Caso letterario nel 2016, Premio Strega nel 2017, Le otto montagne di Paolo Cognetti diventa una pièce teatrale. La narrazione si fa liquida e lo stile prende corpo.
Sono nata e cresciuta in una piccola città di provincia, da genitori che, però, non erano originari di quella terra, ma provenivano da una zona montana non troppo distante. La città mi ha plasmato di certo, ma la montagna mi ha indubbiamente forgiato e resa ciò che sono: determinata, testarda, mattiniera, con un eccessivo senso del dovere. Perché la montagna è così. Ti fa sentire talmente piccola che senti ogni giorno di dover fare di tutto per meritartela. Per essere alla sua altezza. La montagna ti sovrasta e condiziona tutte le tue relazioni.
Da questo assunto, dalla forte dimensione spirituale ed allegorica della montagna e dai suoi valori, parte Paolo Cognetti, classe ’78, per il suo romanzo. E da questo spirito attingono la drammaturgia di Francesca Sangalli e la regia Marta Marangoni per il loro adattamento teatrale. Uno spettacolo mostrato in anteprima il 16 e 17 giugno nel milanese e che debutterà ufficialmente in Valle d’Aosta il 22 luglio al “Richiamo della Foresta Festival”.
Le otto montagne è un classico romanzo di formazione. Parla di amicizia, ma anche di relazione padre-figlio e della natura incontaminata. Un libro non appassionante nella sua interezza, ma di sicuro ben scritto.
La narrazione scivola in modo piuttosto tradizionale ed ha come sfondo il Monte Rosa. Pietro, ragazzino di città, vi torna ogni estate con la sua famiglia. Ad aspettarlo trova Bruno, piccolo pastore chiuso in un mondo di incredibile durezza, ma libero nella natura. Un rapporto, il loro, che diventa sempre più complesso negli anni e che vede nella montagna un’ancora.
Al contrario del romanzo, lo spettacolo non segue l’andamento lineare dei fatti. Passato e presente si ricorrono e si confondono. La storia viene filtrata da una voce narrante e si avvale di una figura femminile che assume il ruolo di metafora evocativa di tutta l’ambientazione.
Sarà che sono una donna di montagna. Sarà che amo il teatro. Ma io vado.