi sarebbero quasi del tutto vuoti, salvo per un minuscolo nucleo centrale intorno al quale orbitano gli elettroni. Con la Curie, la Maric stringe un’affettuosa amicizia colma di stima reciproca. Ma a fine anno Albert accetta un incarico a Berlino, dove vive Elsa: suonano le campane a morto per il matrimonio di Albert e Mitza.

Nel 1914 lei torna a Zurigo con i bambini, Albert resta in Germania. Quando il treno fischia la partenza lui ha il volto rigato di lacrime. Milena (Mileva), Mitza Maric no. Si è compiuta la terza legge del moto di Newton e lei, finalmente, ha esercitato una forza uguale in grandezza, ma contraria in direzione, a quella di Albert. Prosegue la sua vita ritornando in se stessa, senza Albert, ma con la sua ritrovata dignità.

Milena Corradini

Milena Corradini

Classe 1975, vivo a Porto Sant'Elpidio, nelle Marche. Laureata in Filosofia. Atea, liberale, appassionata di letteratura e arte, sono docente educatrice presso il Convitto dell'ITT Montani di Fermo. Ho insegnato Filosofia, Storia e Psicologia in vari licei. Studio bioetica del fine vita e organizzo eventi di approfondimento su questo tema.

3 commenti

  1. …..Nasciamo interi e l’amore ci spezza….
    L’articolo si snoda agevolmente, senza nascondere la trama del romanzo,senza tacere dove trova origine il Tutto.
    Complimenti
    Simonetta Simonetti

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