Ma tu, che fai a Capodanno?
Eh lo so, “Ma tu che fai a Capodanno” è la frase più sentita a partire da metà novembre. La frequenza scema con l’avanzare dell’età, ma come occupare il Capodanno rimane un argomento evergreen.
A voler essere precisi, c’è da dire che a stabilire che Capodanno dovesse essere il 1° gennaio fu per primo Giulio Cesare che, coniando il calendario Giuliano nel 46 A.C., anticipò di tre mesi la data di inizio anno.
Gennaio era dedicato, infatti, al dio bifronte Giano – da cui il nome gennaio appunto – rappresentato con il volto di un giovane da un lato e di un vecchio con la barba dall’altro. Fu facile prenderlo a simbolo dell’anno vecchio che va via e del nuovo che arriva.
Prima di allora, il Capodanno era il 1° marzo e, nei secoli a seguire, varie popolazioni lo festeggiavano in quel periodo, in coincidenza dell’arrivo della primavera.
Fu “solo” nel 1691 che, nel mondo moderno/occidentale, papa Innocenzo XII stabilì definitivamente che il Capodanno dovesse coincidere con il 1° gennaio, come stabilito già dal suo predecessore Gregorio XIII da cui il nostro calendario prende il nome.
Il Capodanno cinese
Il Capodanno cinese, che è seguito da gran parte dell’Estremo Oriente, si festeggia il giorno di luna nuova compreso tra il 21 gennaio e il 19 febbraio (il nostro segno dell’Aquario!), mentre gli islamici seguono il loro calendario lunare, che dura 11 mesi invece di 12, e quindi ogni anno cambia. A volte ne riescono anche a festeggiare due, di Capodanni, nel nostro anno solare. Il Rosh haShana ebraico cade invece tra settembre ed ottobre, primo giorno del mese di Tishrì del loro calendario, che dura da 5578 anni!
Insomma ci siamo capiti, e mi sono limitata solo ai Capodanno più famosi.
Per essere originali, alla domanda fatidica potreste sempre rispondere che avete deciso di seguire il rito propiziatorio dei giapponesi che, oltre a sentire i 108 rintocchi delle campane dei templi – tanti pare siano i peccati commessi da ognuno durante l’anno – passano i giorni compresi tra il 31 dicembre e il 3 gennaio a pulire casa! Contenti loro…
Ma tu, cosa mangi a Capodanno?
Più importante del che farete è, a mio avviso, ciò che mangerete a Capodanno per propiziarvi la fortuna e anche qui c’è da sbizzarrirsi in giro per il mondo, con il comune denominatore che sia qualcosa di piccolo, possibilmente tondo e facilmente moltiplicabile.
Da noi, ovviamente, è il tripudio delle lenticchie, da mangiare rigorosamente come prima cosa allo scoccare del Capodanno. Questa tradizione risale agli antichi romani (sempre loro!!) che regalavano un sacchetto di cuoio contenente questi legumi, con l’augurio che ti trasformassero in monete. Da sempre, infatti, visto che aumentano di volume in cottura, le lenticchie sono simbolo di ricchezza. Il cotechino, o zampone, pare si sia aggiunto solo successivamente e solo perché coincide con il periodo dell’anno in cui si uccideva il maiale e, quindi, le sue carni fresche erano disponibili.
New Year abroad
Negli Stati Uniti, invece, a simboleggiare denaro è la verdura a foglia verde, colore dei $$$$.
In Spagna, mangiano 12 chicchi d’uva mentre scoccano gli ultimi dodici secondi dell’anno, mentre nelle Filippine bisogna mangiare 13 mandarini, sempre durante i rintocchi di Capodanno. È vero che si parla dei kumquat, i cosiddetti mandarini cinesi, piccoli e lucidi, ma arrivare alla fine senza strozzarsi è comunque la vera sfida della serata!!
Anche il melograno, con i suoi chicchi rossi e succosi, è simbolo di fortuna; ci si veste di rosso proprio in omaggio al suo colore e, in Grecia, l’usanza vuole che la prima persona che varca la soglia di casa di un amico il giorno di Capodanno lo deve fare buttando a terra un melograno maturo. Più chicchi si spargeranno, più fortunata sarà quella casa. Ora non so se vi siate mai macchiati di melograno, ma non vorrei essere troppo nei panni di quei proprietari…
Sempre in Grecia si prepara la Vasilopita, una torta decorata con frutta secca al cui interno è nascosta una moneta. Chi la trova è il fortunato di Capodanno e dei mesi a seguire. Simile come tradizione è il Christmas Pudding inglese e la Galette Des Rois francese, che però si mangia alla Befana.
Tirando le somme, giapponesi a parte, dovunque a Capodanno è di buon auspicio mangiare chicchi, semi, piccole cose sferiche che ricordino alla Dea Bendata che esistiamo anche noi!
Io vi propongo uno dei dolci napoletani più tipici del periodo. In teoria sono natalizi, ma se ne fanno sempre talmente tanti che durano fino alla Befana: sono a pallini, quindi vale la faccenda beneaugurale di cui sopra.
GLI STRUFFOLI (ricetta del nonno di papà)
Ingredienti:
500 gr di farina
5 cucchiai di olio
5 uova
1 pizzico di sale
1/2 bustina di lievito per dolci
250 gr di strutto
400 gr di miele denso
1 bicchiere di Marsala
150 gr tra arancia e cedro canditi tagliati a cubetti
Confettini colorati
Lo so a cosa state pensando, ma friggerli nell’olio non è la stessa cosa e, comunque, lo strutto è in assoluto il grasso migliore con cui friggere, ha un punto di fumo molto alto. Certo non è sanissimo in termini di trigliceridi, ma quante volte all’anno fate gli struffoli?? Appunto ?
Dunque: impastate tutti i primi 5 ingredienti, prendete un pezzetto di pasta e formate un rotolino sottile che taglierete a pezzetti piccoli e friggerete nello strutto bollente. Più piccoli sono gli struffoli, meglio vengono: la dimensione finita (considerate che un po’ crescono in cottura) dovrebbe essere quella dei ceci. O delle cicerchie. Infatti nelle Marche, dove si fanno a Carnevale, vengono chiamati cicerchiata.
Preparate il piatto (o i piatti se moltiplicate le dosi) dove mettere gli struffoli, posizionando al centro un bicchiere leggermente unto di olio di semi. Mio padre predispone anche un cerchio di cartoncino per tenerli bene in forma, è ingegnere non può farne a meno!
Mentre si raffreddano gli struffoli, scaldate il miele in una pentola – che dovrà poi contenerli insieme al marsala – per scioglierlo un po’. Versate le palline e rigiratele bene finché non ne siano ricoperte, poi aggiungete i canditi e continuate a mescolare per benino.
A questo punto, metteteli sul piatto scelto, modellandoli a cerchio. Se vi aiutate con un limone lavato e asciugato non ci restate appiccicati tipo carta moschicida. Spargete infine sopra i confettini.
Aspettate che il miele si solidifichi, idealmente deve passare una nottata, poi il bicchiere verrà via facilmente.