Trust: una serie che corona l'anno dei Getty

Il rapimento di Paul Getty III, avvenuto a Roma nel luglio del 1973, ha ispirato quest’anno un film ed una serie tv dai cast niente male. Il film Tutti i soldi del mondo (All the money in the world) è di Ridley Scott ed è uscito nelle sale avvolto dalla polemica. Inizialmente girato con Kevin Spacey nella parte del vecchio Getty, è stato poi presentato al pubblico in una versione completamente rivista in seguito degli scandali sessuali che hanno travolto Hollywood, per cui cui Kevin è stato sostituito da Christopher Plummer. La serie Trust di Danny Boyle è uscita più tardi ed ha attraversato, in 10 episodi, la stessa storia ma con un punto di vista molto diverso.
John Paul Getty III

La vicenda del rapimento di John Paul Getty III, nonostante gli arresti e la chiusura, in qualche modo, del caso giudiziario, è sempre rimasta avvolta da molti misteri. Misteri che hanno ispirato con il tempo molte opere: dall’inchiesta giornalistica, al cinema alla tv. Fonti diverse offrono versioni diverse della storia, per questo le opere artistiche che ad esse sono ispirate finiscono per essere così distanti fra loro. Come le opere in scena quest’anno. Il film di Ridley Scott e la serie di Danny Boyle, infatti, a vederli a distanza ravvicinata, sembra proprio che ci raccontino famiglie diverse, oltre che storie diverse. Ma vediamo con ordine.

Prima i fatti

John Paul Getty III nasce a Minneapolis nel 1956 da uno dei quattro figli di Jean Paul Getty, fondatore della Getty Oil Company, e da Abigail Harris. Il ragazzo trascorre gran parte della sua vita a Roma, dove i genitori si erano trasferiti per seguire gli affari della compagnia petrolifera. Dopo la loro separazione, John Paul Getty III va a vivere con la madre, che ha una boutique in piazza di Spagna, e i fratelli da lei avuti in una seconda relazione. Paul non è quello che si definisce un ragazzo modello: va male a scuola, fa uso di droghe e alcool.

Paul Getty
Paul Getty

Il 10 luglio del 1973, quando ha 17 anni, viene avvicinato da sconosciuti nei pressi di Piazza Farnese e caricato in macchina. Preso inizialmente in modo poco serio dalla polizia e dalla famiglia, uniti nel pensare ad un escamotage architettato dall’adolescente per spillare quattrini all’avaro nonno, il rapimento ben presto diventa una faccenda seria. John Paul Getty III era stato realmente rapito da fuorilegge calabresi che lo imprigionarono per 5 mesi.

Le trattative furono lunghe e attirarono molte polemiche da parte dell’opinione pubblica, soprattutto per l’atteggiamento del vecchio miliardario, il quale dichiarò che se avesse pagato il riscatto del nipote si sarebbe trovato con 14 nipoti rapiti e senza soldi. La vicenda subì un cambiamento radicale quando giunse alla redazione de Il Messaggero una parte dell’orecchio amputato del giovane Paul, con una lettera nella quale i malviventi specificavano che da quel momento in poi non avrebbero più esitato ad ucciderlo qualora i Getty non avessero pagato. Dopo questo evento, il vecchio Getty si decise finalmente a pagare il riscatto che nel mentre era precipitato da 17 a 3 milioni di dollari. Per l’esattezza, il padre di Paul pagò 800 mila dollari e il vecchio Getty 2,2 milioni di dollari che si fece però restituire con un interesse del 4 per cento. Paul Getty III sarà liberato il 17 dicembre del 1973 sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

La serie tv

Diversamente da Ridley Scott, che preferisce dare credito alla versione della storia in cui a fare la parte dei cattivi sono solo i calabresi e il vecchio Getty, Danny Boyle getta molta ombra anche sul protagonista. Certo, il vecchio Getty rimane l’avaro e cinico miliardario che è. Il pluri-miliardario che chiedeva agli ospiti di usare un telefono a gettoni installato nelle sue stanze, per chiamare da casa sua. Un vecchio ossessionato dal denaro, mirabilmente interpretato da Donald Sutherland che al vero Getty, a  ben vedere, un po’ gli assomiglia pure. Ma anche Paul così ingenuo non sembra. E’ un adolescente viziato, alcolizzato e drogato, che decide di mettere in scena il rapimento e addirittura suggerisce ai rapitori di mutilarlo, pur di ottenere l’attenzione e il denaro del nonno. Si racconta che aveva appena trascorso la serata con Andy Warhol e Roman Polanski quella fatidica sera in cui scivolò in macchina con i suoi rapitori. Senza opporre resistenza.

Questa versione – non da tutti condivisa ovviamente – permette al regista l’inserimento nella serie di elementi romanzati che talvolta appaiono eccessivamente forzati – Paul costringe addirittura un ragazzino di 12 anni a mutilarlo, per esempio. Ma permette anche che si stabilisca una relazione quasi alla pari con i rapitori. In particolare con uno di loro, Primo, interpretato in modo magistrale dal nostro Luca Marinelli.

Luca Marinelli è Primo

Il finale della serie è discutibile, le scelte stilistiche non sempre condivisibili, ma di sicuro Trust è una serie molto interessante. Perché non usa il rapimento per mettere in luce le stranezze del vecchio Getty – che pure conosceremo bene e difficilmente riusciremo a capire – ma diventa il pretesto per mettere in scena la complessità di una famiglia, resa anomala dall’eccessivo possesso di denaro e la mette a confronto con la malavita nostrana. E questo negli anni difficili del nostro Bel Paese, anch’essi complessi e difficilmente condivisibili, sebbene per motivi radicalmente opposti.

La scelta della serie è molto coraggiosa. Soprattutto perché finalmente, dopo tanti anni, non ci fa vedere la solita storia. Le stranezze della famiglia Getty e del personale che ingaggia per risolvere la situazione, si mescolano alle immagini cupe della nostra malavita, in una contraddizione estetica che funziona.

Insomma: consigliato!

Gianna Angelini

Gianna Angelini

Direttrice scientifica e responsabile internazionalizzazione di AANT (Roma), docente di semiotica e teorie dei media, giornalista. Insegno per passione, scrivo per dedizione, progetto per desiderio.

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