Seconda parte:
gli Zombi Imperiali
Continua la rassegna di Marco Mellillo sulle migliori serie zombi. La prima parte la trovate qui.
Prima di passare alle serie meno famose vogliamo aggiornarvi su The Walking Dead, infatti il coronavirus ha colpito anche gli zombie. La serie era in post-produzione quando il virus è arrivato negli Stati Uniti. La puntata numero 15 è uscita in Italia il 6 aprile. Manca però l’ultima, la 16, bloccata al montaggio. Eppure nella seconda parte di questa decima stagione (vedi il trailer) di cose ne sono successe parecchie e l’ultima puntata doveva risolvere le sorti di quasi tutti i personaggi. Ora siamo qui sospesi nell’attesa, che probabilmente sarà piuttosto lunga. In compenso sono già state programmate due nuove stagioni.
Kingdom
La più interessante delle serie meno famose è Kingdom, serie coreana ambientata nel Medioevo. Il medioevo coreano corrisponde temporalmente a quello europeo ed è caratterizzato come un periodo di grande confusione.
La serie, per il momento in due stagioni, narra di un principe che intraprende un viaggio all’interno del paese per indagare su un’epidemia. Nella prima stagione gli zombie sono piuttosto discreti, di giorno fanno addirittura un pisolino lasciando i sopravvissuti liberi di organizzarsi. Mentre si indaga sulla malattia, sì inizia a capire che causa la trasformazione dei contagiati. Il tutto in un clima di sospetti ed efferati tradimenti dinastici.
Nella seconda stagione gli zombie invece la fanno da protagonisti, entrano in scena prepotentemente con attacchi all’esercito che protegge il regno. Siccome siamo nel Medioevo coreano, oltre a spade e lance si aggiunge l’uso della polvere da sparo. E vista la predilezione del cinema orientale per le battaglie epiche, quella tra il Principe e la massa dei morti viventi è particolarmente spettacolare, meglio della festa di fuochi d’artificio di Piedigrotta.
La serie è diretta da Kim Seong Hun, un regista abbastanza famoso che è autore, tra l’altro, di Tunnel e A Hard Day, due film di successo in Corea con una trama decisamente originale. La sceneggiatura è di Kim Eun-hee, autrice della serie Signal, anche questa piuttosto strampalata. Kingdom ha avuto una lunga lavorazione e questo ha consentito di realizzare un’opera molto curata con scene spettacolari, costumi bellissimi e ambientazioni che somigliano a dipinti orientali. La serie è assolutamente da vedere anche se solo sottotitolata (vedi qui il trailer).
Betaal
In arrivo su Netflix c’è la produzione indiana Betaal che parlerà di soldati dell’esercito di occupazione inglese, trasformati in zombie.
La serie horror è scritta e diretta da Patrick Graham, già autore per Netflix della miniserie indiana Ghoul. Ambientata in un’India orwelliana, ha come protagonista una poliziotta, specializzata in interrogatori, che si troverà di fronte una terribile sorpresa. Co-diretta da Nikhil Mahajan e interpretata dalla superstar Shah Rukn Khan, Betaal promette morti viventi in salsa anticolonialista.
Resident Evil
Ora veniamo alla più interessante novità del 2020-2021. Tra queste ci sono 8 puntate girate in Sudafrica che riprendono la storia di Resident Evil.
Così come La notte dei morti viventi e The Walking Dead sono rispettivamente i padri dei film e delle serie televisive dedicati ai “resuscitati”, Resident Evil è il padre di tutti i videogiochi.
Creato nel ’96, il gioco è arrivato alla nona release ed è stato di ispirazione per tre film d’animazione e per sei film con la scatenata Milla Jovovich. Nei film, i personaggi femminili che combattono gli zombi non sono solo delle eroine ma dei capi. Un vero classico, il gioco ha venduto 93 milioni di copie, mentre i sei film si avvicinano a un incasso complessivo di un miliardo di dollari.
Stiamo parlando quindi di un pezzo da novanta. Il primo film, intitolato proprio Resident Evil, inizia a Raccoon City (citta del procione), una località immaginaria del Midwest degli Stati Uniti. Alice – Milla Jovovich – è un agente destinato a proteggere la Umbrella Corporation, situata in un enorme edificio a forma di imbuto, costruito sotto terra, dove si fanno terribili esperimenti alla ricerca dell’immortalità.
La prima missione di Alice sarà penetrare nelle viscere della terra per scoprire che un virus è fuggito e ha trasformato tutti i ricercatori in zombi ferocissimi. Da lì si dipana una lotta interminabile tra Alice, che nel frattempo ha assorbito in forma benigna il virus diventando una supereroina, e la Umbrella Corporation, impegnata a creare l’uomo immortale senza curarsi dell’invasione di zombi.
L’ipotesi più accreditata è che la serie segua l’atmosfera del videogioco, sicuramente meno spettacolare del film ma più cupo e spaventoso. Anche se fa molto rumore tra gli appassionati, della trama però si sa poco e niente (a parte un teaser non ufficiale) perché la lavorazione è stata interrotta dagli invisibili zombi del Coronavirus.
Zombi freschi
Ad aprile uscirà Corona Zombies, film girato in 28 giorni con una sola attrice.
È stato portato a termine, aggiungendo in fase di montaggio, scene di zombi prese da scarti di altre pellicole. Sì tratta di un filmaccio, interpretato da Cody Renee Cameron, la deliziosa interprete di El Camino, il film che è il seguito di Breaking Bad.
The Guardian ce lo presenta come una minestra di luoghi comuni sul Coronavirus. Battute sulla birra Corona, una fabbrica cinese di zuppa di pipistrello, incetta di carta igienica, immagini di Trump in tv, schizzi di sangue e tette.
Stuart Heritage, l’autore dell’articolo, osserva con una bella dose di malizia, che questo stupido film sarà certamente molto più interessante di quelli che verranno girati dopo l’epidemia. Film bacchettoni e noiosi, con eroici giornalisti o virologi integerrimi, impegnati a scoprire “le verità nascoste”, impersonificati dall’attore Mark Ruffalo.
Colpisce molto il modo di girare il film, modo che sarà probabilmente quello del futuro. Infatti appare difficile ipotizzare a breve, la costruzione di un set con attori, macchinisti, sceneggiatori e registi, gomito a gomito, che finiscono la giornata con una bella cenetta in allegria.
Per un lungo periodo il futuro del cinema sarà fatto di attori che girano da soli sul set, telecamere comandate a distanza e registi che magari le manovrano dall’altra parte del mondo.