Ci sono romanzi, racconti, poesie e canzoni che colpiscono il cuore e rimangono lì per sempre. Le canzoni contenute nell’album Emozioni del 1970, frutto della collaborazione tra Lucio Battisti e Mogol, fanno parte a pieno titolo di questa categoria. C’è stato un tempo in cui un ragazzo e una ragazza si conoscevano ballando un lento…
“Vuoi ballare?”
Sì, se era carino.
No, se era brutto
“Come ti chiami?”
Si cominciava così e poi si ballava il lento su Gino Paoli, o su Lucio Battisti appunto.
In quel tempo lontano dei lenti (gli anni ’60-’70), periodo ancora puritano e bacchettone, il fatto che nei locali e alle feste private – che erano molto in voga – si ballassero i lenti, era una gran cosa. C’era un immediato contatto fisico che coinvolgeva tatto, vista e olfatto. Ci si abbracciava, insomma, prima ancora di conoscersi. Ed era considerato normale, niente affatto trasgressivo.
Era normale cioè che ci si toccasse prima di conoscersi. Bello, no?
Sì, perché cosa c’è di più intimo per due estranei, che ballare un lento su una canzone d’amore di Lucio Battisti?
Tra i due cominciava subito una storia, a volte “solo” un’amicizia, che poteva finire con quel primo e unico ballo; ma era comunque una storia di corpi e sentimenti. E questo perché si svolgeva in presenza di quel motore potente che è una canzone d’amore.
Naturalmente non tutte le canzoni d’amore hanno il potere di trapassare corpo e mente per insediarsi stabilmente nel nostro cuore.
Quelle di Lucio Battisti sì.
Spesso le canzoni dell’album Emozioni sono storie d’amore non ricambiato o frainteso, sono cioè storie dell’amore disperato. E il loro potere evocativo sta nella meravigliosa miscela che si crea tra la musica, le parole e la voce inconfondibilmente coinvolgente e romantica di Lucio Battisti.
Prendiamo Fiori rosa fiori di pesco.
Prima di tutto c’è questo chiedere “scusa” all’amata. In amore solo i perdenti e gli incompresi chiedono sempre scusa. E subito dopo lui peggiora la situazione implorando: “Sono venuto qui questa sera, fammi entrare per favore”.
A chi non è capitato di chiedere, di umiliarsi? Perché umiliarsi per amore è una cosa nobile e bella. Lei, l’amata, ha le mani fredde e trema: ecco, forse mi ama ancora, pensa lui. Ma poi vede l’altro e:
“Signore chiedo scusa anche a lei”.
Terribile, ma chi non si è mai trovato in una situazione del genere? Chi non ha mai vissuto un equivoco amoroso alzi la mano.
Mi ritorni in mente bella come sei
E Mi ritorni in mente non è deliziosamente disperante?
Lui e lei ballano. Si capisce subito che la più forte tra i due è lei. Lui è quello che ama di più. Dice il testo:
“Quella sera ballavi insieme a me
E ti stringevi a me
All’improvviso, mi hai chiesto: “Lui chi è?”
“Lui chi è?”
Un sorriso, e ho visto la mia fine sul tuo viso
Il nostro amor dissolversi nel vento
Ricordo, sono morto in un momento”.
Le canzoni hanno testi che naturalmente vanno ascoltati insieme alla musica. Qui delineano la scena di una storia che ha un prima e un dopo. E la parola più importante che dà il senso a tutto è “All’improvviso”. “All’improvviso” è il topos di ogni romanzo, racconto, poesia che si rispetti. Perché tutto nel cuore umano avviene “all’improvviso”. Ed infatti basta l’istante di uno sguardo per passare dall’idillio romantico alla disperazione. Perché lei fa quella domanda così crudele: “Lui chi è?”
E soprattutto perché la fa proprio a quello a cui è abbracciata?
La risposta è semplice. Lei ha così tanto potere da volere che sia il suo innamorato, diventato “all’improvviso” il suo ex innamorato, a portarle su un piatto d’argento il suo nuovo amore. Tanto che lui, ricordando quell’amore ormai finito, dice: “Ricordo, sono morto in un momento”.
La morte nel cuore e chi non l’ha provata? Quella che c’è prima del tradimento, prima dell’essere lasciati. Perché il cuore sa tutto prima, molto prima della ragione, delle spiegazioni, delle parole.
La disperazione d’amore è il tema di tante altre canzoni di Lucio Battisti, basti pensare alle celebri parole contenute in Emozioni, il brano che dà il titolo all’album del 1970:
“E guidare come un pazzo a fari spenti
Nella notte per vedere
Se poi è così difficile morire”.
Oppure ci sono le parole altrettanto celebri di Non è Francesca, in cui il tradimento non viene contemplato tra le cose che possono accadere:
“Se c’era un uomo poi,
No, non può essere lei
Francesca non ha mai chiesto di più
Chi sta sbagliando son certo sei tu
Francesca non ha mai chiesto di più
Perché
Lei vive per me”.
Cito infine la più emblematica tra le canzoni di Battisti sulla disperazione d’amore, Io vivrò.
“Che non si muore per amore
E’ una gran bella verità”.
Questo è l’incipit e poi si delinea quello che accadrà domani:
Io senza te
Solo continuerò
E dormirò
Mi sveglierò
Camminerò
Lavorerò
Qualche cosa farò
Qualche cosa farò
Sì, qualche cosa farò
Qualche cosa di sicuro io farò
Piangerò
Sì, io piangerò”.
E finisco così tra le lacrime questo pezzo sulla disperazione amorosa. Le canzoni dell’album di Battisti del 1970 cantate da Lucio Battisti, le trovate qui: