“Che delizia avere un uomo ai propri piedi”: Jezabel

Jezabel. Foto di Tiziana Zita

“Era un giorno d’estate parigino, freddo e scialbo; la pioggia scorreva lungo le alte finestre”.

C’è una donna sul banco degli imputati, è accusata di aver ucciso un uomo.

“La donna si chiamava Gladys Eysenach ed era accusata di aver ucciso il suo amante: Bernard Martin, vent’anni”.

Lui è un ragazzo di modestissima estrazione, figlio di un ex maggiordomo. Lei una donna dell’alta società di rara bellezza e molto ricca, legata da anni al conte Monti. Gladys è la donna che tutte le donne invidiano e tutti gli uomini amano. Pallida, con gli occhi di pianto, è divorata dagli sguardi. Fa pensare ad Alida Valli ne Il caso Paradine.
Lei non si discolpa, anzi durante il processo non fa che affermare di meritare la giusta punizione, sebbene neghi che il ragazzo fosse il suo amante. Poi dal banco degli imputati si va indietro nel tempo a ripercorrere la sua vita, dal primo ballo in cui – raggiante con un abito bianco e un’innata eleganza – ebbe la prima inaspettata e inammissibile dichiarazione d’amore.

“Ci resta sempre in fondo al cuore il rimpianto di un’ora, di un’estate, di un fuggevole istante in cui la giovinezza si schiude come una gemma”.

Jezabel di Irène Némirovsky è un romanzo sul tempo che velocemente passa, ci attraversa, cambia i caratteri, le aspettative, le fisionomie. Ma anche se in là con gli anni, Gladys è sempre affascinante con quell’aria da bambina appena cresciuta. La stessa di quando a diciott’anni aveva partecipato al primo ballo. Fu lo sbocciare a quella bellezza che per molto tempo avrebbe affascinato gli uomini e fatto morire di invidia le donne, a segnarla. Il piacere, il suo soddisfacimento immediato divennero da quella notte lo scopo dell’esistenza di Gladys; niente e nessuno, si ripromise, le avrebbe impedito di bere fino all’ultima goccia di ogni suo istante di vita. E questo in lei divenne Il potere, di sedurre, avere gli uomini ai suoi piedi per poi magari abbandonarli.

“Lei amava proprio questo, e proprio questo la eccitava: provare costantemente a se stessa il suo dominio sugli uomini”.

Le piaceva farli impazzire, farli soffrire, aveva bisogno di loro ma non li amava.
Il tema dell’inesorabile scorrere del tempo si lega a quello sul modo di fermarlo, fermare il fluire noioso delle attività quotidiane a favore dell’eccitazione e della pace interiore che le dà l’avere potere sugli altri. Gli uomini che le piacciono e a cui lei piace, che adorano il suo atteggiarsi a seduttrice bambina, sono uomini duri, inflessibili e magari crudeli nello svolgere i loro affari e occupazioni, ma capitolano davanti a Gladys, ai suoi trucchi fanciulleschi, al suo mostrarsi nei loro confronti fragile e bisognosa di protezione. Come il ricco marito  Richard Eysenach di cui è rimasta vedova con una figlia di nome Marie-Thérèse.

Il suo candore di fanciulla si rivela una prodigiosa arma seduttiva come attesta il suo nome che in ebraico dovrebbe significare “vergine” e “casta”, ma che dal personaggio biblico di Jezabel indicherà lo spirito di seduzione e diverrà simbolo di lussuria.

“Il suo primo gesto al mattino quando si sveglia, ancor prima di aver aperto gli occhi, è prendere lo specchio”.

Come la matrigna di Biancaneve, Gladys controlla la sua bellezza e lo specchio non mente, è sempre lei la più bella, non ha nulla da temere dalla figlia o da altre. Novella Dorian Gray, sembra che sia la sola a sottrarsi alla vecchiaia, mentre il mondo intero intorno a lei invecchia.

“Era sempre circondata da donne che erano, tutte, soltanto il suo pallido riflesso; imitavano la sue toilette, i suoi capricci, i suoi sorrisi.

Ma la bellezza e il potere che ne deriva che possono contro il tempo che incombe? A quarant’anni guardarsi allo specchio ogni mattina e vedersi sempre uguale, ugualmente bella, è come fermare il tempo. Perché la vecchiaia è peggio della morte.

“Che cosa avrà da darmi la vita quando non potrò più piacere?… Che ne sarà di me?… Diventerò una vecchia imbellettata… Mi pagherò degli amanti… Oh, che orrore, che orrore!… Meglio finire in fondo al mare con una pietra al collo”.

Il tempo si prende presto la sua rivincita sulle facili illusioni di Gladys. La sua unica figlia, alla quale lei costantemente abbassa l’età, comincia a crescere e diventa una giovane donna che sogna il matrimonio con l’uomo di cui è innamorata. Allora questa figlia remissiva e adorante fa sentire la sua voce:

“Avete dimenticato la mia età? Ho diciott’anni. Sono una donna”.
Gladys trasalì; un lampo di collera e quasi di follia le alterò i lineamenti:
“Taci!” gridò. “Non è vero! Non dire una cosa simile! Sei ancora una bambina!”.

Gladys si toglie gli anni in una finzione alla quale finisce per credere lei stessa. Così anche la figlia deve restare pietrificata in uno stato di eterna bambina.
Qui la Némirovski riflette sui genitori, sui loro divieti, le loro premure per difendere i figli:

“Credono di essere affettuosi, previdenti, saggi e carichi di esperienza… In realtà sono gelosi della vita. Non vogliono dividerla con i figli”.

Opporsi a quella unione diventa per lei questione di vita o di morte. Che farsene della propria esistenza se si ha una figlia sposata? Finirà col far parte di quell’esercito di donne ormai mature che nessun uomo più corteggia e desidera?
La questione si fa drammatica con la partenza del giovane amato da Marie-Thérèse per la guerra. In breve giunge notizia della sua morte e contemporaneamente la ragazza scopre di essere incinta. Gladys quasi impazzisce a questa notizia. Non solo ha una figlia ormai adulta al posto di una bambina incapace di fare ombra alla sua bellezza, ma addirittura verrà chiamata nonna. Lo scontro tra madre e figlia è inevitabile.

Ma abbandoniamo la trama di questo romanzo pieno di sorprese e colpi di scena che ci trascina fino alla fine, per concentrarci sulla protagonista e sulla sua ossessione per l’eterna giovinezza che fa di Jezabel, il romanzo dei nostri tempi.

Pubblicato nel 1936, quando la Némirovsky era già una scrittrice di enorme successo, Jezabel è il libro che tutte le donne dovrebbero leggere. Se all’epoca il personaggio di Gladys rappresentava un’eccezione, oggi l’ossessione per la bellezza e la giovinezza è generalizzata e tutte le donne sono diventate un po’ come lei. Pensiamo soltanto alla chirurgia a cui molte si sottopongono con risultati spesso discutibili, o addirittura controproducenti, per apparire più giovani e belle. In questa pur legittima ricerca di mantenersi attraenti, dov’è il confine e il punto di equilibrio?

Passano gli anni tra viaggi, feste, balli. In quest’ultima parte del romanzo la Némirovsky (leggi anche qui) raggiunge il massimo livello di spietatezza nei confronti della sua protagonista, ma esprime anche taglienti giudizi nei confronti delle donne in quanto tali.
Se ci domandiamo come sia possibile che una donna dimentichi la figlia morta di parto e ignori l’esistenza del nipote, la Némirovsky ha una sua semplice e appunto spietata spiegazione:

“Era donna, e non aveva mai saputo guardare più in là del giorno dopo”.

Chi oggi avrebbe il coraggio di scrivere una cosa del genere? Internet, i social hanno moltiplicato l’irruzione sulla scena mondiale dello sdegno popolare all’ennesima potenza e uno scrittore, peggio ancora se è una scrittrice, se la sentirebbe di sfidarlo con una frase del genere?

Dobbiamo rivolgerci agli scrittori del Novecento per ritrovare il dolce sapore del sarcasmo, dell’ironia, dello scorretto, dello “scrivo quel che mi pare”. L’unica cosa che si rischiava ad essere una Némirovsky era semplicemente non venir letti, ma adesso si rischia la censura, travolti da questa nuova ondata del politicamente corretto.
Quella che tratteggia a questo punto la Némirovsky è l’ossessione del piacere a tutti i costi, anche da vecchi, ma sembrando ancora giovani e desiderabili.

“Gladys era totalmente posseduta dal desiderio di piacere e dall’ossessione dell’età”.

Nel suo personaggio questo aspetto è portato all’estremo; non rimpiange i suoi quarant’anni, vuole i suoi venti.

“Ballare fino all’alba ed essere poi, senza cipria, senza rossetto, fresca e liscia come un fiore. Come una volta…”

C’è un uomo – il conte Monti – che l’ama e la vuole sposare, ma lei rifiuta per non invecchiare accanto a qualcuno e soprattutto perché non può svelare il suo terribile segreto: l’età.

Jezabel e Il ballo di Némirovsky. Foto di Tiziana Zita
Jezabel e Il ballo di Irène Némirovsky

Centrale nei romanzi della Némirovsky la difficile relazione madre-figlia (vedi qui la recensione di Due). In tutti c’è una figura materna odiosa a cui anche Gladys è ispirata. L’elemento autobiografico è importante se si pensa che la madre le parlava come se fosse una bambina piccola e, anche dopo che ebbe le figlie, le inviò un enorme orsacchiotto. Tuttavia la scrittrice trasformò il persistente risentimento verso la madre e il terrore di diventare come lei, in una grande forza di introspezione e auto-esplorazione:

“Solo il sangue di una vecchia ferita può dare il giusto colore a un’opera d’arte”.

Jezabel fu pubblicato nel ’36. Sei anni dopo, nel 1942, Irène Némirovsky fu deportata ad Auschwitz, dove morì di tifo dopo un mese, lasciando il marito e due figlie piccole. Suo marito, il banchiere Michel Epstein – che tentò invano di farla liberare – fu a sua volta deportato ad Auschwitz insieme alla sorella e gasato al suo arrivo. Quando la donna che le aveva salvate, riportò le due nipoti alla nonna, lei si rifiutò di riconoscerle. Probabilmente non aveva letto Jezabel

***

Questo post è stato scritto a quattro mani da Tiziana Zita e Dianella Bardelli

Zita Bardelli

Zita Bardelli

2 commenti

  1. Libro interessante e recensione molto ben scritta. I personaggi come Gladys al suo tempo erano rarità, perché per quasi tutte le donne la massima ambizione consisteva nel diventare madri. Oggi le cose sono cambiate: tantissime donne non ambiscono più a diventare madri, ma desiderano esclusivamente piacere, attrarre gli sguardi delle donne e catturare l’attenzione degli uomini. Come sempre si è passati da un estremo all’altro. In realtà oggi si può diventare madri di figli adulti, addirittura accrescendo il proprio fascino – ma naturalmente questo è un segreto, che solo poche donne conoscono….

  2. Grazie Vincenzo. Sono d’accordo con te sul fatto che i figli accrescano il fascino di una donna…
    sicuramete il libro è interessante. Per scrivere questa recensione, io l’ho letto per la seconda volta.

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