“Tutto, in natura, nasce da una simmetria. Tante cose in natura sono simmetriche, sai?”
“Cosa?”
“Ad esempio le stelle marine, i fiocchi di neve, le celle degli alveari delle api e i cristalli… l’uomo!”
Il Piccolo Principe
Tutti, prima o poi, abbiamo letto Il Piccolo Principe e ne siamo rimasti incantati. Nel suo capolavoro, Antoine de Saint-Exupéry ci ha restituito la grandezza e la bellezza della natura attraverso l’elogio della simmetria. Ma che la natura, quella umana, non sia poi del tutto simmetrica, lo si impara crescendo.
Questo lo sa benissimo Lisa Halliday, scrittrice americana che, con il suo romanzo di esordio Asimmetria (uscito in Italia con Feltrinelli il 30 Agosto scorso), spalanca una finestra sulle asimmetrie del quotidiano, quelle che più o meno consapevolmente, reggono qualunque relazione. Di amore o di potere.
E lo fa raccontando due storie all’apparenza distanti, che diventano il pretesto per esplorare le differenze del nostro mondo, ai tempi nostri.
La prima storia, quella di Alice. Una giovane donna di venticinque anni che lavora per una casa editrice di New York e sogna di diventare scrittrice. Una domenica pomeriggio, mentre legge seduta su una panchina di Central Park, viene abbordata da un uomo carismatico che riconosce essere Ezra Blazer, il leggendario premio Pulitzer per la letteratura. Nonostante i quarant’anni di differenza, tra i due nasce subito una storia d’amore.
È la storia di due generazioni a confronto, di una relazione ìmpari che si nutre proprio delle differenze. Un’asimmetria anagrafica che diventa simbolo di un limite che si può valicare, di un sentimento asimmetricamente autentico, fatto di piccole attenzioni e conversazioni talvolta banali. Uguale solo a se stesso.
Lui le posò le mani sui seni coperti dal maglione, come per imporle il silenzio.
“Questo qui è più grande.”
“Ah,” fece Alice, abbassando lo sguardo con aria sconsolata.
“No no, non è un’imperfezione. Non esistono mai due cose perfettamente uguali”
“Come i fiocchi di neve?” azzardò Alice.
“Come i fiocchi di neve” confermò lui.
La seconda parte del libro ci racconta la storia di Amar Jaafari, un economista iracheno-americano in viaggio verso l’Iraq per raggiungere suo fratello medico. Trattenuto dalla polizia di frontiera durante lo scalo a Heathrow, passa il weekend in custodia all’aeroporto. Durante i lunghi ed estenuanti controlli, Amar intraprende un viaggio tra presente e passato in cui la memoria restituisce ai lettori le fratture tra Oriente e Occidente, invitandoli ad abbandonare i pregiudizi delle differenze.
Tra le tante differenze, una era la lingua. Pur non avendo mai saputo l’etimologia che sta dietro a questa piccola asimmetria, immagino che questa diversità rappresenti secoli di dissidenza culturale e ideologica.
Per ultimo, un’intervista radiofonica che ci ripropone l’immagine di un anziano Ezra Blazer, protagonista della prima storia, ospite di una trasmissione della BBC. Lo scrittore è chiamato a raccontarsi attraverso la musica, quella che ha fatto da colonna sonora ai momenti più importanti della sua vita.
Asimmetria è un romanzo dalla struttura originale e dal linguaggio lucido e asciutto, intriso di citazioni letterarie e musicali. Un dittico con appendice che spinge il lettore a cercare una relazione tra le parti e che trova la sua chiave di volta proprio nel titolo. “Follia”, “Pazzia”, “Desert Island Discs con Ezra Blazer”, sono i titoli delle tre parti di un romanzo costruito abilmente, sfruttando le asimmetrie della narrazione.
La prima sezione è narrata in terza persona; la seconda in prima, con una voce più riflessiva, analitica; la terza è una trascrizione di un programma radiofonico. Un alternarsi di punti di vista che spiazza il lettore ma che non manca di rivelare l’asimmetria estetica del romanzo.
È nella natura umana cercare di imporre un ordine e una forma alle cose più provocatoriamente caotiche e amorfe della vita. Alcuni di noi per farlo inventano leggi, o disegnano linee sulla strada, o mettono dighe ai fiumi o isolano isotopi o migliorano la qualità dei reggiseni. Altri fanno la guerra. Altri ancora scrivono libri. Quelli più matti scrivono libri. Non ci resta che trascorrere le nostre ore di veglia nel tentativo di riordinare e cercare di dare un senso a questo perenne pandemonio. Creare schemi e proporzioni lì dove in realtà non esistono. E questa mania di addomesticare e possedere, questa follia necessaria, è lo stesso bisogno che fa scattare e durare l’amore.
Un romanzo che supera la forma classica proponendo uno sguardo diverso, capace da trascinare i lettori in profonde riflessioni.
E dunque assolutamente da leggere.