La cattedrale dei vangeli perduti, l’ultimo libro di Fabio Delizzos, è ambientato a Roma nell’anno 1564. Uscito nel 2018, sta registrando un buon successo di vendite. Una scia di omicidi ci condurrà a un antico segreto che si nasconde nel ventre della città eterna.
Stuzzica l’intelletto e si sforza di risolvere gli enigmi del passato. Stiamo parlando del thriller storico, dal fascino sempre intrigante. Nonostante io sia atea, apprezzo molto i thriller storici a sfondo ecclesiastico; li trovo stimolanti, anche perché sono convinta che i più grandi misteri e segreti della storia siano accaduti e siano stati custoditi fra le mura di cattedrali e monasteri.
Fabio Delizzos è nato a Torino nel 1969 e attualmente vive a Roma. Laureato in Filosofia – proprio come me, lo scrivo con un pizzico di orgoglio – per la Newton Compton ha già pubblicato svariati romanzi, tutti al vertice delle classifiche, in particolare Il cacciatore di libri proibiti.
La cattedrale dei vangeli perduti narra di avventure, rischi e azioni fuorilegge, incrociando elementi storici, religiosi e alchemici.
Un romanzo quasi picaresco nella rappresentazione della lotta per la sopravvivenza che deve affrontare il protagonista, Messer Raphael Dardo. Insieme a lui, a Sara Colorni e a frate Panvinio, il lettore inseguirà un misterioso assassino che traccia croci di sangue sulla fronte delle sue vittime: un simbolo certo non casuale.
In Vaticano qualcuno sta tramando per uccidere Papa Pio IV e Raphael Dardo è incaricato di proteggerlo e scoprire chi fa parte della congiura. Le indagini lo porteranno in un complicato dedalo di catacombe paleocristiane, tra maghi, cavatori di tesori, nobili e cardinali.
Cosa si nasconde di tanto prezioso nel buio dei sotterranei da costare così tante vite?
La narrazione mantiene un ritmo vivace per tutte le 315 pagine. Vengono anche descritti i sentimenti di Sara e quelli di Messer Dardo verso l’amato figlio Ariel, ancora bambino.
Se i protagonisti sono tutti di fantasia, molti fatti e personaggi raccontati sono realmente esistiti e documentati. La Roma del Rinascimento pullulava veramente di cavatori di tesori, specializzati nel cercare oggetti ed opere preziose su commissione e rivenderle. Per ottenere indicazioni sui luoghi in cui scavare e avere informazioni su antichi tesori smarriti chiedevano spesso la consulenza di maghi e alchimisti.
Effettivamente le cronache dell’epoca riportano la notizia di una congiura ordita con lo scopo di assassinare Pio IV, denunciata da tal cavaliere Gian Giacomo Pelliccione nella notte del 14 dicembre 1564. I congiurati furono arrestati nel cortile di Palazzo Cesi. Le loro deposizioni, in seguito agli interrogatori subiti nel carcere di Tor di Nona, coinvolsero anche il Sommo Inquisitore Ghislieri, ma queste accuse non furono mai comprovate. Sicuramente però è reale l’inimicizia tra Papa Pio IV ed il cardinal Ghislieri: quest’ultimo lo accusò pubblicamente di eresia e di non essere degno della missione di vicario di Cristo.
Come racconta il romanzo storico di Fabio Delizzos, Pio IV, al secolo Gian Angelo Medici, in gioventù fu un pirata. Con le ricchezze accumulate negli anni di scorribande e saccheggi sul Lago di Como comprò la carica di cardinale.
Il cardinal Ghislieri, invece, l’anno successivo a quello in cui è ambientato questo libro, divenne papa col nome di Pio V. Da pontefice creò la cosiddetta “Entità”, composta da religiosi nominati direttamente da lui, agenti segreti che su sua richiesta commisero omicidi “politici”. Uno di questi agenti, Padre Maggi, che era solito disegnare una croce sulla fronte delle sue vittime col loro stesso sangue, ha ispirato l’autore di questo racconto. Invece il personaggio del frate agostiniano Onofrio Panvinio corrisponde a realtà. Si trattava di un esperto studioso delle catacombe romane, pioniere dell’archeologia, molto stimato da Pio IV.
I vangeli degli Ebioniti e di Giuda
I vangeli cui lo scrittore Fabio Delizzos fa riferimento nel romanzo, in particolare quello degli Ebioniti e quello di Giuda, sono esistenti ed hanno suscitato molto clamore nei fedeli cristiani.
Ritrovato in una caverna a Minya, in Egitto, nel 1978, il vangelo di Giuda è un vangelo apocrifo di origine gnostica. Ha per oggetto alcune conversazioni fra Gesù e l’apostolo Giuda Iscariota, trascritte in lingua copta all’inizio del IV secolo da alcuni adepti della setta dei cristiani gnostici.
Anche il vangelo degli Ebioniti è un vangelo apocrifo, mai giunto fino a noi. Tuttavia ne cita alcuni passi l’esponente della patristica Epifanio di Salamina. Era il testo sacro della setta giudeo-cristiana degli Ebioniti, presente in Palestina nel II secolo. Qui non si trovava il racconto della nascita virginale di Gesù. Gli Ebioniti infatti lo consideravano un profeta taumaturgo, ma ne negavano la natura divina.
I seguaci di Caino
Dagli studi compiuti da filologi e storici si ritiene che il vangelo di Giuda fosse il testo fondamentale della dottrina dei Cainiti, i seguaci di Caino. Questi veneravano i personaggi più riprovevoli nell’Antico Testamento come, appunto, Caino, Esaù, Cam e Giuda Iscariota. Secondo gli appartenenti alla setta, che consideravano il corpo una prigione per l’anima, Giuda tradì Gesù su suo stesso ordine. Gesù, infatti, lo considerava il suo apostolo più degno, perciò gli consegnò il proprio destino affinché potessero essere messi in moto gli eventi che lo avrebbero condotto alla morte, liberandolo dai vincoli fisici.
Senz’altro una teoria affascinante che arricchisce questo thriller da non perdere!