Classe ’64, milanese-siciliano, giornalista di lungo corso, Gaetano Savatteri pubblica romanzi dal 2000 e, nel tempo, è riuscito a costruirsi una piccola ma significativa nicchia nel panorama della narrativa “gialla” italiana, grazie a una discreta capacità di muoversi tra storie con personaggi fissi e storie senza personaggi fissi. Qualità non comune tra gli attuali scrittori del genere, almeno in Italia.
Il più recente dei suoi romanzi, Il delitto di Kolymbetra, appartiene alla categoria “personaggi fissi” poiché il protagonista, che è anche l’Io narrante, è Saverio Lamanna, lo scrittore già al centro del suo romanzo La fabbrica delle stelle e di alcuni racconti.
Da Milano alla Valle dei Templi di Agrigento
All’inizio, l’azione si svolge a Milano, città che Lamanna sembra amare e odiare allo stesso tempo, poi si sposta in Sicilia, nella Valle dei Templi di Agrigento.
“Il famoso archeologo Demetrio Alù viene trovato ucciso a Kolymbetra, il giardino incantato della Valle dei Templi di Agrigento. Un delitto inspiegabile, consumato tra mandorli, rovine e ulivi saraceni, sotto lo sguardo indifferente del Tempio dei Dioscuri”.
La trama fonde due vicende che si dipanano parallelamente. Nella prima Lamanna è cooptato dall’amico Peppe Piccionello. Nella seconda è coinvolto in un lavoro da inviato per “LiveSicilia”, testata per la quale dovrebbe realizzare servizi video sui luoghi della Sicilia, patrimonio dell’Unesco.
Entrambe le vicende sono caratterizzate da una adeguata dose di drammaticità e vivacità, anche se sono molto diverse tra loro. La prima corrisponde a un noir pieno di dubbi e sospetti, in cui non si sa mai chi sta con chi e per quali ragioni. Ha al centro una coppia in fuga e sotto protezione dopo che il fratello di lui ha denunciato il racket. Lei invece è una lontana parente di Piccionello.
La seconda è a tutti gli effetti un mystery classico, con un cadavere molto ingombrante. Un anziano e stimatissimo professore di Archeologia, rinvenuto con la testa spaccata nel giardino di un lussuoso hotel con vista sulla Valle dei Templi, durante un congresso.
Non anticipo niente dello svolgimento delle due storie, se non che alla fine una terminerà in un modo elegantemente prevedibile. Mentre l’altra in un modo assolutamente originale. Non dico però quali, per non rovinarvi il gusto della lettura.
Lo stile di Savatteri è scanzonato e giocoso, favorito in questo dall’uso della prima persona e dal tempo presente. La sua Sicilia non è per nulla oleografica e, quando fa capolino qualche cliché, c’è sempre una buona ragione. Anche se, alla fine, tante citazioni gettate lì con nonchalance e alcune ironie che si ripetono un paio di volte più del necessario, forse, sono un po’ superflue.
Sotto quasi ogni aspetto, comunque Il delitto di Kolymbetra è un romanzo piacevolmente leggero, che neanche le complicazioni sentimentali del protagonista, tutt’altro che banali, riescono ad appesantire.
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