Oltre e un cielo in più. Intervista a Luca Sciortino

Luca Sciortino è giornalista, ma anche ricercatore e fotoreporter. Ha conseguito il dottorato alla Open University (UK) e svolge attività di ricerca in Filosofia della Scienza. Ha vinto premi di scrittura e ha pubblicato articoli di ricerca su riviste internazionali di filosofia.

sciortino oltre un cielo in piùA quarantasette anni decide di affrontare un’avventura a dir poco singolare: viaggiare da Occidente ad Oriente senza prendere aerei. Così parte dalla Scozia per arrivare in Giappone, seguendo un itinerario improvvisato di circa 10 mila km che lo terrà impegnato per oltre 4 mesi. Il suo viaggio, che si è svolto nel 2016, è racconto nel libro Oltre e un cielo in più edito da Sperling&Kupfer.

Lo abbiamo intervistato per voi.

Cominciamo parlando di te, Luca. Il viaggio che racconti nel libro è solo l’apice di una vita vissuta un po’ da nomade. Essere sempre in movimento è l’essenza del tuo lavoro. Ci dici qual è il valore del viaggio per te e quando hai capito che avrebbe rappresentato una parte imprescindibile della tua vita?

Credo che la vita degli esseri umani oscilli tra il desiderio di stabilità e quello di cambiamento. La storia offre esempi di vite caratterizzate dalla stabilità, come quella del filosofo Immanuel Kant, che desiderava restare in Prussia per insegnare ai giovani il senso critico, ma offre anche esempi di vite caratterizzate dal cambiamento, come quella dell’esploratore James Cook che diceva di ascoltare il richiamo del mare.

Su quale parte di questo spettro va a situarsi una vita umana dipende dalle circostanze e dalla propria indole. Io ho sempre sentito un impulso al cambiamento, dettato dal desiderio di conoscere e guardare al mondo da prospettive differenti. Sebbene ora senta un bisogno maggiore di stabilità, resto convinto che chi vive sempre nello stesso posto può diventare facilmente cieco a tutto quello che gli sta intorno. Chi viaggia ha, invece, gli occhi ben aperti, dato che è continuamente inondato da nuovi stimoli. Il valore del viaggio sta proprio in questo: favorisce il cambiamento, mette alla prova le nostre idee, distrugge i nostri preconcetti. Ci fa imparare e disimparare.

© Luca Sciortino nel deserto della Namibia
Deserto Namibia Ph © Luca Sciortino

Ogni volta che ci mettiamo in viaggio stiamo mettendo in atto un piccolo tradimento. Si tradiscono le persone che lasciamo alle spalle e che hanno delle aspettative nei nostri confronti, alle quali sfuggiamo aprendoci all’ignoto. Tradiamo anche un po’ noi stessi, sapendo che, ad ogni rientro, non saremo più gli stessi. Sicuramente la prospettiva è eccitante, ma non ti fa anche un po’ paura?

Il viaggio è un’occasione di crescita spirituale. Farsi prendere dalla paura significa rinunciare a questa opportunità. Ci vuole sempre un atto di coraggio per essere felici. Io mi sono messo in cammino nel momento in cui ho sentito che dovevo andare. Di timori ne avevo molti, ma per fortuna la voglia di attraversare l’intero continente euroasiatico e vedere cambiare le culture ha vinto su tutto. Oltre e un cielo in più non è solo un atto di amore per la diversità, ma è anche un invito a trovare il coraggio di far sì che il viaggio sia possibile. Spesso, il fatto di avere un lavoro o una moglie o dei figli è solo un alibi per non partire, quando invece le persone che vogliono il nostro bene ci aspetterebbero, gioirebbero della nostra felicità e si arricchirebbero delle nostre nuove esperienze.

Luca sciortino
Kiev Ph © Luca Sciortino

In Oltre un Cielo in più sembra che l’idea di intraprendere un viaggio avventuroso, dalla Scozia al Giappone senza aerei, ti abbia investito quasi all’improvviso, tanto che la bellezza dell’impresa sembra risieda anche nel non avere un programma preciso, che invece prende forma in funzione dei tuoi incontri. C’è stato un momento in cui hai pensato che avresti potuto cambiare destinazione finale e seguire un’altra rotta?

Ho viaggiato per il viaggio in sé, non tanto per raggiungere la meta. Se non ho mai rinunciato al mio obiettivo finale, il Giappone, è perché rappresentava l’altro estremo del continente euroasiatico. Raggiungerlo significava aver visto cambiare tutte le culture, senza rinunciare a nessuna opportunità. Tuttavia, mi è balenato nella mente di tornare indietro in molte occasioni, specialmente quando mi sono ammalato in una iurta di pastori in Mongolia.

Kazakistan Ph © Luca Sciortino
Kazakistan Ph © Luca Sciortino

Il tuo viaggio è pieno di aneddoti affascinanti, ma anche divertenti. Ci vuoi raccontare la cosa più bizzarra che ti è capitata in quei mesi?

Nei treni russi era molto divertente. I viaggiatori condividevano vodka e salsiccia con tutti e, dopo un poco, eravamo tutti brilli. Io mostravo sempre una foto della cartina del continente euroasiatico nel mio iphone e indicavo la traiettoria percorsa e quella da percorrere. Non posso dimenticare quando uno di loro prese il mio iphone, inforcò gli occhiali e con aria professorale cominciò a spiegare in dettaglio il possibile tragitto da seguire sulla cartina posta alla rovescia. La foto si era bloccata nell’iphone! Nel frattempo, un altro viaggiatore cercava di decifrare i nomi delle località, leggendo le scritte al contrario. Ne venne fuori una discussione esilarante in cui io cercavo di non ridere, il cirillico si confondeva con i caratteri romani letti alla rovescia, e tutti si guardavano l’un l’altro con aria perplessa.

calais. Campo profughi
Calais, Campo profughi Ph © Luca Sciortino

Una della parti più intense del viaggio, è stata, secondo me, la tappa a Calais, che hai fatto all’inizio. Cosa ti è rimasto di quei giorni nei campi profughi? 

Molte cose. I gesti di altruismo dei profughi quando non sapevo come tornare indietro e la polizia francese non mi voleva aiutare, quel senso del tempo come congelato per quegli esseri umani posti in attesa, le virtù umane messe a nudo dalla mancanza di sovrastrutture. Quando manca tutto e non esiste il welfare, è allora che l’essere umano dà il meglio di sé. E poi mi resta la terribile immagine degli anziani costretti a viaggiare.
Un paio di loro li ho ancora nella mente, seduti per terra con la testa fra le mani…

sciortino
Tokyo Ph © Luca Sciortino

Le descrizioni più belle dei tuoi incontri sono riservate ai bambini. Che rapporto hai con loro e cosa ti hanno insegnato in questo viaggio?

Nei viaggi difficili, i bambini hanno un ruolo cruciale: sono quelli che sorridono, quelli che favoriscono i contatti fra gli adulti, quelli con l’attitudine mentale più simile al viaggiatore. Una volta in Namibia fu un un bambino pastore a portarmi nel punto più bello da dove vedere le cascate Epupa. Non solo, ho anche scritto due libri per bambini, un’autobiografia immaginaria di una cellula e di un atomo. Adesso penso di averlo fatto perché li trovavo più pronti degli adulti a meravigliarsi di come è fatto il mondo.

Nessuna avventura amorosa durante il viaggio? Nulla da confessare?

Non è un mistero. Il libro racconta un incontro importante con una donna nell’isola di Olkhon sul lago Baikal. A quel tempo ero un uomo libero da relazioni sentimentali: mi ero ritrovato solo con una bellissima ragazza di Irkutsk in un’isola dai paesaggi mozzafiato. Abbiamo trascorso cinque giorni splendidi di spiagge, cieli stellati, larici rosseggianti e strade che si perdevano tra le colline erbose. Ho avuto la tentazione di restare lì in quell’isola ancora per molto.

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Ph © Luca Sciortino

Quanto è importante la tua formazione in Filosofia per il tuo lavoro?

Studiare filosofia significa farsi delle domande e riflettere sull’essere umano, la vita, il mondo, la natura, il viaggio e il senso di tutte queste cose. La filosofia per me è tutto: è ciò che mi spinge a viaggiare, ad aprire un libro, a dialogare con le persone sulla via, a entrare in empatia con un essere umano, a trascorrere notti insonni a studiare e a cercare di capire. Ed è in questa tensione che mi scopro ad amare e a condividere le mie scoperte. Io vedo le mie passioni e i miei studi, nella loro eterogeneità,  come un tutt’uno.

Non ti chiedo di consigliare un romanzo ai nostri lettori, perché di riferimenti letterari sono piene le tue scritture, piuttosto voglio chiederti quale sia l’ultimo film che hai visto al cinema e che ti ha emozionato.

Mi piacciono i film di autore che fanno riflettere. Tra quelli usciti negli ultimi anni mi è piaciuto Departures, diretto da Yojiro Takita. Racconta la storia di un uomo che viene assunto come preparatore dei defunti, coloro i quali si apprestavano a partire per un lungo viaggio, appunto. E’ un film sul ruolo della bellezza e che non ha paura di affrontare il tema della morte, bandito dai mass media e dai social.

Mi piacciono anche i film di avventura con una bella fotografia, quelli che mi fanno sentire di essere in viaggio, circondato da scenari meravigliosi. In quei casi non chiedo troppo dal punto di vista del messaggio che il film comunica. Penso che il film The Revenant con Leonardo Di Caprio avesse una bella fotografia sebbene fosse assente un messaggio interessante. Mi sembrava di viaggiare in Canada.

goetheParlando invece di letteratura di viaggio, c’è un libro che ti sta particolarmente a cuore? E perché?

Penso che i veri viaggiatori non siano quelli che hanno compiuto grandi imprese agonistiche, ma quelli capaci di capire lo spirito di una cultura da pochi particolari. Il viaggiatore è un uomo che passa: diventa quindi indispensabile saper interpretare i pochi segni significativi che incontra sulla via. Goethe è stato un grande viaggiatore in questo senso. Il suo Viaggio in Italia è anche un invito a viaggiare nel nostro Paese, e in particolare in Sicilia, che per lui era il centro del mondo, la summa di molte culture.

Ti piacciono le serie televisive? Ormai nel mondo dei media non si parla d’altro. Le segui? Ce n’è qualcuna che ti ha appassionato in particolare?

Premetto che guardo poco la tv italiana. Quando ero in United Kindom guardavo la sitcom statunitense The Big Bang Theory.

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Ph © Luca Sciortino

Prossima avventura?

Le circostanze di Oltre e un cielo in più, prima della mia partenza quasi improvvisa dall’isola di Skye in Scozia, erano particolari e forse resteranno uniche nella mia vita. Se mai dovessero ricrearsi, andrei dalla Colombia al sud del Cile attraversando la Patagonia fino a Punta Arenas, la cittadina di una certa grandezza più a sud di tutto il mondo.

Gianna Angelini

Gianna Angelini

Direttrice scientifica e responsabile internazionalizzazione di AANT (Roma), docente di semiotica e teorie dei media, giornalista. Insegno per passione, scrivo per dedizione, progetto per desiderio.

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