Roma pullula di startup. D’altronde in città ci sono 270 mila studenti. La Startup Europe Week è una iniziativa per la formazione imprenditoriale che coinvolge 20 paesi europei e 200 città. La giornata dedicata alle startup si svolge nella bellissima sala della protomoteca al Campidoglio. Oltre agli interventi, c’è l’askroom, ovvero una squadra di specialisti a disposizione nella sala a fianco, ai quali porre tutte le domande necessarie a sviluppare il proprio business. Sono presenti diverse figure professionali, molti esperti di web marketing ma anche legali, commercialisti, designer, mobile developer e così via.
Ma che cos’è una startup? Massimo Ciaglia, imprenditore esperto di startup e coach, ne dà alcune definizioni che potete vedere qui sotto.
Dopo avercele mostrate, Ciaglia dice che una startup è quella cosa per cui non pensi ad altro, che porti avanti anche in mezzo agli stenti e ci pensi per 24 ore al giorno.
La maggior parte delle startup non riescono a raggiungere il 5° anno di vita. In Italia il tasso di mortalità è del 6% contro il 44% degli altri paesi. Perché da noi non muoiono? Perché noi siamo ostinati e non le chiudiamo neanche se non raggiungono gli obiettivi. Su questo punto insiste anche Piero Iezzi: “Noi italiani ci innamoriamo della nostra idea anche quando non funziona e diciamo che gli altri non la capiscono. Ma è il mercato che decide. La startup deve essere light e gli imprenditori che hanno vero successo sono quelli che partono con un’idea, ma sono pronti a cambiarla velocemente”.
Purtroppo nel 2017 in Italia c’è stato un calo rispetto al 2016. Nel grafico qui sotto si vede anche come siamo indietro rispetto ad altri paesi.
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Berenice Marisei e Laura Santarelli ci parlano di Lazio Innova, la società di innovazione regionale che supporta le startup innovative. La Regione Lazio mette sul piatto un bel po’ di soldi: 93 milioni di euro è il budget complessivo di Lazio Innova e 20 milioni di euro il fondo di Lazio Venture. Per partecipare si può andare sul sito Open Innovation Challenge.
Che succede a livello europeo? Come si accede ai fondi?
Ce lo racconta Imma Scognamiglio che si occupa proprio di come ottenere fondi e finanziamenti europei. Lei scrive i progetti che possano avere accesso ai fondi. Purtroppo l’Italia è il paese che li sfrutta meno, ci dice. In Italia molti si fermano al primo step e non continuano. Un fenomeno che è aumentato negli ultimi anni con la fuga dei cervelli. I ragazzi preferiscono tentare di ottenere i fondi all’estero, anche per la difficoltà con le banche che c’è da noi.
Bisogna creare il team giusto che sappia parlare il linguaggio giusto per comunicare in Europa. Un consiglio: inserire nel vostro team elementi che vengono dalle scienze sociali perché sono quelli che funzionano. Nel team devono esserci hardskill, ovvero le capacità tecnologiche e scientifiche ma anche softskill, ovvero quelle umanistiche. L’Europa sostiene ogni anno almeno 200 mila imprese con fondi diretti e indiretti. Per l’Europa non è necessario inventarsi qualcosa di assolutamente “distruttivo” (disrupting), ma vanno bene anche nuovi metodi di approccio tecnologico.
Per partecipare ci si può iscrivere a Enterprise Europe Network, ma il consiglio resta comunque quello di rivolgersi a dei professionisti perché i progetti devono essere scritti bene.
Piero Iezzi, digital media strategist, si è occupato con grande anticipo sui tempi di strumenti di web reputation. Per prima cosa ci dice che bisogna poter esprimere la propria idea in meno di sei parole. Quindi che in Italia ci sono molti startappari con i capelli bianchi e che da noi è difficile trovare i soldi. In ogni caso la maggior parte degli startappari, nel primo progetto fallisce perché è difficile riuscire a concretizzare un’idea.
Oltre a metterci in guardia sul fatto che è bene non innamorarsi della propria idea, dice che il tasso di mortalità delle startup è altissimo perché non c’è la percezione del rischio. Si pensa che l’idea sia bellissima e che sia impossibile che gli altri non l’apprezzino. “Invece non c’è niente di più rischioso della percezione diffusa che non c’è alcun rischio”. Infine ci invita ad andare a vedere su Youtube il pezzo di Moretti sull’importanza delle parole.
Nicola Mattina, imprenditore e docente all’Università di Roma3, si rivolge soprattutto ai giovani presenti in sala e dice che, più che avere una buona idea, per prima cosa bisogna individuare un grande problema e un modo per risolverlo. Subito dopo è indispensabile un team. Una buona idea con un pessimo team non va da nessuna parte, mentre un buon team scarta la cattiva idea e ne trova un’altra.
Quindi bisogna capire qual è il percorso per realizzarla e ci vuole una community di persone che possano dare consigli, ci vogliono mentori, ci vuole chi c’è già passato. Infine servono i soldi ma è bene metterci i propri prima di chiederli agli altri. “E’ importante che prima perdiate i vostri soldi. E’ formativo. Oggi le aziende muoiono velocemente, quindi meglio lavorare nella vostra piuttosto che in quella di un altro e meglio imparare a saltare quando avete vent’anni”. Come? Frequentando corsi che insegnino metodi di innovazione. Ad esempio tra non molto a Roma ci sarà startupweekend (6-8 aprile).
Elio Mungo, imprenditore e consulente, parla dei cinquantenni che restano senza lavoro, una crisi che lui stesso ha attraversato. Più di mezzo milione di disoccupati di cinquant’anni e oltre si trovano in questa situazione secondo i dati Istat 2016 e stanno cercando attivamente un lavoro. Mungo sottolinea le difficoltà e dice che una volta avuta un’idea, la prima cosa che si deve fare è cercare di ucciderla. Bisogna mettersi in discussione continuamente. Fare networking è un investimento pari a quello di avere un’idea geniale. Poi bisogna pensare in tempi lunghi perché il successo non è immediato. Non bisogna aver fretta. Altro problema è non perdere la motivazione perché si è continuamente sottoposti a cali di motivazione in cui ti dici: ma chi me lo fa fare?
Ecco quello che serve per una startup:
Idea che funziona
Giusto team
Finanziamenti
Network
Assistenza
Tempi lunghi
Motivazione
Mungo chiude citando Edison per cui il genio è per l’1% ispirazione e per il 99% traspirazione.
Mi sono persa l’intervento di Arlo Canella, avvocato milanese, specializzato in diritti e proprietà intellettuale e purtroppo anche quello di Silvia Pulino sull’imprenditoria femminile perché a un certo punto sono andata nella #askroom a chiedere consiglio per la mia startup. Qui ho incontrato Carlo Brancati, growth hacker, Valeria Sebastiani, digital strategist e Michele Perrotta, web developer, che mi hanno dato dei consigli interessanti che ora cercheremo di mettere in pratica. Per quale startup? Cronache Letterarie ovviamente.
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