Io sono l’imperatore nasce dalla profonda conoscenza che, nel corso di tanti anni di studi e ricerche, lo storico e scrittore Stefano Conti ha acquisito circa la figura dell’imperatore Giuliano, detto anche l’Apostata, o l’Imperatore filosofo.
Stefano Conti è uomo dai modi distinti, di inusuale e rara gentilezza, che ho avuto il grande piacere di conoscere personalmente. Autore di saggi pubblicati durante gli anni di docenza universitaria come professore di Storia romana e di Epigrafia latina all’Università di Siena, nel 2017 ha esordito con il primo romanzo, appunto Io sono l’imperatore, pubblicato da affinità elettive e già alla terza edizione.
La sua passione per la figura dell’imperatore romano Giuliano, che lo accompagna da molti anni, gli ha offerto un soggetto affascinante intorno al quale costruire una storia bella e coinvolgente, che si legge con facilità nonostante i numerosi elementi storico-letterari che costellano la narrazione.
Un giallo archeologico
Io sono l’imperatore si potrebbe definire un “giallo archeologico” in cui la Storia si fonde con una trama carica di sorprese inaspettate. Tutto comincia a Tarso, in Turchia, nell’estate 2010: un professore universitario scopre grazie ai suoi scavi, la tomba dell’imperatore filosofo, Giuliano l’Apostata, che tanti prima di lui avevano cercato invano. Ma… ahimè! La tomba è vuota e l’archeologo, il professor Barbarino, viene trovato morto subito dopo l’esaltante scoperta.
Come è morto? È stato ucciso? E dove sono i resti dell’imperatore Giuliano?
Per riportare in Italia la salma di Barbarino viene incaricato uno dei suoi più cari studenti: Francesco Speri. Ormai Francesco è un impiegato di banca, ma il suo amore per la storia antica e il suo legame col professore non sono mai scemati.
In realtà è lui il protagonista del romanzo: immerso in questo mistero è costretto, per poterlo risolvere, a indagare e decifrare gli indizi uno dopo l’altro, e a barcamenarsi fra codici e siti antichi.
Per comprendere ciò che gli sfugge sulla fine del suo professore e sugli introvabili resti di Giuliano, Francesco ritorna in Turchia dove inizia anche una complicata quanto improvvisa relazione amorosa con Chiara. La donna che, prima lo tira fuori da un problema in aeroporto, e poi si rivela un’aiutante preziosa.
”Hic Julianus fuit”: questa è l’iscrizione che il nostro bancario trova nella Basilica di San Marco a Venezia. Ma, appunto, “fuit” non “est”, quindi la salma dell’Imperatore, che un tempo era lì, fu trasferita altrove. Ma dove?
La morte sulle rive del fiume Tigri
Giuliano morì nel lontano 363 d.C., quando, nel corso della battaglia fra romani e persiani, un giavellotto gli trapassò l’addome. In fin di vita chiese ai suoi fedelissimi di esser portato sulle rive del fiume Tigri, dove tutto ebbe inizio.
Nel frattempo sopraggiunge Massimo, guida spirituale dell’imperatore filosofo: ”È Alessandro Magno ad ispirarlo. Vuole gettarsi nel fiume e far dileguare il cadavere nei flutti. Quando il suo corpo sparirà per sempre, racconteremo che è salito all’Olimpo su un carro di fuoco. Noi pagani potremo così celebrare un nuovo Dio: Giuliano!” Ma una centuria di soldati blocca l’accesso al fiume:”Fermi! Noi cristiani non lo permetteremo. Nessuno osi, né ora né mai, far scomparire il corpo dell’apostata. Impediremo che qualcuno si inventi che sia asceso al cielo”.
Sì, Giuliano fu chiamato l’Apostata dai suoi successori perché tentò di ricondurre l’Impero romano al paganesimo che era stato abbandonato dopo l’Editto di Costantino, nel 313 d.C.
Dunque dal suo arrivo in Turchia, Francesco Speri si imbatte in una serie di enigmi e peripezie per ritrovare il luogo in cui le spoglie di Giuliano riposano. A complicare il tutto ci si mette anche una setta neopagana che in parte lo aiuta ed in parte lo spaventa. Francesco finisce con l’avere sempre qualche adepto di questa congregazione alle calcagna mentre passa da Eleusi, in Grecia, a Firenze e a Roma.
Un viaggio spazio-temporale
Il Rinascimento e la signoria dei Medici, Poliziano e i Musei Vaticani, praticamente un viaggio spazio-temporale meraviglioso, quello che ci viene regalato dall’autore. Io sono l’imperatore è un libro avvincente che si legge senza un briciolo di noia se, come me, si è figli di un amore cieco per la storia, l’arte e la letteratura. I riferimenti a queste discipline sono dovunque, fra le righe di questo romanzo, sapientemente raccolti in un unico plot ben articolato, con un tocco di giallo che è proprio la ciliegina sulla torta.
Una storia dalla prosa nitida, dove nulla è quel che appare. Finalmente un giallo italianissimo che non ha niente da invidiare ai best seller d’oltreoceano. L’autore dichiara che il motivo della sua passione per l’imperatore Giuliano sta nel fatto che:
”Voleva cambiare il mondo, senza accorgersi che il mondo era già cambiato, ma in tutt’altra direzione, e non si poteva più tornare indietro”.
Bravo Stefano Conti! Aspetto il tuo prossimo libro trepidante.