E se anche tu fossi il personaggio di un romanzo,
cosa vorresti chiedere al tuo autore?
È Lucia il punto debole de I promessi sposi di Alessandro Manzoni? E che dire di Lolita? Lo scrittore russo Vladimir Nabokov, per bocca di un suo personaggio – il professore di letteratura francese Humbert Humbert – la chiama “ninfetta”, ma i più l’apostroferebbero come “sgualdrinella”. E perché mai Jane Austen ha maltrattato tanto Mary, la meno amata delle sorelle Bennet?
Quante sono le indimenticabili protagoniste femminili dei grandi romanzi che portiamo con noi nel corso degli anni? Quanti altri racconti avremmo voluto chiedere alle scrittrici e agli scrittori? Quanti dettagli in più sulle nostre eroine, per conoscere ancora meglio la loro indole e la vita di ognuna?
Una prospettiva del tutto originale è quella di Licia Conte, autrice di Lucia, Lolita e le altre. Ponendosi proprio dal punto di vista delle protagoniste, le immagina a scrivere una lettera rivolta all’autore che le ha create, con le proprie riflessioni, domande, dubbi e critiche.
Quest’opera, edita da Elliot a febbraio di quest’anno, la si potrebbe definire un romanzo epistolare immaginario. Anche se, pur trattandosi di personaggi inventati, nessuna delle protagoniste vive solo nella fantasia letteraria del suo padre-scrittore. Così, Licia Conte, le immagina vive e scrive per loro conto queste missive.
Giornalista e autrice radiofonica, Licia Conte è nata a Cerignola, in provincia di Foggia. Ha ideato e condotto a Radio3 il programma femminista Noi, voi, loro donna. È una delle fondatrici di Se non ora quando?, il movimento nato dopo gli scandali sessuali che coinvolsero il mondo della politica negli anni Duemila.
Anche in questo libro, l’autrice mette in evidenza la sua grande sensibilità verso l’universo femminile e una vasta conoscenza del pensiero delle donne, in una delicatissima e competente visione di genere, istruttiva e apprezzabile. Tutto si sviluppa attraverso 15 lettere, ognuna idealmente scritta dalla protagonista del romanzo all’autore che, attraverso quelle pagine, l’ha resa immortale.
Se mi spingessi nel dettaglio a raccontarvi le lettere partorite dalla vivida e lucida fantasia di questa scrittrice, vi svelerei cose che guasterebbero la magia della lettura. Posso però dirvi che nel libro potrete trovare compressi, in sole 119 pagine, romanzi che hanno attraversato secoli di storia della letteratura ed evoluzione della coscienza femminile nella sua lotta per l’emancipazione.
Licia Conte ha saputo creare un gioco letterario straordinario, dando alle protagoniste di opere fra le più grandi di sempre, l’opportunità di chiedere conto agli autori delle proprie scelte – nel bene e nel male. Scelte che talvolta le hanno lusingate permettendone il riscatto morale e sociale, altre volte le hanno invece umiliate, o fatte apparire insignificanti e meschine, egoiste, oppure remissive all’inverosimile.
La maestrina dalla penna rossa del famoso romanzo Cuore, ad esempio, vorrebbe sapere da Edmondo De Amicis quanto gli costasse darle almeno un nome; mentre Amy rinfaccia alla Alcott di averle attribuito le qualità peggiori e Lolita serba verso Nabokov un rancore viscerale, gli preferisce il suo aguzzino addirittura!
Cosette vorrebbe sapere da Victor Hugo perché mai ne I miserabili abbia fatto di lei una bambolina con poco carattere. Si indigna, rimproverando al grande scrittore francese di aver offerto un modello di adulta debole e quasi sciocca.
Appare invece soddisfatta La Pisana, protagonista de Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo. Si definisce un personaggio di estremo interesse e ne è grata al suo creatore. La contessina, infatti, pur avendo ricevuto poca istruzione, ha imparato tutto da sola. Una civetta consumata, ma intelligente; sensuale, capricciosa e vanitosa. Da certe qualità nascono eroine, non certo buone madri, eppure ricca di cuore e di ideali, alla fine si sacrificherà per l’Italia e per l’innamorato Carlino.
Tra le righe delle varie lettere fiorisce a più riprese la fierezza delle donne che sanno accogliere, accettare, mutare per onestà verso sé stesse, forgiate dal dolore. Quelle che si sacrificano per amore, quelle che per amore o per dignità lottano fino alla fine, anche contro la famiglia e le convenzioni sociali. Sono magnifici ritratti di donne, talvolta incompiute, talvolta irrisolte, perfino perdute per sempre, ma vere. Qui trovate l’elenco completo.
Lucia Mondella ad Alessandro Manzoni (I promessi sposi)
La principessa di Cleves a Madame de La Fayette (La principessa di Cleves)
Mary Bennet a Jane Austen (Orgoglio e pregiudizio)
Agnes Wickfield a Charles Dickens (David Copperfield)
Cosette a Victor Hugo (I miserabili)
La Pisana a Ippolito Nievo (Le confessioni di un italiano)
Amy a Louisa May Alcott (Piccole donne)
Nora a Henrik Ibsen (Casa di bambola)
La maestrina a Edmondo De Amicis (Cuore)
Isabel Archer a Henry James (Ritratto di signora)
Carla Ardengo ad Alberto Moravia (Gli indifferenti)
Carlotta a Thomas Mann (Carlotta a Weimar)
Augusta ad Alba de Céspedes (Nessuno torna indietro)
Lolita a Vladimir Nabokov (Lolita)
Lenù a Elena Ferrante (L’amica geniale)