Discutono tra le coppe i membri del gruppo di lettura che si riunisce al Circolo Canottieri Aniene di Roma. Promotore e fondatore è Luigi Bonito, ginecologo, che oltre ad aver fatto nascere i figli di alcune delle partecipanti, dieci anni fa ha fatto nascere anche il book club. La mailing list conta 60 persone ma in media, ad ogni incontro, sono tra i 12 e i 24. C’è un’uguale percentuale di uomini e donne, leggono esclusivamente narrativa e qualche volta poesia. In questi anni hanno letto 110 libri, circa 10 all’anno, più i compiti per le vacanze estive.
Per prima cosa chiedo al suo fondatore perché ha deciso di creare un gruppo di lettura. “Perché nel circolo si parlava moltissimo, ma sempre e solo di calcio”, mi risponde. Allora a un certo punto ha detto: “Da ora in poi ogni lunedì parliamo di un libro!” e così è partito.
Ho assistito alla loro riunione dall’inizio alla fine. Hanno letto Macchine come me di Ian McEwan, un romanzo che sta facendo molto parlare di sé (leggi anche qui la nostra recensione) e che, a giudicare da quanto è stato detto, sembrerebbe davvero interessante. Si tratta di un’ucronia, ovvero un racconto della Storia diverso da quello che è realmente accaduto. Ad esempio, ipotizzare un mondo in cui i nazisti abbiano vinto la guerra è l’ucronia inventata da Dick nel romanzo La svastica sul sole (rappresentato anche nella serie The Man in The High Castle).
In questo caso McEwan immagina un mondo in cui Alan Turing non è morto, i Beatles si sono riuniti per un nuovo album e sono appena stati inseriti nella società 25 umanoidi che è impossibile distinguere dagli umani. Persone artificiali con coscienza, sentimenti, emozioni, perfino in grado di scrivere poesie. E tutto questo avviene nel 1982 (prossimamente pubblicheremo la recensione del romanzo su Cronache Letterarie).
Mentre i partecipanti al gruppo parlano a turno, vedo alcune edizioni in inglese e ci sono anche un paio che leggono su Kindle e Ipad. Sono venti persone, dieci uomini e dieci donne.
Inizia una ragazza dicendo che McEwan forse fa un po’ troppo il sapientino. Che a metà il libro acquista peso, mentre prima è freddo. Che le è piaciuto molto.
Un signore parla di determinismo. Quando giochi a scacchi ci sono delle regole che il computer può imparare facilmente e batterti, ma nella vita è tutto aperto e loro, le macchine, non capiscono le nostre regole e “impazziscono”.
In particolare sembrerebbe che il problema si ponga con la menzogna perché gli umani mentono di continuo. “In fondo il libro”, dice un’altra partecipante che adora tutto quello che McEwan ha scritto, “è un’esaltazione dei difetti umani. Sono proprio questi che rendono un essere “umano” perché invece le macchine non ne hanno. E cita “Il segreto delle macchine”, la poesia di Kipling messa in epigrafe da McEwan:
“Ma non scordate, vi prego, la Legge che regola le nostre vite: fatti non fummo per comprendere menzogne…”
Un’altra signora aggiunge: “Il robot esige la giustizia a tutti i costi. Per gli uomini una sincerità estrema è impossibile. Il libro pone la questione: che cosa accadrebbe se tutti ci comportassimo sempre bene? Staremmo meglio? Forse la risposta è sì”.
E poi ancora un uomo: “D’accordo McEwan è un po’ saputello, ma non mi dà fastidio perché ti racconta un sacco di cose interessanti”.
Queste macchine sanno fare tutto, provano sentimenti hanno addirittura capacità artistiche e scrivono haiku. Perché proprio gli haiku? Si chiede un’altra partecipante e dà una sua spiegazione intrigante…
I migliori e i peggiori libri che hanno letto in questi anni
Mi fermo qui, di sicuro mi hanno fatto venire voglia di leggerlo. Riassumendo quello che hanno detto mi viene in mente che il romanzo è un gigantesco test di Turing: quello inventato dal matematico e pioniere dell’intelligenza artificiale – che è anche uno dei personaggi del libro – per riconoscere se abbiamo davanti un computer oppure un essere umano.
Ci sono vari esempi del test di Turing in Blade Ranner quando, il cacciatore di taglie Harrison Ford, interroga i replicanti per capire se sono umani o macchine. Lui fa delle domande apparentemente normali ma immancabilmente riesce ad identificarli. Il film comincia proprio con un test di Turing (vedilo qui). È su questo filo e questo limite tra umano e computer che si muove McEwan nel suo ricco e complesso romanzo. Ma ora passiamo a qualche domanda a Bonito sul suo gruppo di lettura.
C’è qualche romanzo che è stato più interessante per voi leggere in gruppo?
La lettura condivisa è sempre esaltante. La rilettura collettiva esalta qualunque libro. Ad esempio abbiamo riletto Il Maestro e Margherita che io avevo letto e amato molti anni fa. O anche L’insostenibile leggerezza dell’essere, un altro libro che mi era piaciuto molto.
E com’è stato rileggerli dopo tanti anni. Ti sono piaciuti?
Sì. La rilettura dopo molti anni è come fosse quella di un altro libro. L’insostenibile leggerezza dell’essere è un libro sulla crisi dell’oltrecortina che oggi viene letto come un racconto romantico. E lo è pure, con un personaggio libertino. Il Maestro e Margherita è un Faust, c’è Woland che è il diavolo.
Te lo ricordavi?
No e sicuramente all’epoca non lo avevo capito. C’è una scena in cui stanno su una terrazza e guardano i tetti di Mosca, le case e i palazzi. Woland dice: “Che città interessante, non è vero?” E Azzazello gli risponde. “Monsieur, io preferisco Roma”.
Puoi dirci tre romanzi, fra quelli che avete letto, da consigliare ai nostri lettori?
Ci ha molto colpiti e commossi quello di Grossman che parla della morte del figlio: Caduto fuori dal tempo. È bellissimo! Poi direi la Némirowsky, che ha una vicenda biografica straordinaria e che, essendo morta in un campo di concertamento a 39 anni, non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato.
Ma ce ne sono tanti che ci sono piaciuti, ad esempio Foto di gruppo con signora, di Heinrich Böll, oppure Trilogia della città di K di Ágota Kristóf, o Le madri salvate di Colombe Schneck che tratta dell’Olocausto. Il romanzo di McEwan, di cui abbiamo appena discusso è piaciuto quasi a tutti, ma ci sono libri che hanno spaccato il gruppo.
E libri che non vi sono piaciuti?
Quella contemporanea, specialmente italiana, non è una letteratura di sentimento, non è coinvolgente. Ad esempio Fedeltà me l’hanno tirato dietro. È un libro di una pochezza assoluta. Anche M. il libro di Scurati su Mussolini che ha vinto lo Strega quest’anno… io l’ho interrotto.
Ci sono amori nati nel gruppo di lettura?
Be’ i due attori che hanno recitato il Riccardo III. Dopo che lo abbiamo letto, abbiamo invitato qui due attori e loro si sono innamorati e messi insieme. Invece i vecchietti del gruppo adorano tutti Chiara Colizzi.
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Il prossimo appuntamento con il gruppo di lettura sarà il 23 gennaio alle 14.30. Il libro in lettura di cui si parlerà è Il colibrì di Sandro Veronesi e lo scrittore sarà presente alla discussione. Per avere informazioni e partecipare, potete scrivere al seguente indirizzo mail: studioluigibonito@tiscali.it