La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio

“Vi era in quella donna qualcosa di simile al candore”

La signora delle camelie. Cronache Letterarie

Pubblicato nel 1848, La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio,  è il capostipite di molti romanzi dell’ ‘800 sulla passione amorosa da Madame Bovary del 1858 ad Anna Karenina del 1877, tanto per fare i due esempi più famosi  – e tratta questo tema senza paura di essere troppo sentimentale, cosa che temono i romanzieri del nostro tempo. Anzi, per tutto il romanzo lo scrittore mette a nudo i sentimenti dei due protagonisti, Marguerite Gautier e Armandale Duval.

Il libro mi è piaciuto proprio per questo; amo gli scrittori che non si censurano in alcun modo perché non hanno paura di esagerare, o di portare i loro personaggi oltre il limite del “comportarsi bene”. Anzi, quando Marguerite Gautier e Armand Duval lo fanno, l’autore sta esplicitamente dalla loro parte contro un mondo, una società, che li rifiuta e li combatte proprio perché hanno superato i limiti delle convenzioni del loro tempo.

Del resto non potrebbe che essere così per un’altra ragione più naturale: la storia narrata è stata realmente vissuta dal suo autore. Alexandre Dumas un giorno di settembre del 1844 incontrò, al teatro parigino dei Variétés, una donna che avrebbe cambiato la sua vita e fatto la sua fortuna di romanziere. Si chiamava Marie Duplessis, era una prostituta d’altro bordo e aveva l’abitudine di dilapidare le fortune degli amanti che la mantenevano nel lusso più sfrenato. Con lei Alexandre Dumas intrattenne una appassionata storia d’amore per un anno, dopo di che lei lo sostituì con altri amanti più facoltosi.

La signora delle camelie: una storia vera sotto a quella romanzata

La storia vera si spalma su quella romanzata in maniera semplice e perfetta. Conoscendo il mondo parigino delle grandi mantenute, Alexandre è in grado di parlarne con cognizione di causa e avendo amato quella a cui nel romanzo darà il nome di Marguerite, non ha nessuno problema a narrarci una passione più che trasgressiva per i tempi in cui è ambientata. Questi due aspetti hanno dato alla narrazione sicurezza e nello stesso tempo la capacità di osare dove altri non erano ancora arrivati: la messa in discussione delle ipocrisie della società francese che disprezza le “donne perdute” pur restandone affascinata. Si pensa infatti che non bisogna concedere a quelle ragazze l’onore di essere prese sul serio. Ecco cosa dice un amico ad Armand:

“Non sanno cosa sia eleganza ed educazione. Sono come i cani a cui si spruzzano profumi: loro trovano che puzzino e corrono a rotolarsi in un acquitrino”.

Marguerite è descritta nel romanzo, non solo come bellissima, ma soprattutto per una caratteristica che ne sottolinea il fascino: l’espressione da bambina (proprio come Jezabel di Némirovsky).

“Come la sua vita ardente lasciasse al viso di Marguerite l’espressione verginale, addirittura infantile che lo caratterizzava, è qualcosa che siamo costretti a constatare senza però capirlo”.

Eppure Marguerite la sera segnalava la sua disponibilità sessuale attraverso le camelie:

La signora delle camelie, riduzione fatta da Cukor dal titolo Margherita Gautier
Greta Garbo e Robert Taylor in Margherita Gautier, il film diretto da George Cukor nel 1936

Marguerite assisteva a tutte le prime e trascorreva ogni sera a teatro o a un ballo. A ogni commedia nuova si era certi di vederla insieme a tre cose che non l’abbandonavano mai e che occupavano sempre il parapetto del palco in platea: l’occhialino, un sacchettino di caramelle e un mazzo di camelie. Per venticinque giorni al mese le camelie erano bianche e per cinque erano rosse”.

All’inizio del romanzo Marguerite è solo l’oggetto della passione di Armand. Lei infatti in un primo momento si lascia amare. Permette ad Armand di amarla, ma non ha la minima intenzione di cambiare la sua vita di mantenuta. Egli se ne innamora al primo sguardo e non ha paura di esagerare nel cercarla incessantemente, nell’umiliarsi pur di riuscire a conquistarla. Anche nel romanzo la incontra per la prima volta  al teatro parigino dei Variétés, quando lei è già ammalata di tisi di cui in seguito morirà. Dice Armand a se stesso quando la vede a teatro:

“Se mi fosse stato detto: avrà questa donna stasera e domani sarà ucciso, io avrei accettato”.

Ma è solo due anni dopo che potrà dichiarale apertamente il suo amore, che lei promette di ricambiare alle sue condizioni:

“Ma vi avverto, io voglio essere libera di fare quello che vorrò, senza rendervi conto del minimo dettaglio della mia vita. E’ da tempo che cerco un amante giovane senza volontà, innamorato senza sfiducia, amato senza diritti… voglio che abbia tre qualità ben rare, che sia fiducioso, sottomesso e discreto”.

Che può rispondere Armand se non:

“Ebbene, sarò tutto quello che volete”.

La storia d’amore tra Marguerite e Armand prosegue per molte pagine dal punto di vista di quest’ultimo. Mentre Marguerite ha tutto da perdere abbandonando per lui gli altri suoi amanti che le consentono di fare la vita lussuosa a cui per ora non vuole rinunciare, Armand è roso dalla gelosia che, come sempre accade, lo accende di sofferenza e risentimento.

“Verso mezzanotte un coupé che conoscevo bene si fermò al numero 9. Ne scese il conte de G. che entrò in casa dopo aver congedato la carrozza… Sono tre settimane che soffro molto, ma non è niente, credo, in confronto a quanto soffrii quella notte… Non esiste uomo che non sia stato tradito almeno una volta e che non sappia quanto si soffre… Il mio non era un amore normale, ero innamorato come può esserlo una creatura ordinaria, ma lo ero di Marguerite Gautier, vale a dire che a Parigi, ad ogni passo, potevo trovarmi accanto ad un uomo che era stato l’amante di quella donna o che lo sarebbe divenuto il giorno dopo”.

Foto di Jean Paul Goude

In fin dei conti questa è la classica storia d’amore come quelle che avvengono nella realtà da che mondo è mondo. C’è qualcuno che ama incondizionatamente e per questo soffre di gelosia e si dispera, e c’è qualcun altro che ama condizionatamente, che non vuole rinunciare alla sua vita precedente per chiudersi in una vita di coppia nemica dell’esterno. Perché l’esterno esiste comunque e prima o poi chiede il conto dei nostri comportamenti.

Marguerite dopo questa prima fase in cui vuole conciliare l’amore per Armand con la sua vita di mantenuta, cederà non tanto alle sue insistenze quanto alle proprie esigenze. Forse quel giovane la ama a tal punto da offrirle una nuova vita, una vita da donna per bene. Il soggiorno che passano da soli in una casa di campagna sembra prometterlo. Ma la vita che sta alle spalle di entrambi un giorno bussa alla loro porta. Marguerite è una donna perduta, nessun uomo per bene può cancellare questo marchio di infamia, l’unico modo per riscattarsi è il sacrificio. Il padre di Armand la convince a rinunciare a suo figlio. Per il bene della famiglia borghese di Armand, Marguerite rinuncia a lui e muore sola. Ecco come il padre spiega ad Armand questa necessaria rinuncia in una semplice e chiara teoria della doppia morale borghese:

La signora delle camelie
Isabelle Huppert in La vera storia della signora delle camelie di Mauro Bolognini, 1981

“Che voi abbiate un’amante, va benissimo; che la paghiate come un galantuomo deve pagare l’amore di una mantenuta, va ancora meglio; ma che vi dimentichiate le cose più sacre a causa sua, che permettiate alle chiacchiere sulla vostra vita scandalosa di arrivare fino alla provincia più profonda a screditare l’onore del nome che vi ho dato è impossibile e non sarà più possibile”.

Il padre di Armand ha indubbiamente le sue buone ragioni per impedire la convivenza di Marguerite e Armand. Oggi non è più la morale borghese a distinguere e classificare le persone, ma sono le differenze di cultura, religione, abitudini di ogni genere a impedire le unioni e i matrimoni. La cronaca ce lo racconta spesso. Io preferisco citare il vecchio film Indovina chi viene a cena. Erano gli anni ’60 eppure il film affronta un tema purtroppo molto attuale, quello della difficoltà delle coppie miste.

La signora delle camelie, a detta dello stesso Dumas ricorda la storia di Manon Lescaut, scritta dell’Abate Prévost nel 1731. A sua volta il romanzo di Dumas ha dato il via ad una serie innumerevole di adattamenti teatrali e cinematografici. Il più bello e famoso è l’opera di Verdi La Traviata. Infatti nella lettera di addio che scrive ad Armand dopo che il padre di lui l’ha convinta ad abbandonarlo, Marguerite scrive:

“Tornate da vostro padre, amico mio, andate a trovare vostra sorella, casta e giovane, accanto alla quale dimenticherete quello che vi ha fatto patire la traviata che chiamano Marguerite Gautier”.

 ***

Nell’edizione Universale Economica Feltrinelli, in appendice al volume vi è il libretto di Francesco Maria Piave de La Traviata di Giuseppe Verdi. E’ molto interessante leggerlo subito dopo la lettura del romanzo perché se ne colgono le differenze.
La Traviata venne rappresentata per la prima volta nel 1853, ma solo più tardi raggiungerà il successo che tutti conosciamo. Il libretto in realtà ha poco a che vedere con lo spirito, l’emotività, lo spessore psicologico e le ragioni sociali de La signora delle camelie.

Non c’è spazio in esso per l’amore tra i due protagonisti che nell’opera sono rispettivamente Violetta e Alfredo. Non c’è neanche la disperazione del protagonista dopo l’abbandono, o la ferrea logica borghese di suo padre. Questi aspetti sono dati per scontati e lasciati in sottofondo all’opera. Tutti i protagonisti nel libretto risultano senza sfaccettature, sono “buoni” fin dall’inizio, se sbagliano è senza una vera intenzione, quasi per caso.
La grandezza dell’opera non sta nel libretto, ma nella grandiosità della musica di Verdi, che così fedele allo spirito del romanzo, ne è la logica prosecuzione con un linguaggio, quello musicale, altrettanto potente e variegato di quello delle parole.

Come sappiamo il celebre scrittore francese Alexandre Dumas era il padre naturale del suo omonimo figlio. Alexandre fu riconosciuto dai genitori solo quando compì sei anni: la madre era la vicina di casa di Dumas padre a cui più tardi verrà affidato il figlio. Da lui imparerà la vita gaudente di Parigi, anche se non smetterà mai di scrivere. Prima l’adattamento teatrale de La signora delle camelie, poi le opere teatrali Le Démi-Monde, L’ami des femmes, Les idées de Mme Aubray, La femme de Claude. Fra gli onori che gli vennero tributati va ricordata la Legion d’Onore e l’elezione all’Académie française nel 1874. Morì il 2 novembre 1895 nella sua proprietà di Yvelines, a Marly-le-Roi, e fu inumato nel cimitero di Montmartre a Parigi.

Dianella Bardelli

Dianella Bardelli

Scrive romanzi e poesie; ha insegnato lettere e guidato corsi di scrittura creativa. Appassionata di letteratura beat e hippy, soprattutto di Kerouac, Ginsberg e della poetessa americana Lenore Kandel. Ha pubblicato i romanzi “Il bardo psichedelico di Neal”, ispirato alla figura di Neal Cassidy e “Verso Kathmandu alla ricerca della felicità”. E' appena stato pubblicato presso Parallelo 45 Edizioni, il suo romanzo "1968", sulla Bologna di quel mitico anno.

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