
Un meraviglioso viaggio nell’upper class newyorkese degli anni ‘50
Amazon Prime mi ha corrotto offrendomi €5 se avessi visto almeno 10 minuti di una qualsiasi serie sulla sua piattaforma; la locandina era carina e quindi ho scelto lei, The Marvelous Mrs. Maisel. Ammetto di aver visto questi 10 minuti in maniera piuttosto distratta ma, comunque incuriosita, sono arrivata alla fine del primo episodio.
Se va beh… ho finito pure la seconda stagione, talmente “fresca” che la versione italiana sarà disponibile solo dal 15 febbraio, ma non basta, sono andata ad assicurarmi che avessero già messo in scrittura la terza: e sì, ci sarà!
Per non parlare della colonna sonora,
che già da sola vale tutte e due le stagioni!

La serie ha fatto incetta di premi: 5 Emmy nel 2018, il Golden Globe come miglior serie commedia nel 2018 e come migliore attrice di serie commedia, sia nel 2018 che nel 2019. E devo dire che The Marvelous Mrs. Maisel (vedi il trailer) è una delle cose più divertenti che abbia visto negli ultimi anni. D’altronde l’ideatrice e scrittrice è Amy Sherman-Palladino, la show runner di Una mamma per amica, una delle comedy più viste degli ultimi 20 anni (leggi qui la nostra recensione).
Miriam “Midge” Maisel, la bellissima, bravissima e magrissima Rachel Brosnahan, è una ricca casalinga ebrea dell’Upper East side di New York negli anni ’50. Il suo sogno da bambina di avere “matrimonio/marito/famiglia/casa” perfetti, si infrange quando il marito Joel la lascia per la sua segretaria. Vagabondando in preda allo sconforto, misto a rabbia, si ritrova nel club dove il marito si esibiva come comico, senza gran successo.

Mrs. Maiserl sale sul palco e inizia a raccontare i fatti suoi, scoprendo di avere un grande talento comico. Una dipendente del club, Susie Mayerson (Tatiana Dessi), la sua esatta antitesi sia fisica che sociale, capisce immediatamente le sue potenzialità e la spinge a continuare per questa strada, autonominandosi sua manager.
Seguiamo quindi Midge Maisel nella sua nuova vita: mamma single tornata a casa dei genitori, con quello che comporta in termini di pressione sociale “Sei una donna single ora: ogni cena a cui andrai avrà questo scopo” (quello di trovare marito); comica in ascesa alle prese con il cinico mondo dello show business; donna romantica ancora innamorata del marito ma, femminista ante litteram, con una forza d’animo che le impedisce di farsi mettere i piedi in testa.
Il personaggio di Miriam Maisel è semplicemente perfetto!

A partire dagli outfit meravigliosi che sfoggia anche per andare a dormire. E’ vero che il fisico esile, alla Audrey Hepburn, dell’attrice certamente aiuta, ma comunque le sue mise farebbero venir voglia di vestirsi per andare a un cocktail in nuances abbinate, possibilmente nei toni del rosa, anche alla più fervente sostenitrice della “tuta tutta la vita”.

La moda raccontata nella serie ti trasporta nel look delle donne dell’epoca, ossessionate dal dettaglio e dall’accostamento perfetto.
Una delle scene più emblematiche da questo punto di vista è quando mamma e figlia stanno decidendo cosa mettere in valigia per le vacanze estive: l’intero salone è pieno di relle con decine di vestiti, uno più bello dell’altro.
“Mamma ho quattro vestiti da pic-nic”.
“Portali tutti, potrebbero organizzare quattro pic-nic”.
“E indossare lo stesso vestito per tutti e quattro? Il RIMORCHIO che ho noleggiato per le valigie non è molto grande”.
“Papà, sei sempre così spiritoso!!”

L’altra protagonista, trasversale alla maggior parte dei personaggi, è l’identità ebraica. La festa dello Yom Kippur, una delle fondamentali della religione ebraica, è il punto di partenza della serie: Joel Maisel la lascia la sera prima della super cena organizzata da mesi. Ed è sempre con la cena dello Yom Kippur che, un anno dopo, la seconda serie praticamente finisce.
L’ironia pervade trasversalmente tutta la serie, tra le battute che Midge Maisel dice sul palco e quelle che escono nel dialogo “normale”, come nel miglior Woody Allen: è un continuo botta e risposta sarcastico e irriverente su tutto quello che era socialmente rilevante negli anni ’50 tra i ricchi newyorkesi.
A proposito di tradizioni culinarie ebraico-americane…
C’è un dolcetto che compare praticamente in ogni caffetteria di New York (e di Tel Aviv, ma non divaghiamo): i RUGELACH.

Sono cornettini sfogliati, la cui origine si perde nella comunità degli ebrei ashkenaziti. La parola deriva dallo yiddish e vuol proprio dire “rotolini dolci”. In origine era un impasto lievitato, lavorato e sfogliato più volte,la cui peculiarità era avere la panna acida tra gli ingredienti.

Negli Stati Uniti hanno sostituito la panna acida con l’onnipresente Cream Cheese (il nostro Philadelphia©) e hanno tolto il lievito. La magia si compie con il riposo in frigo: questo che fa sì che, in cottura, il cornettino sfogli come la pasta sfoglia, ma senza aver dovuto lavorare un giorno interno per le pieghe e contropieghe necessarie per ottenerla. ATTENZIONE, ho detto più facile, non meno calorica. 🙂
Mentre la versione con il lievito è molto popolare in Israele, questa che vi vado a raccontare è la pietra-miliare-del-dolcetto degli ebrei americani. E, quindi, anche della nostra Midge Maisel.
I rugelach nascono come dolci, ripieni di cannella e uvetta, marmellata o cioccolato. Però l’impasto è neutro come sapore, quindi io li uso spesso per fare degli stuzzichini perfetti per l’aperitivo. Qualcuno ha detto prosecco?
Rugelach
Per l’impasto:
200 gr di farina
200 gr di burro tagliato a dadini, freddi
200 gr di Philadelphia©
1 pizzico di sale
Ripieno:
Patè di olive (come ho fatto io),
oppure pesto,
o pasta di pomodori secchi,
o quello che vi va, dolce o salato.
La sera prima, o almeno la mattina per la sera, mescolate insieme farina, sale e burro, lavorando con la punta delle dita e cercando di formare un miscuglio che abbia la consistenza sabbiosa. A questo punto unire il Philadelphia© e impastare il meno possibile, fino a che stia insieme. Modellatelo a disco, pellicolatelo e mettetelo in frigo per almeno 8 ore.
Prendete il disco dal frigo e allargatelo fino a farlo diventare del diametro di circa 24 cm: come un piatto piano, per intenderci. Potrebbe essere necessario dividere l’impasto in due parti, per ottenere due dischi. Non barate facendo un solo disco gigante perché i rugelach verrebbero troppo grandi: vi servono stuzzichini/dolcetti da mangiare in un boccone, non il cornetto del bar!

Dicevamo, avete questo disco di pasta di fronte a voi. Spalmateci sopra il ripieno scelto, facendo attenzione a non esagerare con la quantità e a lasciare circa 2 cm di bordo libero. Dividetelo in quarti e poi ogni quarto in tre, ottenendo dodici spicchi. Arrotolate ogni spicchio dalla base alla punta e piegate leggermente le estremità, così da formare il cornetto.
Metteteli su una teglia rivestita di carta forno e infornate a 180° per circa 20 minuti, fino a che non siano dorati.
L’ho adorata! Personaggi simpaticissimi, prima di tutti la “fantastica” Mrs. Maisel e la meravigliosa Susie. La Palladino non delude mai, è riuscita a passare da una serie sul rapporto tra una madre e una figlia, a una casalinga emancipata anni ’50 che si butta nel mondo della stand up comedy, tutto con un’ ironia unica! Per adesso aspetterò la terza stagione con ansia e continuerò a consigliarlo a tutti, perché purtroppo nonostante sia stato premiato non è molto conosciuto. Peccato, perché si meriterebbe più spettatori! Ma diamo tempo al tempo (anche perché per il momento tutto quello che non è su netflix è come se non esistesse).
Grazie Giulia,
Per me è stato un colpo di fulmine!