Good Omens. Il genere umoristico apocalittico

Good Omens: il romanzo e la serie tv

Good Omens
Ci sono romanzi che sono avvolti da un’aura speciale, tale da sviluppare una vera e propria fanbase, quasi fossero delle star. L’affetto per questi romanzi ce li rende familiari, come quei luoghi di villeggiatura dove si va tutti gli anni per ricrearsi. Magari per fare gli stessi giochi un po’ sciocchi ma che ci fanno sentire più leggeri.

Quel genere di romanzi, per capirci, che sa stimolare la fantasia e intrattenere nello stesso momento in cui smaschera i cliché e le manie del nostro tempo.
Quel genere di romanzi, infine, che quando vengono adattati per il piccolo o grande schermo, vengono trasposti con una cura e un amore che fanno filare tutto liscio e lasciano soddisfatti tutti, vecchi e nuovi lettori.

Due mostri sacri del fantasy: Terry Pratchett e Neil Gaiman

Ecco, Good Omens, firmato a quattro mani da due mostri sacri del fantasy come il compianto Terry Pratchett e Neil Gaiman, è decisamente uno di quelli. La premessa è tanto lineare quanto intrigante: un angelo e un demone, che hanno vissuto fra gli uomini dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre fino ai giorni nostri, decidono di unire le forze per sventare l’Apocalisse, alla nascita dell’Anticristo.

Good Omens
Neil Gaiman e Terry Pratchett all’uscita del romanzo, nel 1990

Prendendo spunto dalla biblica Apocalisse di San Giovanni, Pratchett e Gaiman si lanciano in una rilettura aggiornata e dissacrante della vicenda, adottando come protagonisti due personaggi semplicemente irresistibili: lo sfacciato demone Crowley, orgoglioso proprietario di una Bentley che è quasi una sua estensione, e il candido angelo Aziraphale, che vive in una libreria antiquaria dai cui libri non sa separarsi.

Pur servendo fazioni opposte i due, nel corso dei secoli, hanno stretto un’improbabile amicizia basata sul comune apprezzamento per i mortali e le loro invenzioni, a partire dalla buona cucina. In effetti Crowley e Aziraphale sono così immersi nel mondo da non avere nessuna voglia di vederlo finire. Né tantomeno hanno voglia di combattere l’uno contro l’altro. Così quando Crowley viene incaricato di depositare il neonato Anticristo presso la sua nuova famiglia terrestre, i due si accordano per annullare le reciproche influenze sul bambino.

People being fundamentally people

A un certo punto l’Anticristo dovrà scegliere una fazione per avviare la battaglia finale che metterà fine al mondo e segnerà l’inizio, o di un eterno, tormentato inferno, oppure di un eterno, noiosissimo paradiso.
Il problema è che al momento di sostituire un comune neonato con il tutt’altro che innocuo Anticristo in fasce, una suora satanica (una delle tante, brillanti invenzioni del romanzo) commette un piccolo errore…

Può aiutare a comprendere le vicende umane chiarire che gran parte dei trionfi e delle tragedie della storia non sono causati da uomini irrimediabilmente buoni o cattivi, ma da uomini che sono irrimediabilmente uomini.

“People being fundamentally people”: in originale. Se avete un minimo di conoscenza della lingua, leggetelo in inglese o perderete metà della ricchezza della scrittura.

Good OmensCon un salto di 11 anni si arriva quindi all’ultima settimana pre-apocalittica, dove seguiremo i due protagonisti, l’Anticristo preadolescente con i suoi inseparabili amici più cari. I quattro Cavalieri dell’Apocalisse, una strega alle prese con le fin troppo accurate profezie di un’antenata e un imbranato cacciatore di streghe.

Pratchett e Gaiman si sono regalati con Good Omens un divertissement dotto, pieno di riferimenti che vanno dalla cultura pop ai sacri testi, intriso di ironia e battute fulminanti e caratterizzato da un’inventiva inarrestabile. Fortunatamente Gaiman si è premurato di curare personalmente l’adattamento del romanzo per la stessa Amazon con cui già collabora per la trasposizione di un’altra sua opera di grande successo, American Gods.

Uno dei migliori adattamenti di un’opera letteraria

Virtualmente uno dei migliori adattamenti per il piccolo schermo di un’opera letteraria, Good Omens ha un grado di fedeltà all’originale tale da potersi permettere di discostarsi dal romanzo senza darne troppo l’impressione. Consapevoli che lo stile di scrittura, così ironico e brillante, meritava di non andare perso, Gaiman e il regista Douglas Mackinnon hanno deciso di adottare una voce narrante di lusso, nientemeno che il premio Oscar Frances McDormand negli invisibili panni di Dio.

John Hamm: da Donald Draper in Mad Men all’Arcangelo Gabriele in “Good Omens”

Un casting perfetto: Michael Sheen e David Tennant

Poi si son presi un’intera puntata per dare spazio alle avventure di Crowley e Aziraphale nel corso dei secoli, ridotte a poche pagine nel romanzo, e han dato più spazio alla presenza allegramente impositiva dell’Arcangelo Gabriele, impersonato dal John Hamm di Mad Men. Ma soprattutto han chiuso il casting ideale selezionando due attori semplicemente perfetti per i rispettivi ruoli: Michael Sheen come Aziraphale e David Tennant come Crowley.

Il primo assurto a notorietà internazionale per aver vestito i panni di Tony Blair in The Queen, il secondo uno dei Dottori più amati di una delle serie più cult di sempre, Doctor Who. Entrambi hanno indossato i panni celestiali e diabolici con una naturalezza quasi magica.

L’Aziraphale di Sheen è impacciato e timoroso, un candido dotato di smisurata fede nel Piano Ineffabile. Ma al tempo stesso è pigramente legato alle sue abitudini goduriose ed è perfettamente bilanciato dallo sfacciato Crowley di Tennant, una specie di rockstar disillusa e senza remore ma sempre pronto ad accorrere in aiuto del suo angelico amico.

L’interazione fra i due è scoppiettante ed è uno dei piaceri di questa serie, così come l’assoluta aderenza al romanzo, perfino nella colonna sonora punteggiata da brani dei Queen che risuonano ripetutamente nella Bentley di Crowley.

Nella prefazione Pratchett e Gaiman definiscono Good Omens come il libro “più riparato al mondo”, ricordando le innumerevoli copie vissute, cadute nella vasca e macchiate, autografate ai fan nel corso degli anni. Nell’era digitale, che pare lontana anni luce dal 1990 della prima edizione originale, forse le copie cartacee saranno meno presenti ma c’è da scommettere che il romanzo sarà ugualmente letto e riletto. Così come la serie verrà vista più e più volte… E buona apocalisse a tutti!

Marzia Flamini

Marzia Flamini

Prima di approdare alla Finarte, sono stata assistente in una galleria d'arte a Via Margutta, guida turistica e stageur fra musei, case d’asta e la rivista ArteeCritica. Vivo circondata dai libri, vado al cinema più spesso di quanto sia consigliabile e viaggio appena posso.

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