
I corpi di due uomini nudi, sconosciuti, sottoposti a una singolare violazione post mortem, sono rinvenuti all’alba di giovedì 20 maggio 1507, in una fontana pubblica nei pressi del ghetto di Berna.
Il sindaco Von Scharnachtal incarica delle indagini l’alfiere della Corporazione dei Fornai, Mathis Sinner, un uomo ancora giovane ma vedovo e con una figlia adolescente, Amalia, fidanzata al figlio del sindaco stesso.

Sinner è un uomo senza pregiudizi che non teme di rivolgersi, quando necessario, a qualcuno dei numerosi ebrei della città. Tuttavia, gli ebrei, sebbene guardati con grande sospetto da gran parte della popolazione, non c’entrano nulla con il duplice delitto, o forse vi hanno un ruolo del tutto marginale. Viceversa, tra i rispettabili cittadini bernesi ce ne sono parecchi che sembrano avere molto da nascondere, a partire dai coniugi Funk, proprietari della Pensione dell’Orso, dove alloggiavano le due vittime, presto identificate come due francesi, forse due ecclesiastici, che commerciavano in reliquie o le contrabbandavano. Risulterebbero scomparse dalla loro camera alcune importanti reliquie che si attribuiscono, nientedimeno, che a Maria Maddalena.
Sinner deve ovviamente muoversi con la massima circospezione, onde evitare di pestare i piedi a qualcuno che potrebbe fargliela pagare. Il mercato delle reliquie sacre è, in questo periodo, massimamente florido, così come quello delle opere d’arte – come sculture o quadri – sempre di soggetti sacri. Tanto più che quasi tutti i più importanti predicatori affidano una parte importante della propria reputazione ai presunti “miracoli” che avvengono ad opera di statuette piangenti o di reliquie che al solo contatto sanano malati altrimenti incurabili.
L’indagine di Sinner, che procede tra mille ostacoli dal giorno della scoperta dei corpi al venerdì della settimana successiva, 28 maggio 1507, trova importanti alleati nel medico ebreo Yoseph Cohen, nel pittore Hans Leu il Giovane e soprattutto in Silvana, una giovane donna italiana, figlia del capocomico Rocco Marino, la cui compagnia si esibisce a Berna proprio in quei giorni.
Ne emerge un quadro in cui gli aspetti puramente spirituali della devozione passano in secondo piano rispetto ai vantaggi materiali derivanti dall’avere le chiese gremite, le cassette delle offerte piene e la possibilità di rimediare qualche cospicua eredità da fedeli senza parenti. Particolarmente “attivi” in tal senso sono due monasteri, uno di domenicani e l’altro di clarisse, che si contendono senza esclusione di colpi qualsiasi elemento possa attirare il pubblico.
In mezzo a tutti questi maneggi, si aggira la figura ambigua di un ebreo “convertito e riconvertito”, tale Rizzardo di Mospach, che è capace di assumere diverse identità senza essere mai smascherato e che trova sempre un modo di ritagliarsi un posto in mezzo quei traffici, leciti o illeciti.
Alla fine, Sinner arriverà piuttosto fortunosamente (ma di quella fortuna che aiuta solo gli audaci) alla soluzione del mistero del duplice delitto.
L’autore, in una nota che segue il libro, spiega che lo spunto della vicenda narrata è un episodio accaduto in un convento domenicano di Berna ai primi del ‘500, caratterizzato da eventi apparentemente miracolosi e da visioni soprannaturali che avevano per protagonista Maria Vergine e per tema l’Immacolata Concezione. La fama di tali eventi arrivò fino a Roma e portò a un’indagine ufficiale, la quale accertò che tutti i miracoli e tutte le visioni erano frutto di simulazioni, con l’evidente scopo di truffare i fedeli e le autorità ecclesiastiche stesse. In seguito a questa indagine, le quattro figure più importanti del monastero – il priore, l’economo e altri due monaci – finirono bruciati sul rogo il 31 maggio 1509. Lo scandalo derivante dalla vicenda dovette facilitare moltissimo l’avvento della Riforma Protestante nella precedentemente cattolicissima Berna, nel 1517.

Pubblicato da Tea, Il falsario di reliquie di Carlo Animato ha vinto il torneo letterario Io Scrittore nel 2015. L’autore aveva scritto per Cronache Letterarie un racconto divertente ed emozionante sulla sua vittoria che trovate qui.
Il romanzo si muove a metà tra il mystery e il romanzo storico, ma io lo preferisco come romanzo storico, essendo ben documentato e descritto con una precisione non pedantesca, che come mystery, visto che la soluzione finale appare un po’ banale e soprattutto un po’ casuale. Tuttavia, questo non toglie molto all’interesse per il libro, nel quale la vicenda “gialla” rappresenta più che altro il filo conduttore necessario per scandire la scoperta dei diversi fatti e avvenimenti e non il tema principale.
La struttura del romanzo è particolare, spezzettata in 123 brevi capitoletti, nessuno dei quali supera le due pagine, in cui vengono messi in scena, di volta in volta, tutti i personaggi che hanno un qualsiasi ruolo nella storia, dei quali seguiamo le vicende in parallelo o consecutivamente.
Se da un lato questo permette di seguire tutti gli sviluppi della storia da tutti i punti di vista, da un altro propone in breve tempo e in rapida successione tanti di quei personaggi che è facile perdere il filo della vicenda di qualcuno e confonderla con quella di qualcun altro. Nonostante l’apparente grande facilità di lettura, questo libro va letto con calma, senza affrettarsi tra un capitolo e l’altro ma soffermandosi, ogni volta che è possibile, a fare il punto della situazione.
Del resto, un buon romanzo storico non può che essere un romanzo corale, che non si limiti a concentrarsi sulla figura di un “eroe” più o meno riconoscibile come tale ma mostri la realtà del tempo che descrive come è percepita da personaggi molto diversi tra loro, tutti ugualmente interessanti.
klk