Nessuno è lo stesso per sempre
Nessuno è come sembra. Proprio nessuno.
Ti fidi di chi ti sta vicino? Sei pronto a credergli senza remore?
Questo libro dimostrerà quanto ci si possa sbagliare su qualcuno.
Ronald H. Balson è un avvocato con la passione della scrittura. Volevo solo averti accanto (titolo originale Once We Were Brothers) è stato il suo primo romanzo che quando è stato pubblicato, nel 2013, in pochissimi mesi raggiunse 100 mila copie vendute e acora oggi continuano le ristampe in differenti lingue. In Italia è stato pubblicato per Garzanti nel 2014.
Chicago, Illinois, 2004
Siamo a Chicago, Illinois, nel 2004, anche se il fulcro della narrazione sono gli avvenimenti occorsi a Zamosc, un piccolo villaggio della Polonia, durante la persecuzione nazista contro gli Ebrei, nella Seconda Guerra Mondiale.
Questo caso editoriale più unico che raro ha per protagonista Ben Solomon, un ebreo ultraottantenne scampato ai lager in Polonia ed emigrato negli Stati Uniti nel 1946.
Una sera il signor Solomon si presenta al Teatro dell’Opera di Chicago e punta una pistola contro Elliot Rosenzweig, il più ricco filantropo della città. E’ chiamato il Grande Benefattore, rispettato ed ammirato da tutti, ma in lui Solomon ha riconosciuto Otto Piatek, il feroce nazista che aveva mandato a morire gli Ebrei di Zamosc e ordinato la morte dei suoi famigliari. Nel villaggio dal quale entrambi provenivano e nel quale avevano vissuto un’infanzia felice come fratelli, durante guerra Piatek divenne noto come “il macellaio di Zamosc”.
Nessuno inizialmente crede alle accuse di Ben Solomon, né vuole ascoltarlo, ad eccezione dell’avvocaro Catherine Lockart. La giovane donna si lascerà sempre più coinvolgere dalla storia di Ben. Fino a decidere che non si arrenderà per nessun motivo, prima di raggiungere la verità.
Insieme a questi personaggi possiamo entrare in un racconto di coraggio, di amore per la giustizia, di amicizia e gelosie, che si svolge nei freddi inverni polacchi degli anni Quaranta prima e nelle strade di Chicago poi.
La banalità del male
Con la mia famiglia ho visitato il campo di sterminio di Dachau, in Germania; con i miei studenti quelli di San Sabba, a Trieste, unico campo di sterminio nazifascista sul territorio italiano. Le considero esperienze fondanti. Reputo un dono e un valore l’aver visto con i miei occhi certi luoghi e averli fatti vedere a mia figlia Sara.
Non può esistere uomo di coscienza e buon cuore che, impattando fisicamente con questi monumenti dell’orrore, non sia scosso da brividi di dolore. Sei pervaso da profondissimo sdegno per l’immenso, quanto immotivato, male, che il nazismo ha disseminato nel mondo.
La moglie di Ben Solomon si chiama Hannah, come la filosofia ebrea Hannah Arendt, autrice de La banalità del male, un testo nel quale, analizzando il comportamento e le dichiarazioni del gerarca nazista Eichmann mentre era sotto processo a Gerusalemme, sottolinea come anche il male compiuto ai danni di milioni di innocenti, possa essere assolutamente banale e realizzato dagli uomini più normali mentre eseguono gli ordini dei superiori.
La mancanza di idee proprie e la brama per il raggiungimento di una posizione sociale e professionale sicura, sono il presupposto fondamentale di ogni tentazione totalitaria. Situazioni in cui si tende ad estraniare il singolo dalla realtà per renderlo omologato alla massa e al volere del capo.
Un tempo eravamo fratelli
Questo libro ci svela come anche l’amicizia più pura debba fare i conti con i mutamenti e come la strada per la giustizia sia, sempre, in salita.
Sebbene Volevo solo averti accanto non sia una storia realmente accaduta, l’autore ha voluto inserirla in un contesto storico molto accurato, basandosi sull’acquisizione di fonti autentiche. Il libro conta su un vasto patrimonio di informazioni tratte dagli archivi storici e dai racconti di coloro che, purtroppo, le persecuzioni naziste le hanno subite davvero e, miracolosamente, ne sono usciti vivi.
Balson è riuscito ad entrare in contatto con i sopravvissuti, rivolgendosi allo staff dello United States Holocaust Memorial Museum di Washington e a quello dell’Illinois Holocaust Museum and Education Center.
Per questo il romanzo, oltre ad essere ben congegnato ed appassionante, appare così verosimile e ci regala l’occasione di riflettere in modo per nulla scontato sul genocidio del popolo ebraico. Genocidio operato con odio e crudeltà inusitati da Hitler e dai suoi gerarchi Himmler, Goring, Heydrich, per citare solo i più tristemente noti per disumanità.
Tre anni di ricerche
Le ricerche storiche per la stesura del romanzo hanno richiesto ben tre anni. Ha dedicato un intero anno agli studi sui nazisti che, sotto falsa identità, dopo il 1945 riuscirono ad introdursi negli Stati Uniti per sfuggire alla cattura e al processo. L’Office of Special Investigations, istituito all’uopo, stimò in circa 10.000 unità questi criminali latitanti. Purtroppo solo 75 di questi sono stati identificati, espulsi, processati e condannati.
Tanti sono i piccoli misteri ed i colpi di scena che, nel corso di queste bellissime 420 pagine, tengono viva l’attenzione del lettore.
Alcuni passaggi risultano veramente toccanti, ad esempio quelli in cui Ben Solomon parla con l’amatissima e defunta moglie Hannah. O quelli che mettono a nudo l’avvocatessa Lockhart, così dolce ed insicura eppure così fiera e piena di determinazione.
Il messaggio finale del libro è l’appello accorato affinché ogni essere umano lotti per la giustizia, quale che sia il prezzo per ottenerla. Mentre i dialoghi fra Ben e Catherine diventano quasi poetici, in particolare quando hanno per oggetto l’intuizione, quella sorella interiore che ogni tanto percepiamo e che, anche se non sappiamo dire perché, guida le nostre scelte e le nostre azioni, soprattutto quelle di cui non ci pentiremo mai.