Venezia 76: che bella la mostra quest’anno!

Dalla nostra inviata Marzia Flamini, Venezia 76

Venezia 76Se il cinema è quell’arte capace di riassumere tutte le altre, un festival cinematografico è quella rassegna che riesce a intercettare l’esprit du temps meglio di mille saggi e riflessioni.
Pur non scarseggiando, i festival veramente rilevanti sono pochi: nel Vecchio Continente a contendersi il titolo sono solo due, Cannes e Venezia. Inutile girarci intorno: nonostante l’aura di esclusività e raffinatezza che circonda la Croisette, negli ultimi anni è stata Venezia a presentare più film e attori da Oscar.

Senza contare la querelle che divide Cannes da Netflix, nuovo big player del mercato cinematografico che anche quest’anno è stato accolto a Venezia, ma non in Francia. Non stupisce quindi che gli accrediti e il pubblico siano aumentati significativamente. Né che assistendo alle proiezioni in sala e passeggiando per il Lido si sia avvertita più che mai la sensazione di un cambio di passo.
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Dopo due edizioni che meditavano sulla società evidenziandone tutte le criticità con uno sguardo sognante o malinconico, la 76a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha messo in scena un invito alla resistenza e alla ribellione. Ma soprattutto ha puntato i riflettori su un aspetto quantomeno inatteso, ovvero la morale.

Venezia 76: la legge morale dentro di me

Così avrebbe detto Kant ed è proprio quello che paiono rivendicare i protagonisti della maggior parte dei film in concorso. Tracciando un percorso ideale con le scorse edizioni del festival si potrebbe dire che, analizzata la crisi profonda di una società sempre più traballante, insicura e impaurita dal mondo esterno, si viene a riscoprire la forza e soprattutto la necessità dei principi morali.

Venezia 76
Jean Dujardin e Louis Garrel in J’accuse di Roman Polanski

Le brutture del mondo non possono scalfire una bussola intangibile come la morale, la dignità personale e professionale, l’onore. Parola quest’ultima che alle nostre orecchie suona purtroppo quasi sospetta, tanto siamo avvezzi alle sue storture da Ventennio più che alla sua cristallina bellezza. Eppure l’integrità del protagonista di J’accuse di Roman Polanski, titolo italiano L’ufficiale e la spia, forse il più bello dei film visti al festival quest’anno, è la purezza di chi obbedisce alla propria coscienza e non è disposto ad abiurare alla verità e alla giustizia neppure per salvarsi la vita o la carriera.

Venezia 76: al centro Mila Alzahrani, la protagonista di The Perfect Candidate della regista Haifaa Al-Mansour

La protagonista di The Perfect Candidate, film ambientato in un’Arabia Saudita che sta lentamente cambiando, mette in gioco sé stessa per una causa che ritiene giusta. Asfaltare la strada che porta all’ospedale della sua cittadina. Si candida al consiglio comunale per un equivoco ma poi porta la sua campagna elettorale fino in fondo. E’ incurante dei pregiudizi perché sa che se non sarà lei a battersi per quell’asfalto non lo farà nessun altro. E i malati continueranno a non poter raggiungere per tempo il pronto soccorso.

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Nate Parker, regista di American Skin, presentato a Venezia da Spike Lee

Fa la cosa giusta era il titolo di un film capitale di Spike Lee, sbarcato anche lui al Lido per presentare il nuovo lungometraggio di Nate Parker American Skin, e sembra che sia stato finalmente preso in parola dai vari personaggi dei film in concorso.

Persino quando la reazione alle ingiustizie della società prende una china malsana e anarchica come nel Joker di Todd Phillips, l’altro film imperdibile del festival, ha comunque una sua importanza quale innesco di un processo di presa di coscienza. Sì, Joker è un matto certificato, ma il crollo dei valori ha moltiplicato per cento la sua pazzia. Come sempre accade agli ultimi, a coloro che sopravvivono ai margini della società. Se non fosse stato così folle forse avrebbe fondato un impero economico. Invece diventa un assassino seriale che catalizza su di sé la rabbia rancorosa degli strati più poveri della società. Quelli che si radunano senza proposte alternative, solo per incendiare e vendicarsi di un mondo diviso fra noi e loro.

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Joaquin Phoenix è il protagonista di Joker di Todd Phillips

L’Unicef, che da anni presenta con brevi video promozionali la propria attività prima dell’inizio delle proiezioni per il grande pubblico, quest’anno ha voluto sottolineare proprio come i ragazzi si stiano attivando da soli, compresa la celebre Greta Thunberg. Fare la propria parte per una giusta causa. Per la dignità propria e del proprio paese. Con la coscienza che ciò richiederà sacrifici ma non per questo rinunciando. Se non è la soluzione è quantomeno un primo passo per raddrizzare il timone del mondo.

Come facevano nel loro piccolo la protagonista di Tre manifesti a Ebbing, Missouri o quella de La forma dell’acqua: e se questi film da Oscar hanno, nelle scorse edizioni del festival, mostrato la strada, la sensazione è che non siano più esempi isolati e rari. Non è solo fiction, attenzione: c’è tanta realtà dietro questi film. Steven Sodenbergh e Costa-Gravas si sono ispirati alla cronaca (economica e politica) per i loro film sui Panama Papers (The Laundromat) e la crisi greca (Adults in the Room). Documentari imperdibili come Woman di Anastasia Mikova e Yann Arthus-Bertrand e Citizen K di Alex Gibney si basano su interviste che presentano la realtà attraverso gli occhi di chi la vive sulla propria pelle.

Scarlett Johansson e Adam Driver, interpreti di Marriage Story di Noah Baumbach

Il mondo non è ancora migliorato, anzi. Storicamente è pieno di brutalità, malvagità e perversioni, come un qualsiasi segmento del durissimo The Painted Bird del ceco Václav Marhoul, ambientato nella la Seconda Guerra Mondiale, dimostra ampiamente. Ma sta a noi cambiarlo, passo dopo passo, nel privato scegliendo il rispetto e la comprensione. Senza per questo rinunciare a far valere le proprie posizioni (vedi le scene da un divorzio di Marriage Story di Noah Baumbach), nel sociale e nella politica battendosi per ideali che sembrano lontani ma che hanno ripercussioni nel quotidiano. Senza rinunciare al sorriso e all’ironia, capaci di rimettere tutto in prospettiva e di alleggerire il cammino. Un festival dunque che sa leggere il mondo e persino indirizzarlo, attraverso una selezione di film quest’anno veramente di alto livello.

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Marzia Flamini

Marzia Flamini

Prima di approdare alla Finarte, sono stata assistente in una galleria d'arte a Via Margutta, guida turistica e stageur fra musei, case d’asta e la rivista ArteeCritica. Vivo circondata dai libri, vado al cinema più spesso di quanto sia consigliabile e viaggio appena posso.

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