Il rientro è sempre più vicino. Tanto che l’organizzatore degli Australian Open (15-18 gennaio 2018), Craig Tiley, si è già sbilanciato, affermando che la Regina ci sarà e proverà a difendere il titolo. Serena Williams ha abbandonato i campi da gioco all’inizio del 2017, non appena avuta la certezza di essere incinta, per dedicarsi completamente a questa nuova avventura. Ha lasciato il campo, ovviamente, da vincente. Nonostante lo “stato interessante” è riuscita ad aggiudicarsi 7 match, e proprio gli AUS Open 2017. La sua ultima vittima sportiva è stata l’amatissima sorella Venus, compagna ed avversaria di mille battaglie. Serena e Venus sono cresciute insieme – Venus ha solo due anni più di Serena – a Compton, quartiere di Los Angeles, ultime due di cinque sorelle.
Il tennis è sempre stato nella vita di Serena, o almeno questo è quello che racconta, dato che il suo successo, come quello della sorella, è stato qualcosa di programmato. Può sembrare strano ed anche paradossale associare il termine programmazione a quello di leggenda sportiva. Ma pare che sia andata proprio così. Le “Sorelle Williams” sono il risultato di un progetto familiare che di onirico ha ormai soltanto l’origine, vista la cifra della sua concretezza.
Papà Richard, dopo aver realizzato quanto può guadagnare una tennista professionista, mentre la moglie Oracene è incinta di Venus, si convince di dover allevare delle campionesse. I coniugi Williams acquistano attrezzature, materiale didattico ed imparano a giocare a tennis. Sono robusti, forti e coordinati. In poco tempo raggiungono un buon livello di conoscenza del gioco, sia dal punto di vista tecnico che strategico-tattico.
Nel frattempo, le due sorelline crescono e ben presto cominciano ad impugnare una racchetta. Se c’è un merito nella operazione dei signori Williams, è sicuramente quello di non aver sottovalutato nessun aspetto relativo alla crescita ed allo sviluppo fisico, emotivo e caratteriale delle due bambine.
Cominciando dalla scelta del luogo dove vivere. Richard Williams vuole temprare le sue figlie, vuole che crescano in luogo dove, una volta uscite, possano affrontare a testa alta qualsiasi situazione non avendo paura di nulla. E quindi è il ghetto quello che ci vuole.
Poi i metodi di allenamento. Le sessioni pomeridiane coinvolgono tutta la famiglia: ci si allena tutti. Allenamenti sempre divertenti e diversificati nei quali vengono riempiti ed utilizzati anche i tempi morti. Serena ha uno splendido ricordo di quel periodo, del fracasso e della spensieratezza di un’intera famiglia in movimento verso un sogno condiviso. Il tutto ovviamente senza tralasciare né scuola né religione.
E quando cominciano ad arrivare i primi successi, i primi elogi, i corteggiamenti di tecnici e sponsor, i coniugi Williams scelgono di proteggere quelle che sono ancora solo ragazzine, di talento, vincenti, ma pur sempre ragazzine.
La lungimiranza strategica dei coniugi Williams stride con quello che sempre più spesso riporta la cronaca oggi e che emerge, inequivocabilmente, da ricerche sociologiche. Genitori ultras, padri e madri a bordo campo che litigano fra loro o con arbitri e allenatori. Genitori che parlano di tattica, convinti di aver tra le mani il nuovo Federer o il nuovo Totti. E così lo sport che per bambini e ragazzi dovrebbe essere soprattutto divertimento, passione e opportunità di socializzazione, smette di svolgere il suo naturale compito educativo-formativo trasformandosi in fonte di paure, ansie, tensioni.
Tutto questo non è successo alle sorelle Williams e sarebbe fin troppo facile affermare che i risultati si siano visti.
Serena esordisce a livello professionistico nel 1997 e da allora ha collezionato un numero impressionante di vittorie e record, tra cui spiccano i 23 Slam in singolare – a meno 1 dal record assoluto di Margaret Court, 14 in doppio – giocati con Venus – ed i 4 ori olimpici, di cui 3 conquistati in doppio.
Il suo stile di gioco è caratterizzato da una grande potenza e precisione dei colpi a cui si unisce forse il miglior servizio della storia del tennis femminile. Serena mira ad avere immediatamente il controllo degli scambi mediante un approccio aggressivo. Ma non è solo potente, essendo un’ottima doppista va da sé che anche il suo gioco a rete sia molto migliorato nel tempo.
Per 2 volte nella sua carriera, nel 2003 e nel 2015, è riuscita ad aggiudicarsi consecutivamente i 4 maggiori tornei tennistici, ma, purtroppo, non nello stesso anno solare, una caratteristica necessaria per definire tale filotto di vittorie “Grande Slam”. A questa, che comunque rimane un’impresa, è stato dato proprio il nome di “Serena Slam”. Nel 2015 tra l’altro era ad un passo dal coronare il sogno Grande Slam, ma si è dovuta arrendere alla nostra Roberta Vinci nella semifinale degli US Open, edizione caratterizzata dalla storica finale tutta “made in Italy” Vinci-Pennetta.
https://youtu.be/xIgePExXpVM
Da donna perennemente sotto i riflettori, Serena ha sempre curato molto il suo look, indossando anche divise da gioco da lei stessa disegnate. Così, all’inizio dei tornei più importanti, moltissimi aspettano con curiosità la sua nuova mise. In tanti si chiedono non solo se Serena vincerà, ma anche cosa indosserà. Anche nell’abbigliamento il suo è uno stile ardito ed eccentrico, aggressivo, ma anche divertente, frutto di un gusto sviluppato negli anni, anche grazie alla frequentazione di corsi di design e di un interesse sempre crescente per la moda in generale. Nel 2009 esordisce proprio come stilista alla Fashion week di New York.
In questo ventennale di carriera agonistica, tante sono state le sue antagoniste. Indimenticabili le battaglie contro J.Capriati, J.Henin, M.Hingis e M.Sharapova. Ma la rivale numero uno è di sicuro anche la sua preferita: Venus.
“….è senz’altro doloroso perdere con Venus, ma è per me più facile accettarlo…”: scrive Serena nella sua autobiografia.
Serena e Venus si sono scontrate per ben 26 volte, di cui 12 nelle finali di Slam. E pensare che prima del 2001, nella storia del tennis, che due sorelle si fronteggiassero in una finale dello Slam era successo solo un’altra volta. Era il 1884: Maud Watson contro Lillian Watson, finale di Wimbledon.
Ma non si diventa leggende solo con il talento.
Determinazione, disciplina e motivazione sono altrettanto fondamentali, perché le sconfitte come le cadute sono sempre dietro l’angolo. E come nella vita di qualsiasi essere umano gli eventi negativi rappresentano un punto di svolta.
E’ il 14 settembre del 2003. La maggiore delle sorelle Williams, Yetunde viene coinvolta in una sparatoria a Los Angeles e rimane uccisa. La famiglia Williams è sconvolta. Serena in quel momento si sta rimettendo da un infortunio. Trascorre vari mesi senza rientrare nel circuito professionistico: le serve tempo per far rimarginare le ferite del cuore. Rientra ad aprile 2004, qualche buon risultato, qualche torneo vinto, qualche amara sconfitta. All’inizio della stagione successiva, nonostante la vittoria agli AUS Open, Serena scivola nella depressione. Non riesce più ad essere concentrata sul tennis, allenarsi le sembra sempre più duro e giocare non le dà più gioia.
Si chiude in se stessa, ufficialmente fa sapere che è infortunata e per mesi non tocca la racchetta. In realtà, è fisicamente integra. Ma dentro qualcosa si è spezzato. Serena intraprende un percorso di recupero. Tappa fondamentale di questo percorso catartico è l’Africa: un viaggio alla ricerca delle proprie origini. Nel novembre del 2006, Serena decide di recarsi nella parte occidentale del continente nero, visitando Ghana e Senegal. E lì, la vitalità e l’allegria delle popolazioni locali, nonostante le grandi sofferenze, fanno breccia nell’indurita Serena. La visita a Cape Coast Castle fa, poi, il resto. Si tratta di una fortezza in cemento che si staglia sull’Oceano e soprannominata “La porta del non ritorno”. Originariamente costruita per il commercio dell’oro e del legno, ma che nel XVII secolo era stata trasformata dagli Inglesi in “magazzino” per la tratta atlantica degli schiavi.
E’ uno dei simboli più tangibili della crudeltà del mondo occidentale. Serena prende coscienza e consapevolezza della potenza della sua razza e trasforma un’esperienza deprimente in energia vitale fortificante. Da quel momento si convince che nulla possa più spezzarla e diviene inarrestabile. Sul campo da gioco i successi si susseguono e i record anche.
Per Forbes nel 2010 era al 55esimo posto tra le donne più influenti del pianeta.
Nel 2014 era al 69esimo posto assoluto tra le celebrità più importanti.
E ancora oggi nel 2017 è al 51esimo posto tra gli sportivi più pagati in tutto il mondo: unica donna fra i primi 100.
Oggi, a quattro mesi e mezzo dal parto, Serena è pronta a rimettersi in gioco.
L’obiettivo è scalare le classifiche e conquistare nuovamente il trono del tennis femminile. Non sarà semplice, le avversarie l’aspettano al varco più agguerrite che mai, ma di una cosa possiamo esser sicuri: la Regina non ha nessuna intenzione di abdicare.
Un bell’articolo; ho imparato dettagli sulla vita si Serena Williams e della sua famiglia che non conoscevo. Ritengo ad ogni modo che in un articolo che sembra essere abbastanza completo nonostante la sua sinteticità, che A. Cruciani abbia tralasciato un particolare davvero rilevante, ovvero tra le “Determinazione, disciplina e motivazione sono altrettanto fondamentali..” a mio avviso va menzionata la dieta di Serena e di sua sorella Venus.