Morte di un aviatore di Christopher St. John Sprigg

Morte di un aviatore di Christopher St. John Sprigg. Cronache Letterarie

Morte di un aviatore

Verso la metà degli anni ’30, il giovane vescovo anglicano di Cootamundra, Nuovo Galles del Sud, Australia, appena insediatosi nella sua diocesi, si rende conto che questa è vastissima oltre che piuttosto spopolata. Approfitta dunque di un soggiorno in Inghilterra per prendere il brevetto di pilota d’aereo. Così potrà utilizzare questo mezzo per visitare i suoi parrocchiani sparpagliati tra mille piccole fattorie. Si iscrive quindi ai corsi di pilotaggio tenuti presso l’aerodromo di Baston.

Durante le prime lezioni di teoria e di volo, fa la conoscenza con una variegata quantità di soggetti che frequentano abitualmente l’aerodromo, alcuni dei quali gli sembrano piuttosto bizzarri, come degli avventurieri che non si sa dove prendano i soldi per dedicarsi a una passione tanto costosa o delle aristocratiche che invece sembrano dedicarsi al volo soltanto per riempire la noia.

Fatto ancora più importante, presto il vescovo si ritrova a essere testimone di un grave incidente. Uno dei migliori piloti e istruttori della scuola, al termine di una manovra acrobatica particolarmente pericolosa, perde il controllo del velivolo e si schianta al suolo.

Il vescovo di Cootamundra è uno dei primi ad accorrere sul luogo dell’incidente. Ma scoprirà solo che il pilota è stato sbalzato fuori dell’abitacolo ed è morto. Apparentemente sul colpo, in seguito a un grave trauma cranico.

Più tardi, però, l’autopsia appurerà, al di là di ogni ragionevole dubbio che il defunto, George Furnace, è stato colpito da un proiettile di revolver alla testa, nello stesso punto in cui ha poi subito l’impatto conseguente alla caduta, ma almeno qualche minuto prima di questa. Ora, Furnace era solo sull’aereo e nessun altro volava nei dintorni: possibile che si sia sparato da solo?

Viene scoperta una lettera dal tono ambiguo, firmata dal morto, nella quale Furnace annuncia genericamente di volerla “fare finita” con qualcosa. Alcuni la interpretano come un chiaro indizio di volontà di suicidio; altri, compreso l’ispettore Creighton della polizia locale che indaga sul fatto, come una volontà di altro genere, ad esempio di uscire da un giro sporco.

Gli accertamenti sulla vita privata di Furnace evidenziano due elementi che puzzano di bruciato. Negli ultimi tempi, l’uomo ha ricevuto diversi sostanziosi pagamenti che non hanno alcuna giustificazione. Qualche giorno prima dell’incidente, si è rivolto a un laboratorio per far analizzare qualcosa, ma non si sa cosa abbia fatto analizzare e cosa sia stato scoperto.

Insospettito dalla combinazione delle due circostanze, Creighton si rivolge a Scotland Yard, che gli affianca un proprio funzionario, l’ispettore Yard Bernard Bray. I due poliziotti, partendo dal rompicapo costituito dall’inspiegabile meccanismo della morte di Furnace, dovranno fare molta strada per venire a capo del caso. Non solo in senso metaforico, ma anche in senso strettamente geografico.

Chi è Christopher St. John Sprigg

Morte di un aviatore di Christopher St. John SpriggMorte di un aviatore (Death of an Airman), tradotto in Italiano da Lindau nel 2018, è il quinto dei nove romanzi mystery scritti e pubblicati, tra il 1929 e il 1937, da Christopher St. John Sprigg, un autore che, fino a pochissimo tempo fa, era un perfetto sconosciuto al popolo dei giallisti italiani. Non era però sconosciuto al pubblico dei lettori di saggistica perché, già nel 1975, nella prestigiosa collana Reprints della Einaudi, era stata tradotta una raccolta di brevi saggi da lui firmati, in cui si occupava di letteratura, politica, antropologia culturale, psicanalisi, eccetera, intitolata La fine di una cultura e firmata con lo pseudonimo Christopher Caudwell.

St. John Sprigg rappresenta una figura significativa e originale della cultura inglese del XX secolo. Londinese, nato il 15 ottobre 1907, figlio di un giornalista, seguì presto le orme paterne e lavorò per diverse testate. Cominciò dallo “Yorkshire Observer”, per poi finire a dirigere un periodico dedicato all’aviazione, “Aircraft Engineering”. Qui evidentemente maturò quella conoscenza tecnica che gli fu molto utile per scrivere Morte di un aviatore.

Dal 1934, dopo la lettura delle opere di Marx, si convertì al marxismo e si iscrisse al Partito Comunista Inglese. All’inizio della Guerra Civile Spagnola, si occupò di raccogliere aiuti e finanziamenti per sostenere i combattenti repubblicani. Poi, dopo qualche mese, si recò anche lui in Spagna per rendersi utile come autista di ambulanze. Con l’aggravarsi della situazione, passò ai reparti combattenti e fu ucciso mentre serviva a una mitragliatrice il 12 febbraio 1937. Questo durante il primo giorno di combattimenti nella valle del fiume Jarama, poco distante da Madrid. Aveva solo 29 anni.

Ha scritto, come si è detto, nove romanzi gialli, che alla loro apparizione ebbero un discreto successo ma poi, per molto tempo, dopo la scomparsa dell’autore, la critica ha snobbato. In Italiano, finora, ne sono apparsi altri due, entrambi nei Bassotti di Polillo: L’alibi perfetto nel 2012 e Omicidio a Kensington nel 2017.

La sfida al lettore nel mistery classico

Il personaggio ricorrente è l’ispettore di Scotland Yard Bernard Bray, un uomo con pochi fronzoli ma dotato di un notevole intuito e di una certa temerarietà, quando si tratta di smascherare i delinquenti.
Quelle di  St. John Sprigg sono opere sicuramente datate, ma di agile e stimolante lettura. Propongono lo schema del mystery classico, ossia la sfida al lettore in un gioco intellettuale in cui gli indizi giusti sono tutti sul piatto. Occorre però trovare un modo per farli combaciare come le tessere di un puzzle. A questo, si deve aggiungere la piacevole sorpresa di una spruzzata di acido umorismo britannico, che di solito arriva quando il lettore meno se lo aspetta, ma non guasta mai.

L’edizione Lindau di Morte di un aviatore è molto elegante e ben fatta, ma costa parecchio. A listino, questo titolo è a 19 euro, mentre i volumi di Polillo dello stesso tipo raramente superano i 15 euro. Anche se si può immaginare quanto sia difficile tenere bassi i prezzi quando si pubblica solo una piccola collana (“Crimini e misteri” conta a tutt’oggi solo 12 titoli, tra i quali vi sono altri due volumi di St. John Sprigg, Omicidio in Fleet Street e Sei oggetti misteriosi, mentre i Bassotti di Polillo si contano ormai a centinaia), non c’è dubbio che, specie di questi tempi, un fattore del genere non sia di secondaria importanza nella scelta del lettore.

Roberto Cocchis

Roberto Cocchis

Classe 1964, insegnante di liceo, autore di un piccolo successo editoriale (Il giardino sommerso, Lettere Animate, 2017) e di altre opere di narrativa, collaboratore di Cronache Letterarie e di Vanilla Magazine; amo i misteri e i gialli, sia quelli veri sia quelli inventati, con preferenza per quelli dimenticati e soprattutto quelli introvabili: vedi la mia rubrica su Cronache Letterarie.

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