Siamo sempre i bambini che leggevano I figli del capitano Grant, mi ha detto Carla Vistarini, qui tra gli intervistati. Sì, ma com’è difficile trovare il libro giusto! Per questo ho chiesto a scrittori, redattori, librai, lettori più e meno forti quali siano i migliori libri che hanno letto nell’ultimo anno. Dal nostro piccolo sondaggio annuale scaturisce sempre un bel bottino e ce n’è per tutti i gusti. I migliori libri dell’anno 2018.
kk
Gae Liberati, viaggiatrice, grande lettrice
Rieccoci qua al nostro appuntamento annuale, che ho affettuosamente ribattezzato “lo spasimo di Buridano” perché passo ore davanti alla mia lista di letture senza decidermi a scegliere le tre migliori – forse se leggessi tre libri l’anno mi faciliterei il compito. Allora…
Il Manoscritto trovato a Saragozza di Ian Potocki (un simil-Casanova senza la fissazione per il sesso). Erano anni che mi ero ripromessa di leggerlo e pur non essendo un’appassionata di letteratura fantastica l’ho trovato coinvolgente – m’è sembrato di rivivere le emozioni provate con Le mille e una notte o con Cervantes.
L’età dell’inconscio di Eric Kandel (premio Nobel, ma per la medicina). Se anche a voi, come a me, sarebbe piaciuto un mondo vivere nella Vienna a cavallo fra il XIX e il XX secolo e frequentare i salotti della Zuckerkandl per incontrarci, chessò, un Klimt, uno Zweig o un Mahler per parlare delle nuove teorie di un certo Sigmund Freud, questo libro è fatto su misura per voi.
La famiglia Manzoni di Natalia Ginzburg. Se tante volte vi interessasse sapere quanto noiosa, faconda e feconda – riproduttivamente parlando – sia stata la vita del nostro romanziere più apprezzato, se voleste inorridire alle gesta di un’ipocondriaca che Argante, al confronto, sprizzava salute da tutti i pori, se desideraste avere un quadro esauriente sulla mortalità giovanile in Italia nell’Ottocento, beh, buona lettura. Vi avverto: anche sciroppandovelo fino all’ultima pagina, non capirete mai perché da noi nessuno abbia saputo o voluto far concorrenza a un soggetto del genere. In compenso, capirete perché la Ginzburg era una donna che sarebbe valsa la pena conoscere.
Claudio Madau, Libreria I Trapezisti, Roma
Dopo il diluvio di Leonardo Malaguti, un libro che ho letto da poco, scritto da un giovanissimo esordiente, arrivato quarto al premio Neri Pozza. Attualissimo e grottesco, non si dice dov’è ambientato e in che periodo, ma sembrerebbe nell’Ottocento, in un paesino dove arriva all’improvviso un diluvio che lo sommerge. Le persone salgono sui tetti e il sindaco scompare. Il motivo per cui il paese è stato sommerso è che c’è un cadavere che ostruisce lo scolo. A poco a poco emergono tutti i problemi del paese. C’è la ricerca di un nemico che arriva, è armato e quasi immaginario.
Il Grande Grabsky di Marco Rinaldi mi ha fatto morire dal ridere. Non ridevo così da Bar Sport di Benni. I dialoghi sono surreali e c’è uno psicologo che utilizza tecniche estreme. Ti fa riflettere sull’importanza della psicoanalisi perché i problemi che ha il protagonista li abbiamo anche noi. E’ qualcosa di leggero e scritto bene.
Dieci dicembre di George Saunders sono racconti su ogni tipo di argomento, da quelli ironici a quelli “pugno nello stomaco”. A livello di letteratura contemporanea Saunders è un “mostro”. Dopo averlo finito ho pensato: così non trovo nient’altro… ed ero uno che non leggeva racconti.
Martina Dini, Libreria I Trapezisti
Il poeta dell’aria di Chiccha Gagliardo, Hacca Edizioni. Mi sono innamorata di questo libro scritto con delicatezza, attenzione alle immagini e linguaggio poetico. Io amo molto la poesia. Il protagonista, la voce narrante, è un poeta dell’aria che dall’alto del suo cornicione osserva la città e si rivolge a te che lo stai leggendo, dandoti lezioni di volo.
Sergio Valzania, scrittore, storico
Rovelli, L’ordine del tempo sicuramente è un libro bellissimo anche perché contiene la contraddizione del tempo che scappa da tutte le parti. E’ una delle migliori descrizioni del fatto che la realtà ci sfugge come acqua dalle mani; non è mai come sembra. Non c’è mai modo di sapere se due cose sono contemporanee come ha tentato di indagare Einstein quando ha inventato la Teoria della Relatività.
Escatologia del nostro tempo di Hans Urs Von Balthasar perché c’è una parte che persino si capisce ed è di una profondità assoluta. Parla delle cose ultime, che è un modo buffo che usa la teologia per dire le cose importanti, quelle che rimangono dopo che sono cadute tutte le apparenze. Riunisce due scritti, uno difficilissimo che veramente ti schianti e non lo capisci e poi c’è una bellissima spiegazione.
E se non fosse la buona battaglia? di Claudio Giunta che ha scritto libri importanti per la scuola e ha riflettuto molto bene su cosa si possa davvero insegnare rispetto alla lingua. Equilibra rigore e tolleranza in una maniera estremamente condivisibile. Mantiene la necessità di comprensione. Un viaggio attraverso l’italiano nel quale ho riscoperto un uso della virgola che è un po’ sacrificata, anche la virgola prima delle “e”.
Carla Vistarini,
scrittrice, autrice tv e paroliera
Augustus di John Williams, libro bellissimo e importantissimo dell’autore di Stoner. Si parla di Augusto imperatore ed è tutto scritto in forma epistolare. Va da quando l’imperatore si insedia, dopo la morte di Cesare, fino alla sua stessa morte. E’ un libro straordinario e si legge voracemente, va bene anche per chi vuole leggere un semplice romanzo, anche per sapere da dove veniamo. Scritto da chi non è italiano e che mostra come dalla cultura inglese e americana provenga tanta conoscenza della storia romana. Loro se ne sentono diretti discendenti e in un’epoca di globalizzazione rivendicano questa appartenenza.
Hotel Silence dell’islandese Audur Ava Olafsdottir è un bellissimo romanzo. Un uomo che ha 48/49 anni si ritrova solo perché ha perso la moglie e la figlia è grande, cosa che lo porta a meditare il suicidio. Ma non vuole suicidarsi in Islanda perciò parte e va in un paese del Medio Oriente dove c’è appena stata la guerra e che è agli antipodi della sua cultura. Unico turista in questo hotel, nella condizione di suicida programmato, in una realtà che sta ricominciando a vivere, ritrova il senso della vita.
La sottile linea scura di Joe R. Lansdale. Tutti i suoi libri sono libri di formazione interiore e di crescita. Questo è a cavallo dell’adolescenza e del mondo degli adulti. Il protagonista è un ragazzo di 13 anni. Si svolge alla fine degli anni ’50 con una bellissima descrizione molto pop e iconografica: il padre è proprietario di un drive-in di provincia. Il ragazzo scopre il corpo di un uomo morto e qui inizia la crescita. E’ un giallo e non dico di più, a parte il fatto che si legge con grande facilità.
Roberto Cocchis, insegnante, scrittore, esperto di gialli
Premetto che io sono un cacciatore di libri dimenticati e quindi mi vedrete raramente con un bestseller in mano. Dunque, ai primi posti nella mia classifica delle migliori letture di quest’anno, metto il romanzo storico di Roberto Mazzucco sul delitto Sonzogno, I sicari di Trastevere; l’antologia dei racconti del poeta americano Conrad Aiken, La vita non è un racconto, uscita solo in un volume del Club degli Editori nel 1964; la biografia di Bulgakov scritta da Marietta Cudakova e la doppia antologia di racconti di Fredric Brown, Cosmolinea B-1 e Cosmolinea B-2, uscita in Urania qualche anno fa e ritrovata sul mercato del web dopo fatiche inenarrabili per non pagarla a un prezzo pazzesco.
Trovo però doveroso citare anche il libro di un amico: In un filo di voce… alito di vita di Giuseppe Rotoli, l’opera narrativa postuma di un poeta sensibile e tormentato che era anche un uomo di esemplare integrità e che per molto tempo ha rappresentato la voce più viva dell’agro caleno, la zona tra Capua e Teano con un patrimonio storico-archeologico di prim’ordine, purtroppo in gran parte abbandonato a se stesso.
Laura Venturini, libreria Koobll
Marco Balzano, Resto qui, l’ho letto in due giorni e ho pianto. Si concilia la grande storia con la storia minima delle persone più semplici come contadini e pastori del Sud Tirolo. Parte dall’italianizzazione forzata di quell’area da parte di Mussolini e arriva fino agli anni ’50. La protagonista è una donna ma la vera protagonista è la diga che deve essere costruita. E’ il racconto di una parte d’Italia nascosta come quella delle valli alpine. Lei è una donna all’apparenza semplice ma dall’animo complesso.
Nella casa del pianista di Jan Brokken è il più bello dell’anno e Bagliori a San Pietroburgo dello stesso autore è il libro della mia vita. Studioso ed esperto di storia letteraria e cultura russa, Brokken cammina per le strade di San Pietroburgo e osservando i palazzi racconta i grandi autori, poeti, musicisti e letterati che hanno vissuto lì. Sembra di camminare con lui ed è l’occasione per conoscere la vita, a volte dolorosa, di artisti come Dostoevskij, Achmatova, Brodskij, Mendelssohn, Nabokov, Prokov’ef le cui vite scorrono parallelamente alla storia della Russia.
Nella casa del pianista invece Brokken racconta perché ha avuto una conoscenza diretta: era vicino di casa di Yuri Egorov, grandissimo pianista, fuggito dalla Russia negli anni ’70 per nascondere la sua omosessualità e proteggere la sua famiglia dalle ritorsioni del KGB. Si rifugia quindi ad Amsterdam dove morirà di AIDS. Brokken diventa un suo amico intimo e racconta le nevrosi, le paure e la ricerca di se stesso di questo acclamato pianista, uno dei più grandi interpreti di quegli anni.
Roberto Concu,
poeta e lettore molto forte
Un’odissea di Daniel Mendelsohn. Il viaggio di un figlio (l’autore) e di un padre. Un itinerario che si snoda tra l’aula in cui il primo, illustre classicista, tiene un seminario sull’Odissea al quale viene ammesso il padre, e una crociera a tema nei luoghi di Ulisse. Il padre è un serioso 81enne, matematico in pensione, che affronta le follie del poema con rigore etico-scientifico. Un viaggio che pagina dopo pagina diviene un memoir raffinato e sorprendente, capace di dare nuova vitalità al libro dei libri (leggi qui la nostra recensione).
L’ultimo degli Eltyšev di Roman Senčin (Fazi 2017). La letteratura russa ci regala un nuovo romanzo spietato sulla provincia, definito un Robinson Crusoe al contrario: i protagonisti scivolano via via in un’esistenza fallimentare sotto ogni punto di vista. Ma la provincia non è più quella di Tolstoj: non ci sono più fede né solidarietà che possano fermare il deterioramento assoluto dei protagonisti. Ognuno soccombe al proprio isolato individualismo e tutti alla potenza della natura. Una fotografia di questo tempo.
Exit West di Mohsin Hamid è un romanzo visionario, spietato e tenero. Ma anche scomodo sia per la biografia dell’autore, che per la domanda di fronte alla quale pone il lettore: in che mondo vuoi vivere? Un mondo chiuso, che ritorna al passato, fatto di confini e muri di cemento e ideologici? O un mondo in cui le porte sono aperte e ogni porta è una possibilità per aspirare a una vita dignitosa, dove mettersi in viaggio e andargli incontro (vedi qui la nostra recensione)? In realtà, come dice Hamid, siamo tutti frutto di migrazione e mescolanza.
Tiziana Zita, direttore responsabile Cronache Letterarie
Jezabel di Irène Nemirosky, una specie di Dorian Gray in gonnella, una donna bellissima e cattivissima che sacrifica tutto alla bellezza e alla giovinezza (vedi qui la nostra recensione). La paura di perderle muove ogni sua azione. E’ disposta a tutto pur di fermare il tempo che passa e ci riesce pure, ma a che prezzo?
Ci avviciniamo ai classici con deferenza, pensando che contengano un’antica saggezza e poi ci ritroviamo con Julien Sorel a cui in certi momenti avrei spaccato la testa per quanto mi faceva arrabbiare. Il rosso e il nero di Stendhal narra di un giovane molto ambizioso che compie una vertiginosa ascesa sociale, sebbene disprezzi profondamente le persone con cui vive. Le sue prime scalate sono quelle sentimentali che porta avanti come fossero piani di battaglie – prendere di nascosto la mano di Madame de Rênal è un’impresa eroica – salvo poi restare folgorato dalle sue prede.
Voci fuori campo di Ali Smith. Sono voci fuori campo di persone che non vorrebbero essere in sé. La protagonista è uscita dal cinema, è una creatura che vive nella fiction. La scrittrice scozzese ha messo tra i personaggi una funzione narrativa e l’ha vestita con le bellissime sembianze di questa donna che incanta tutti. E come una fata, una Mary Poppins ma più bella e impertinente che, una volta assolto il suo compito, scompare senza che gli atri restino attaccati a lei, alla sua immagine, alla nostalgia. Lei dà loro una nuova vita. Dà ad ognuno della famiglia quello di cui ha bisogno (qui trovi la nostra recensione). Un romanzo che non accetta mezze misure, o lo ami o lo odi.