Chi non ha mai incontrato dio sulla Terra,
non lo incontrerà neppure nello spazio.
Così Jurij Gagarin, in orbita intorno alla terra, sulla navicella Vostok 1, poteva confermare dal vivo l’ateismo universale dello stato comunista: con “dio” scritto rigorosamente in minuscolo.
Ma se il giovane sovietico non credeva in dio, in qualcosa doveva pur credere. Ed ecco che nasce l’idea del “paradiso in terra”. Perché aspettare di morire, se con l’aiuto di scienza e tecnologia si poteva aspirare ad un mondo perfetto in cui l’uomo, liberato dal lavoro, dallo sfruttamento e dalle malattie, si potesse dedicare a sviluppare la propria personalità?
La scienza contro l’oscurantista religione ortodossa
Il terreno in Russia era già fecondo per il Cosmismo. Alla fine dell’ ‘800, il filosofo Nikolaj Fёdorov aveva elaborato una sorta di Cristianesimo interventista in cui l’uomo doveva impegnarsi, con i mezzi della scienza, a imporre il proprio dominio sulla natura. Doveva raggiungere l’immortalità e colonizzare l’universo. In pratica si profilava un uomo più simile a Dio.
Nacque così il Cosmismo, una religione scientifica che all’inizio della rivoluzione bolscevica trovò molto credito.
Al Cosmismo (leggi anche qui) apparteneva Konstantin Ciolkovskij, il Leonardo sovietico. Scienziato, filosofo, scrittore di fantascienza, non si limitò a immaginare la conquista dello spazio ma progettò missili a tre stadi, corredandoli di formule matematiche. Ispiratore della cosmonautica sovietica, onorato dalla Russia staliniana fu però costretto a limitare le sue speculazioni filosofico religiose, messe all’indice dall’ortodossia sovietica. Morirà nel 1935 onorato dal funerale sulla piazza Rossa.
Nasce la rivista Tekhnika Molodezhi (la tecnica ai giovani)
E’ in questo favorevole clima scientista che nasce la rivista Tekhnika Molodezhi (la tecnica per i giovani) che accompagnerà con le sue copertine la storia dell’Unione Sovietica.
Il primo numero della rivista esce nel 1933, con l’intento di fornire ai giovani informazioni tecniche ingegneristiche. Si tratta di un bollettino stampato in poche copie per la carenza di carta dovuta alla crisi economica.
Inizia ad affacciarsi alla fantascienza
Durante l’invasione nazista del 22 giugno 1941, Tekhnika Molodezhi infonde coraggio ai giovani soldati russi impegnati al fronte. Li rassicura con la descrizione di armi invincibili che gli scienziati sovietici progettano nei laboratori segreti degli Urali. Per impedire che le fabbriche cadano nelle mani tedesche, i russi intraprendono un colossale trasferimento di fabbriche dalle pianure ai monti inaccessibili.
Ogni giorno, fino al completamento dell’opera, partivano 1000 vagoni carichi di macchinari e tecnici. Alla fine del 1941, 1.500 fabbriche erano state trasferite sugli Urali e in Siberia.
A poco a poco, il filone delle “armi fantascientifiche” avrà sempre più spazio sulla rivista, tanto da far ipotizzare una collaborazione col ministero della difesa per “disinformare” e confondere l’Occidente. Così da scientifica diventa sempre più fantascientifica.
Dal ’46 al ‘55, con il IV e V piano quinquennale, dedicati principalmente ad aumentare la produzione agricola e i beni di consumo, le copertine di Tekhnika Molodezhi si adeguano e celebrano i processi di meccanizzazione dell’agricoltura e lo sviluppo della fabbrica moderna.
La conquista dello spazio: Jurij Gagarin
A metà degli anni ‘50 inizia anche l’avventura spaziale che culminerà nel 1961 con il volo nello spazio di Jurij Gagarin. Razzi, stazioni spaziali e città del futuro invadono le copertine, mentre all’interno le riviste sono corredate da disegni e calcoli ingegneristici.
Nel 1955 viene indetto un concorso per la migliore storia fantastica. Il concorso ha un gran successo e arrivano più di 1000 racconti. Con molta cautela, schivando la censura, iniziano a comparire racconti di “scrittori capitalisti” come Arthur C. Clarke e Isach Asimov, accanto ai sovietici capitanati da Lem: autore di Solaris, la risposta russa a 2001 odissea nello spazio di Clarke.
Un episodio curioso è la pubblicazione a puntate sui numeri del 1968 della rivista Tekhnika Molodezhi del libro Chas Byka “L’ora del toro” di Ivan Yefremov, paleontologo di fama e scrittore di fantascienza. La storia si svolge su Toramans, pianeta governato da un regime totalitario un po’ nello stile di 1984 di Orwell.
A governare sono quattro dittatori, uno dei quali, nell’illustrazione di Alexandr Pobedensky, assomiglia a Nikita Krusciov. Naturalmente il libro venne immediatamente censurato ma la rivista, grazie al suo grande prestigio, se la cavò senza grandi danni.
Tekhnika Molodezhi: 900 numeri letti da 4 miliardi di persone
Un prestigio fatto anche dai numeri. Tekhnika Molodezhi esce ancora regolarmente in edicola e sul web e si ipotizza che nel corso della sua lunga vita, i 900 numeri pubblicati siano stati letti da 4 miliardi di persone divise in 4 generazioni.
Per questo Tekhnika Molodezhi, quando il periodo era propizio, si avventurava su terreni minati presentando per esempio opere pittoriche di fantascienza, comprese quelle che vennero salvate dalla furia di Krushev nell’esposizione al maneggio di Mosca del 1962, quando Il premier sovietico, disgustato dai dipinti d’avanguardia, ordinò che venissero buttati tra le scorte del legname. Furono pubblicate anche le opere della mostra dei Bulldozer del 1974 che si svolse in campagna e fu spazzata via da alcuni bulldozer, guidati da finti “operai indignati” che schiacciarono i dipinti sul campo.
Tekhnika Molodezhi è stata soprattutto una rivista per giovani, attenta anche ai nuovi sport. Organizzava raduni motoristici, promuoveva il windsurf, il deltaplano, faceva raid di moto personalizzate e incoraggiava i lettori a disegnare e costruire automobili artigianali che diventeranno una vera e propria mania per i sovietici.
Negli anni a cavallo tra il 1970 e il 1980 attraversò un periodo psichedelico con fantastiche copertine, promuovendo una specie di pittura che si sviluppò in Urss sulle orme storiche del Futurismo. L’impronta del Futurismo sui giovani artisti sovietici è stata sempre fortissima. Questi lo riconoscevano come l’unica forma d’arte sovietica di valore, a fronte però della scarsa popolarità che riscuoteva tra il popolo.
Tekhnika Molodezhi è una leggenda vivente. E’ una delle riviste più popolari dell’Unione Sovietica e ancora oggi gode di buona salute, visto che ha superato gli 80 anni e si avvia ancora piena di verve al 90° compleanno.
Al confine tra scienza e fantascienza, la rivista Tekhnika Molodezhi