Sea Sorrow è il primo, e forse ultimo, film di Vanessa Redgrave – attrice di anni 81. Passato al festival di Cannes nel 2017 in proiezione speciale, poi in anteprima alla Festa del cinema di Roma a novembre, il film arriva in sala il 20 giugno, per la Giornata mondiale del rifugiato, con Officine Ubu.
Ormai sembra un tema di cui non si può non parlare. Eppure a ben vedere non è di certo un fenomeno nuovo. Per nessuno. Basta aprire le pagine del Bardo, di William Shakespeare, per trovare nella desolazione di Prospero un forte accento di umanità calpestata, propria di chi è costretto a lasciare terra e affetti contro la propria volontà. E proprio da Shakespeare parte il film di Vanessa Redgrave Sea Sorrow – Il dolore del mare in italiano. Un film che vuole configurarsi come un documentario sui rifugiati, ma che si rivela un’opera lirica sul tema del dolore e la disperazione “involontaria”.

“Quando ho visto alla tv le immagini del piccolo siriano Aylan Kurdi, morto annegato insieme alla madre e alla sorella su una spiaggia turca, mi sono detta soltanto… lo devo fare. E l’ho fatto. Non è solo un atto politico, è un gesto d’umanità che dovrebbe essere naturale e invece non lo è”.
Attivista dei diritti umani oltre che attrice di fama internazionale, Vanessa, all’età di 80 anni, ha affrontato un viaggio sulle coste del Mediterraneo e in Medio Oriente con il figlio Carlo Nero (avuto dal marito italiano Franco Nero) e una piccola troupe militante, per raccontare la sua verità sul fenomeno della migrazione. Il desiderio è quello di non rimanere silenti di fronte ad un problema vissuto in prima persona. La Redgrave, infatti, nata nel ’37, ricorda molto bene l’impegno dei genitori durante la guerra per aiutare migranti in fuga perseguitati dai nazisti. Quindi il suo impegno ha una chiara valenza personale, per non dimenticare. Una lettera d’amore e una passionale empatia verso un dramma vissuto in mare, trasformato troppo spesso in grande fossa comune.
Chiaramente il fenomeno non è così semplice da decodificare. Il dramma, come ogni dramma, ha molte facce, non tutte facili da osservare. Molte delle sue sfaccettature sono nascoste, torbidamente. E poi nascondono altri drammi, non meno disperati, ma sicuramente meno comprensibili. Una medaglia, quella della migrazione e della clandestinità che purtroppo nasconde più di due facce.
Ma un grido di giustizia e solidarietà di certo non può far male. Un urlo ed un richiamo insieme verso il recupero di una umanità che sembra ormai cedere il passo alla nebbia del lato oscuro.
Per questo, senza prendere posizione, senza voler evocare lo spettro della politica così controversa, semplicemente facciamoci un favore. Andiamolo a vedere.