È possibile scrivere una biografia artistica che copra solo l’arco temporale di 3 anni?
E’ possibile, tra ammirazione e invidia, emozionarsi davanti a dei disegni in bianco e nero?
È possibile, nello spazio di pochi metri, essere vittima di un furto d’arte?
Sì, è possibile. Succede dopo essere entrata in una piccola Galleria in via di Panico, a Roma.
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L’artista che espone le sue opere non ha ancora 11 anni
Si chiama Elena Sermoneta, ha un padre fotografo da cui forse, ma non è detto, deve aver ereditato la curiosità per quanto la circonda, cogliendone l’essenza. Osserva e ritrae: con un tratto di penna, senza esitazioni. Libera. Velocissima. Ogni cosa può diventare oggetto dei suoi disegni ma, a guardarli, sembra che la sua attenzione si concentri sui volti, le posture, gli ambienti.
A cominciare da se stessa: lo sguardo intenso di fronte allo specchio, in un autoritratto si rappresenta davanti ad una cartina geografica, con un binocolo, le gambe incrociate sul tappeto che, sì, potrebbe essere anche un tappeto volante. Realtà e fantasia, il desiderio del viaggio e la necessità di raccontarlo.
Si stupisce davanti allo stupore degli adulti.
“Quali sono i tuoi disegnatori preferiti?”
Non sa: ha un libro di Andrea Pazienza, ma ignora gli altri grandi italiani. Legge Topolino, e Tin Tin. E molti libri, cartacei. Quelli che riempiono la libreria del padre e che sono anche protagonisti delle sue ambientazioni.
“Cosa vuoi fare da grande? Andrai al Liceo Artistico?”
“Chissà, per il momento penso a finire le Elementari.”
Elena sembra timida, ma si muove tranquilla tra i visitatori della sua mostra, sempre più numerosi nei due week end in cui è stata organizzata: non guarda il registro degli ospiti, dove con una buona dose d’ironia ha disegnato due piedoni da turista; si concentra molto di più sui coetanei, cui regala in un istante il ritratto.
Nelle due stanze della Galleria c’è molto del percorso fin qui fatto dal questa bimba geniale da quando aveva tra i 7 e i 10 anni: soprattutto ritratti di famiglia in un interno, tra cui la prima realizzazione su tela dove ritrae, col solito tratto di penna deciso e immediato, il padre e la compagna. Ma in primo piano ci sono la sua mano, e il disegno che sta facendo. E c’è l’inizio del percorso, sorprendente.
Racconta Andrea Sermoneta: “Mia figlia disegnava anche prima, ma rimase colpita dai time-lapse dei disegni di Saleh Kazemi (ndr: il giovane fotografo/disegnatore iraniano che ha curato la mostra). Aveva voglia di fare qualcosa di simile. Nell’andare a vedere una sua mostra a Trastevere, le venne una gran voglia di disegnare, tanto che nel libro degli ospiti scrisse: – Mi sono piaciuti tanto i tuoi disegni, magari un giorno farò anch’io una mostra -. E corredò il tutto tratteggiando alla perfezione una poltroncina che si trovava lì.”
“A quel punto era giusto andarle incontro, con una prima lezione a casa della nonna materna: poche indicazioni, su come non rovinare la china senza premere troppo il pennarello, o l’idea di disegnare per ‘livelli’ iniziando da quello in primo piano, le proporzioni di quello che era in primo piano rispetto al secondo piano ed il fatto di mettersi fissa in un punto della stanza e disegnare tutto quello che si vedeva. “
Poi il padre e Saleh si sono messi a fare altro, fino a quando, nell’incredulità di tutti, ecco comporsi sul foglio bianco la Canon paterna poggiata sul tavolo e i mille altri oggetti, in dettaglio, di quel quotidiano. Era il primo disegno del “nuovo corso” di Elena. Velocissima ad apprendere, ma restia ad imitare.
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Ritratto di famiglia in un interno
Nascono così i suoi personaggi “in azione”, come in questo “ritratto di famiglia in un interno”: il fratello adolescente con lo sguardo altrove, il giovane maestro che l’affianca ma si copre la bocca, quasi a suggerire la non-invadenza dell’insegnamento; il padre in secondo piano, appoggiato ad uno stipite, attento ma discretamente più lontano. E al centro lei, col suo talento e la sua capacità di cogliere la valenza simbolica dei gesti (vedi prima illustrazione in alto).
Alla Mostra era possibile acquistarne le copie della disegni della giovane illustratrice: dalla vendita sono stati ricavati 1.050 euro, e devoluti in parti uguali all’Associazione 21 Luglio…
(Organizzazione non profit che supporta gruppi e individui in condizione di segregazione estrema e di discriminazione, tutelandone i diritti e promuovendo il benessere delle bambine e dei bambini) e a Etnopsicoterapia Sospesa. Entusiasta sia della piccola artista che dell’iniziativa, avevo comperato tre copie, ma è bastato un attimo di distrazione mentre aspettavo l’autobus perché me le rubassero. Vorrà dire – ho pensato – che Elena avrà altri estimatori. E sono tornata indietro, e ho acquistato altre copie. Felice.