Gabriele D’annunzio è morto 80 anni fa, ma, ancora oggi, continuano ad emergere tracce di lui. Tre anni fa abbiamo addirittura mappato il suo DNA grazie al liquido seminale trattenuto su un fazzoletto.
D’Annunzio aveva deciso di usarlo come testimonianza di una passionale notte d’amore e lo aveva donato alla sua amante, la Contessa Olga Levi Brunner, che lo aveva gelosamente custodito. Lo scopo non è mai stato molto chiaro, ma adesso, volendo, e se la tecnologia ci assiste, potremmo clonare il Vate. Qualche giorno fa è venuto alla luce anche un dattiloscritto che, sebbene non l’abbia scritto Gabriele di suo pugno, ci fa ancora parlare di lui.
Il testo inedito si intitola Una donna ed è un romanzo breve della figlia di Gabriele d’Annunzio, Renata Montanarella, chiamata dal poeta ‘Cicciuzza’. Il romanzo è stato donato alla Fondazione Il Vittoriale degli Italiani. Non si sa esattamente quando il testo venne affidato da Renata ad uno dei suoi figli, Francesco. Né si sa il motivo per cui dopo tutto questo tempo, a farlo riemergere sia stata la vedova di Francesco, morto nel 2016. Ma non importa.
Ciò che incuriosisce invece sono il contenuto e lo stile del testo, che per molti versi rievocano la letteratura che fu del padre Gabriele.
Una donna racconta la storia di Lina, giovane danzatrice che viene abbandonata dal suo amante quando scopre di essere incinta. Lina porta avanti lo stesso la sua gravidanza. A Venezia conosce il giovane ufficiale di Marina, Mario Berni, che si innamora di lei e si prende cura anche del bambino come se fosse suo. Ma la guerra stravolgerà gli esiti di questa storia d’amore. Diversi i riferimenti autobiografici, dall’assistenza al padre morente – Renata assistette D’Annunzio alla Casetta Rossa a Venezia – al legame con il marito che sposò proprio a Venezia.
Molti i riferimenti alla prosa del Vate e al suo stile, oltre che alle atmosfere. A testimonianza di un legame d’affetto molto forte, sebbene di difficile espressione.
Renata era nata il 9 gennaio 1893 dalla Contessa Maria Gravina Cruyllas, sposata Anguissola. La bimba venne concepita fuori dal matrimonio ma D’Annunzio ne riconobbe subito la paternità. Il rapporto tra i due cominciò in modo epistolare – Renata scrisse la sua prima lettera al padre all’età di 6 anni – e il loro rapporto epistolare continuò per anni. Eppure Gabriele provava per la bimba un affetto particolare. Era la sua figlia prediletta. Soprannominata dal lui La Sirenetta, ebbe parte non secondaria anche nei suoi scritti. Scrive, infatti, nel Notturno “La sirenetta appare sulla soglia porta un mazzo di rose è un angelo che si distacca da una cantoria fiorentina quando parla il mio cuore si placa”.
Chissà quale editore si accaparrerà i diritti di pubblicarlo.