La mia favorita è sempre stata Jo. Il maschiaccio della famiglia, ribelle ed aspirante scrittrice. Vedere Winona Ryder nei suoi panni nel ’94 ha di certo contribuito a rafforzare la mia naturale predisposizione.
Non ricordo quanti anni avessi la prima volta che ho letto Piccole donne, il testo divenuto ormai un classico di Luoisa May Alcott. Nove? Dieci? Ricordo che fu uno dei primi titoli che misi nel mio registro da bibliotecaia alle elementari, quando la maestra in terza mi diede l’incarico di gestire lo scambio di libri tra compagni di classe. Ricordo anche che fosse un’edizione illustrata e che io lo presi in prestito assieme a Piccole donne crescono. Perché da bambina mi piaceva esagerare.
All’epoca non avevo di certo gli strumenti per apprezzare tutte le sfumatura del romanzo che mi sarebbero state chiare solo con il tempo, ma Piccole donne era argomento comune di discussione tra di noi. Qualcosa che tutte avevamo letto, o visto. Sì, perché oltre al libro c’erano i cartoni animati, poi le serie tv e poi c’era quel film memorabile. Oltre a Winona Ryder, Christian Bale nei panni di Laurie, Kirsten Dunst in quelli di Amy, Claire Danes (la futura Carrie Matison di Homeland) in quelli di Beth, Susan Sarandon ad interpretare la signora March. Ognuna di noi si identificava in un personaggio diverso, ma c’era posto per tutte.
Jo ci ricorda come le parole che scegliamo influenzino il modo in cui gli altri ci percepiscono. Amy è la saggia che invita Laurie, per anni innamorato di Jo ma mai ricambiato, a non lasciare che questa delusione d’amore rovini tutte le altre cose belle che possono succedere nella vita. Di Beth poi è pieno il mondo: ragazze timide e silenziose che vivono dandosi da fare per gli altri in modo così nascosto che nessuno se ne rende conto finché non ci lasciano.
Ogni personaggio, in fondo, parla di quanto le donne siano spesso complesse e contorte e molto diverse da come appaiamo normalmente.
Una lezione senza tempo
Da domani, 11 maggio 2018, la serie avrà una nuova versione televisiva prodotta dalla BBC, proprio come la serie degli anni ’70. Il nuovo adattamento avrà come protagonista, tra le altre, Maya Hawke, la figlia di Uma Thurman e Ethan Hawke. Una miniserie in tre puntate che sacrificherà, nella sceneggiatura, gran parte delle scene iconiche del libro per motivi logistici, ma che, per il valore affettivo che il romanzo rappresenta per una generazione intera, non potremo non vedere.