Serenissime letture 2a parte

Libri su Venezia. Cronache Letterarie

Perché si è tanto scritto e si continua a scrivere di Venezia? Non è infrequente che l’incontro occasionale con l’opera di uno scrittore affetto dal mal di Venezia scateni nel lettore una bulimia letteraria che lo porti a desiderare la conoscenza di tutto lo scibile veneziano. Continua il viaggio attraverso le numerose pagine consacrate alla Serenissima (la prima parte la trovate qui). Un itinerario sentimentale nei fatti e nei luoghi veneziani che  è arrivato alle pagine pruriginose di Giacomo Casanova, alla battaglia di Lepanto, al secolo di Tiziano, fino alle relazioni epistolari.


Verrebbe spontaneo, giacché si orbita intorno a faccende pruriginose, citare Giacomo Casanova. Lo faremo difatti, ma con qualche aspettativa in più. Innanzitutto perché il nostro instancabile seduttore ha avuto il merito d’averci lasciato una delle cronache più rappresentative del secolo dei Lumi, e non soltanto per ciò che concerne la Serenissima. Storia della mia vita, seppur ampiamente romanzato e con tutta probabilità non sempre attendibile per quanto riguarda le sue scorribande amorose, è invero un inestimabile affresco della quotidianità settecentesca. La narrazione è talvolta stucchevole e lui presuntuosetto, sì, ma che ricchezza di dettagli! Par di poter osservare come in diretta quel che accade tra campi e campielli e lungo i sentieri battuti dai cavalli di posta.

Libri e Venezia. Vita di CasanovaChi invece fosse interessato agli aspetti biografici più che a quelli storici troverà in Vita di Casanova, di Luigi Baccolo, casanovista d’elezione, e in Casanova – Dalla felicità alla morte di Elio Bartolini, più maneggevoli ritratti. Allo stesso modo un frammento dell’intera biografia dell’irrequieto veneziano, quello riguardante la celebre evasione dalle prigioni di Stato, garantisce una gustosissima anteprima dell’opera omnia: La mia fuga dai Piombi è affascinante ed avvincente, e in questo caso anche testimonianza fedele, come dimostrato da numerose fonti storiche.

Ma non è solo questo. Leggendo Lettere a un maggiordomo, altro frammento biografico di suo pugno, e Dux, di Sebastiano Vassalli, si mette a fuoco qualcosa che prima era rimasta sensazione indefinita. Entrambi i volumi raccontano gli ultimi anni di vita di Casanova quando, lasciata la decadente Serenissima e trasferitosi presso il castello del conte di Waldstein a Dux, in Boemia, egli tira le fila della propria vita e scrive per l’appunto la sua ciclopica biografia (vedi qui anche la nostra recensione).

Le usanze stanno cambiando, la tempesta rivoluzionaria soffia sul vecchio continente, decretando la fine di un’era. È questo dunque: egli incarna la linea d’ombra che reca le avvisaglie dell’imminente società moderna, con le sue rivoluzioni metalliche e un po’ impersonali, e che farà sfumare, ghigliottine alla mano, le ragioni del romanticismo pre-industriale. Prende il via la storia moderna.

Il Settecento è l’ultimo bagliore dell’epopea veneziana, un’avventura unica e forse irripetibile, che vide un puntino della mappa geografica divenire luminoso come la regina delle stelle. La magnificenza raggiunta si contrappone all’indolenza di una civiltà che ha avuto tutto. È un trapasso malinconico e rimane la sensazione che qualcosa di importante andrà perduto per sempre. «Che popolo! Che gran foresteria!» sono i versi eloquenti di Angelo Maria Labia che nel 1775 prefigura il crepuscolo. «E pur no so el perché, mi pianzerìa.»
klkl

Libri e Venezia. La battaglia di Lepanto. La battaglia di Lepanto

È tale la tentazione di romanzare i fatti della storia veneziana da parte dei cronisti innamorati, che persino le faccende più cruente, e sono molte, giungono a noi avvolte in spire di sogno. La celebre battaglia di Lepanto, quale esempio più calzante, è ripercorsa e scandagliata in una moltitudine di volumi sotto forma di prosa, versi, canti.

Le narrazioni di Ivone Cacciavillani, in Lepanto, e Gianni Granzotto, in La battaglia di Lepanto, trasportano il lettore nel bel mezzo dei due immensi schieramenti navali, da una parte la flotta battente bandiera turca allestita a Costantinopoli e capeggiata da Alì Pascià, dall’altra la lega cristiana sospinta dai condottieri veneziani, spagnoli e pontifici, e ricostruiscono la progressiva animosità che condusse gli animi alla prova ultima, ma soprattutto rendono palpabile il clima di imminenza e la tensione che precedettero immediatamente lo scontro, quando per qualche istante le fazioni schierate restarono immobili e silenti, remo contro remo, in attesa dell’evento.

«Lo spettacolo era stato così improvviso e nuovo che la mente sembrava assiderata, incapace di prevedere alcunché. Credo sia questo l’animo di tutti i soldati negli attimi che precedettero la battaglia; un momento senza frontiere, vuoto di decisioni e di limiti».

Ecco i primi tiri a salve squarciare il silenzio, il segnale dell’attacco.
La ricostruzione scrupolosa della Battaglia di Lepanto è l’esempio di una tendenza tutt’altro che isolata.

Non è infrequente infatti che l’incontro occasionale con l’opera di uno scrittore affetto dal mal di Venezia scateni nel lettore una bulimia letteraria che lo porti a desiderare la conoscenza di tutto lo scibile veneziano. È il germe del sentimento, continuamente alla ricerca di nuovi portatori che lo ospitino. È così che sono nati molti dei più noti estimatori della Serenissima, divenuti poi a loro volta cantori dei fasti lagunari.

A chi dovesse riconoscere in sé questi sintomi consigliamo senz’altro l’assunzione di massicce dosi di Alvise Zorzi, scrittore e giornalista che ha dedicato tutta la vita allo studio e al racconto della civiltà e della storia veneziana. La repubblica del Leone è a un tempo fedele cronaca storica e ode appassionata, un lungo viaggio attraverso secoli di ineguagliato splendore in bilico tra Oriente e Occidente. Un viaggio che inizia quando gli Unni del famigerato Attila, e prima ancora i Visigoti di Alarico, fresco di sacco romano, spinsero le popolazioni dell’entroterra verso la fascia lagunare, un habitat dove terra e mare si avviluppano e si confondono. Siamo nel 421 Dopo Cristo e là, nei pressi dell’attuale Rialto, è ricondotta la leggendaria fondazione della città, un nucleo di capanne di legno…

«tra acqua e secche, ora ricoperte, ora scoperte dall’alternarsi delle maree. Non c’è rumore al di fuori del tonfo dei remi, del martellare dei costruttori di imbarcazioni, del ciangottare delle anatre selvatiche, com’è ancora adesso in fondo agli angoli più remoti della laguna».

Venezia nel secolo di Tiziano

Libri e Venezia. Venezia nel secolo di TizianoPrende il via l’ascesa che culminerà dopo più di mille anni di buon governo e caparbio desiderio di libertà nella sfavillante e cosmopolita Venezia del Cinquecento, una delle principali potenze europee ma soprattutto uno Stato illuminato, ineguagliato nel resto del Vecchio Continente per creatività artistica, libertà di costumi e indipendenza intellettuale.

Di Alvise Zorzi sono anche Venezia nel secolo di Tiziano, (prima pubblicato con il titolo La vita quotidiana a Venezia nel secolo di Tiziano) excursus su quell’irripetibile XVI secolo, e Canal Grande, volume che rievoca, seguendo idealmente il percorso del Canal Grande, «personaggi illustri e oscuri, dogi e gondolieri, dogaresse e cortigiane, avventurieri e letterati; fatti gloriosi e fatti criminosi, amori e rancori, processi politici e intrighi mondani di una società vitale e pittoresca.»

Le relazioni epistolari

Vi è infine un filone letterario che nel caso della Serenissima regala soddisfazioni particolarmente gustose, è quello dei carteggi, delle relazioni epistolari. Intriganti e spesso clandestine e compromettenti, da un lato appassionano, dall’altro documentano una volta di più la vita quotidiana del tempo. La scelta è più che ampia, qui citiamo Epistolari veneziani del secolo XVIII di Pompeo Molmenti, riferimento d’annata seppur di non facile reperimento, e soprattutto Caro Memmo, mon chere frère a cura di Nancy Isenberg.
Libri e Venezia. Un amore venezianoQuest’ultima, consigliatissima, lettura svela il rapporto epistolare intercorso tra Giustiniana Wynne, scrittrice angloveneziana, e Andrea Memmo, patrizio e senatore, attraverso un carteggio segreto durato due anni.

«Le parole scritte saranno l’unico strumento per tenere acceso il desiderio di entrambi. Si tratta di lettere che ruotano intorno a episodi in cui emerge la vulnerabilità di una giovane donna nell’epoca del Grand Tour – specialmente quando tenta di partecipare ai giochi del corteggiamento secondo le proprie regole – e propongono una cronaca veramente originale del mondo materiale e sociale cittadino nell’Europa del Settecento».

Curiosamente proprio mentre completava la sua ricchissima ricerca, Nancy Isenberg viene a sapere che la vicenda dei suoi due paladini è oggetto di studio anche da parte del giornalista Andrea di Robilant, il quale dispone nientemeno che delle missive originali, essendo Wynne e Memmo suoi antenati! Le lettere sono state trovate casualmente dal padre dell’autore nella soffitta di palazzo Memmo. Il volume in questione è Un amore veneziano.

Ci si chiedeva perché dunque si continua a scrivere di Venezia.
Di nuovo non sapremmo dirlo meglio di Diego Valeri.

«Storia e leggenda, verso e prosa, grandezza e decadenza, tutto è già stato messo a mano per tradurre in parola l’indicibile città. Risultato di tanto travaglio: molte mirabili e memorabili pagine, ma non una pagina che vi dia la chiave del mistero. Se si continua a scrivere di Venezia non è, dunque, perché si speri “sua laude finire”, ma soltanto “per isfogar la mente”. Così diceva Dante di Beatrice; così diciamo noi di questo nostro amore in forma di città.»

E così mentre da Punta della Dogana lasciamo correre lo sguardo sul Bacino di San Marco ci sembra che la conoscenza di ciò che qui è stato, colori gli umidi palazzi dalle porte storte, le misteriose pàtare affisse sui muri e le gondole dalla linea gotica che in silenzio scivolano nella nebbia, come pennelli una tela bianca, e senza che ce ne accorgiamo abbiamo superato i limiti del luogo materiale e siamo entrati in un’altra dimensione, quella della fantasia.

 

In ordine di apparizione

Guide sentimentali

Guida sentimentale di Venezia – Diego Valeri
Perdersi in Venezia. Una guida verso la luce – René Huyghe e Marcel Brion
Fondamenta degli incurabili – Iosif Brodskij
L’altra Venezia – Predrag Matvejević
Breviario mediterraneo – Predrag Matvejević
Corto sconto. Itinerari fantastici e nascosti di Corto Maltese a Venezia – Hugo Pratt, Guido Fuga e Lele Vianello
Leggende veneziane e storie di fantasmi – Alberto Toso Fei

Memoriali e faccende malandrine

Veneziaenigma – Alberto Toso Fei
Diarii – Marin Sanudo
Venezia libertina. I luoghi della memoria erotica – Claudio dall’Orso
Storia della mia vita – Giacomo Casanova
Vita di Casanova – Luigi Baccolo
Casanova. Dalla felicità alla morte – Elio Bartolini
La mia fuga dai Piombi – Giacomo Casanova
Lettere a un maggiordomo – Giacomo Casanova
Dux – Sebastiano Vassalli

Un po’ di storia

Lepanto – Ivone Cacciavillani
La battaglia di Lepanto – Gianni Granzotto
La Repubblica del Leone – Alvise Zorzi
Venezia nel secondo di Tiziano – Alvise Zorzi
Canal Grande – Alvise Zorzi

Carteggi

Epistolari veneziani del secolo XVIII – Pompeo Molmenti
Caro Memmo, mon chere frère – Giustiniana Wynne a cura di Nancy Isenberg
Un amore veneziano – Andrea di Robilant

Francesco Vitiello

Francesco Vitiello

Mi materializzo nel sempre più lontano 1972 all’ombra del Vesuvio e cresco tra sud e nord, divenendo infine l’ultimo degli apolidi. Di formazione scientifica, un bel giorno vedo le vie che mi conducono a guadagnarmi da vivere, bisticciare con le mie passioni, così pur occupandomi di numeri continuo ad amare le parole, il cinema, il teatro… e la pizza! Vivo e lavoro a Roma e sono sempre più convinto che la vita sia un viaggio di ritorno.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.