Les Italiens di Enrico Pandiani

La vecchia copertina de “Les Italiens” e sotto la nuova, nell’edizione pubblicata di recente da Rizzoli

Les Italiens sono i membri di una squadra di poliziotti parigini della Brigata Criminale, tutti accomunati da origini italiane, rese evidenti dai cognomi, anche se in verità dell’Italia ammettono di saperne ben poco.

Giallo. Cronache Letterarie

Però non facciamo in tempo a conoscerli che già due di loro devono salutarci per sempre, ammazzati da un cecchino che spara a ripetizione alla finestra del loro ufficio dal palazzo di fronte. Insieme a loro, ci rimette le penne anche una poveretta che si trovava lì per una semplice denuncia. I superstiti si precipitano nell’appartamento da cui sono partiti i colpi, armati di tutto punto, e ci trovano soltanto una bella donna legata, imbavagliata e bendata ma fortunatamente viva.

Mentre l’indagine sui fatti parte con i rilievi della Scientifica, uno dei superstiti, il commissario Mordenti, viene convocato dai superiori che gli affidano un incarico apparentemente banale: riaccompagnare a casa una ragazza che si è recata in commissariato a denunciare una grave effrazione nella sua residenza.

Come si vedrà presto, si tratta di una ragazza molto speciale. Ma speciale davvero.
Il commissario Mordenti, che sarà il protagonista dei romanzi della serie Les Italiens, non è per niente entusiasta dell’incarico e invece vorrebbe occuparsi delle indagini sull’assassinio dei suoi colleghi, senza perdere tempo con un lavoro di bassa manovalanza.

Ma, dal momento in cui lui e la ragazza raggiungono la casa di lei, comincia una vera e propria odissea in cui sono costretti a fuggire continuamente e rischiano la vita diverse volte. Tutto questo, accidentalmente, è pure collegato alla sparatoria iniziale, quella in cui sono morti i due colleghi.
A rivelare altro, a questo punto, si guasterebbe la lettura del libro. E sarebbe, giusto per restare in tema, un vero delitto.

Enrico Pandiani (che tra l’altro ha partecipato al nostro Book Club su Lavoro a mano armata di  Lemaitre) ha un illustre passato da fumettista ma anche da lettore di un certo tipo di gialli, per cui si muove molto a suo agio nel genere. I biografi raccontano che da adolescente aveva una predilezione per le avventure del commissario Sanantonio di Frédéric Dard (1921-2000), una serie che ebbe successo quando uscì, tra il 1949 e il 2001. Si tratta di 173 romanzi che hanno venduto oltre un milione di copie. In Italia se ne possono leggere parecchi sia nella bella edizione vintage di Mondadori degli anni ’70, sia in quella filologicamente molto più accurata che E/O sta pubblicando da pochi anni. Dalla serie sono stati ricavati anche quattro film, di cui tre arrivati in Italia, e otto albi a fumetti, di cui due tradotti in Italia.

Gli echi dei romanzi di Sanantonio sono piuttosto evidenti nella ritmica quasi frenetica con cui si succedono gli eventi e nel tono scanzonato dello stile, con il racconto in prima persona, fatto dal commissario Jean Paul Mordenti. Qui però si utilizza come tempo verbale il passato prossimo al posto del presente di cui si serviva Dard nei romanzi di Sanantonio.

Enrico Pandiani

Non è la sola differenza, un’altra cosa che manca è l’inventiva verbale che ha sempre reso i romanzi di Dard difficilissimi da tradurre, pieni come sono di espressioni fantasiosamente gergali e originalissime. Tuttavia, non si può certo dire che Les Italiens sia un romanzo dal lessico piatto: anzi, pur nell’essenzialità delle descrizioni (una cosa frequente quando si privilegia la rapidità del ritmo), il tono del protagonista riesce a coinvolgere il lettore negli avvenimenti che si susseguono uno dietro l’altro, anche se la tensione non è mai eccessiva, neanche quando le scene si fanno piuttosto truculente.

In taluni momenti, in effetti, si ha la sensazione che Pandiani si sia fatto un po’ influenzare anche da un altro autore d’antan, l’inglese Peter Cheyney (1896-1951), autore di romanzi hardboiled che si servivano brillantemente dei più classici stilemi del genere per realizzare quella che ai lettori sprovveduti sembrava la massima espressione del genere, mentre a quelli esperti sembrava una parodia (e il dubbio a molti è rimasto). Tra l’altro, Cheyney, pur essendo inglese e ambientando i suoi romanzi per lo più in Usa, non è affatto estraneo alla cultura francese: dalle sue opere, infatti, i registi francesi hanno tratto ben 7 film, tra il 1953 e il 1991, tutti interpretati da Eddie Constantine come protagonista, nel ruolo dell’agente segreto Lemmy Caution. E due di questi film li ha diretti Jean-Luc Godard, mica Pinco Pallino…

Comunque sia, Les Italiens rende doverosamente omaggio a una tipologia di romanzo popolare che ha dovuto faticare parecchio prima di riuscire a imporsi presso la critica più esigente. E lo fa in modo piacevole e spesso divertente, almeno per chi non si fa impressionare facilmente dai momenti splatter in cui si consumano le diverse “rese dei conti”, attraverso le quali il protagonista giunge faticosamente a dipanare la matassa del mistero (tutt’altro che forzato o banale) che fa da filo conduttore al romanzo.

Pubblicato nel 2009 e ripubblicato da Rizzoli nel 2019, Les Italiens è il primo romanzo di Pandiani e un buon punto di partenza per conoscere la sua narrativa. In seguito ha continuato con la serie ambientata a Parigi che ha per protagonisti Les Italiens, l’ultimo romanzo della quale è Ragione da vendere, uscito di recente. Nel 2012 con La testa e la coda Pandiani ha iniziato una nuova serie, ambientata a Torino, che ha per protagonista la detective Zara Bosdaves. Ha scritto anche un paio di pezzi unici tra cui Polvere.

E per finire ecco lo straordinario incipit de Les Italiens

Il primo proiettile ha attraversato la finestra con un colpo secco, è entrato nella pancia di Gaston, ha fatto il Tour de France fra le sue trippe ed è uscito poco sotto la scapola sinistra. Poi si è conficcato nel muro.
Il secondo e il terzo hanno polverizzato una pila di compact disc e la Tour Eiffel di cristallo poggiata sul computer di Servandoni. Due vibrazioni del vetro mentre Gaston si accasciava per terra.
Il quarto ha trapassato con un tonfo sordo il torace della tipa seduta davanti a me e il quinto le ha attraversato la testa portandosi via frammenti di osso, sangue, idee e cose varie.
Il sesto e il settimo non hanno fatto altri danni all’infuori del distributore dell’acqua alle spalle di Servandoni; il boccione, colpito in pieno, è scoppiato inondando lui e il pavimento dell’ufficio.
La ragazza davanti a me è scivolata giù dalla sedia guardandomi fisso negli occhi mentre l’ottavo proiettile frantumava l’avambraccio di Martini e il nono faceva scoppiare il suo monitor in una nuvola di fumo e vapore informatico.
Il decimo e l’undicesimo sono passati sopra la mia testa perché a quel punto mi sono buttato per terra come già avevano fatto gli altri.
Si è aperta la porta dell’ufficio e Delpeche è entrato con le mani sui fianchi. «Che cazzo succede qui dentro?» ha domandato guardandosi attorno. Si è beccato il dodicesimo proiettile dritto nello sterno. È volato fuori dalla porta come se lo avessero tirato per le spalle con un filo invisibile.
Durata dello show: sì e no una decina di secondi.

 

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Roberto Cocchis

Roberto Cocchis

Classe 1964, insegnante di liceo, autore di un piccolo successo editoriale (Il giardino sommerso, Lettere Animate, 2017) e di altre opere di narrativa, collaboratore di Cronache Letterarie e di Vanilla Magazine; amo i misteri e i gialli, sia quelli veri sia quelli inventati, con preferenza per quelli dimenticati e soprattutto quelli introvabili: vedi la mia rubrica su Cronache Letterarie.

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