Wes Anderson è un personaggio di sicuro eclettico e visionario. Regista, sceneggiatore, produttore, nella sua carriera si è cimentato con diversi generi cinematografici, fino al suo ultimo successo L’isola dei Cani, film interamente realizzato in stop-motion, Orso d’Argento al Festival di Berlino del 2018.
Dal 6 novembre al 28 aprile potremo vederlo in una veste nuova. Assieme alla compagna designer di origine libanese Juman Malouf, il cineasta curerà per il Kunsthistorisches Museum di Vienna una mostra che si intitolerà La mummia di Spitzmaus e altri tesori del Kunsthistorisches Museum.
I due hanno ricevuto carta bianca dal museo. Hanno potuto osservare e valutare ogni pezzo della collezione: dalle mummie egiziane ai reperti dell’epoca greca e romana, nonché gioielli, dipinti e strumenti musicali. Potranno mescolare tipologie di opere ed epoche a loro piacimento e secondo una propria linea di lettura. Se decideranno di dare una linea di lettura alla mostra, ovviamente.
La cosa che mi incuriosisce di più di questo esperimento, è il fatto che non sia stato chiamato un personaggio dello star system a caso per dargli forma, o per farlo semplicemente parlare di sé, ma si sia pensato proprio ad un regista con un background così peculiare come quello di Wes Anderson che spazia dal racconto tradizionale, a quello sperimentale, all’animazione.
Un regista, per definizione, è abile nella costruzione di un immaginario visivo e sonoro al servizio di una narrazione. Per questo, i suoi lavori sorprendono sempre quando si trasferiscono su mezzi diversi dalla pellicola. Pensiamo a quando i registi decidono di scrivere romanzi per esempio – da Pasolini a Sorrentino, passando per J.J. Abrams, Cronenberg, Herzog, Takeshi Kitano, Antonioni, ecc – o si dedicano ad un’arte tradizionale come la pittura – pensiamo a Lynch o a Burton, o a James Franco, solo per fare alcuni nomi.
I registi hanno una capacità di sintesi diversa da chi è abituato ad usare un solo linguaggio per esprimersi. Sono abituati a sintetizzare più elementi: dall’immagine dinamica alla fotografia, al suono. Sanno come catturare, attimo per attimo, l’attenzione dell’utente e tenerla con sé. Un mestiere difficile, e allo stesso tempo così affascinante. Per questo credo che il progetto del museo viennese sia molto stimolante e darà origine sicuramente ad un evento non scontato.
Ci vediamo là?