Finalista al premio Strega 2019, Il rumore del mondo è il libro di Benedetta Cibrario che ci porta nel bel mezzo di un secolo complicato ed esaltante, dove si gettano le basi della nostra modernità. Siamo nel 1838. Anne, giovane figlia di un mercante di stoffe londinese, sposa il conte Prospero, ufficiale sabaudo di stanza a Londra.
“Questo matrimonio non s’ha da fare”.
La famosissima frase de I Promessi Sposi – romanzo che proprio tra il 1840 e il 1842 vide la sua pubblicazione definitiva – rende perfettamente l’idea di quello che è il matrimonio tra Anne e Prospero: un errore madornale. Non racconterò troppo per non spoilerare, vi basti sapere che ne Il rumore del mondo c’è Londra, una saga familiare e la ricostruzione storica: ingredienti per me perfetti.
Nata e cresciuta a Londra, città all’avanguardia per democrazia e modernità, la dinamica ed effervescente Anne si trova catapultata a Torino, una città chiusa e tradizionalista, immobile nell’ancien regime della restaurazione sabauda, post congresso di Vienna.
Il periodo storico in cui è ambientato il romanzo va dalla rivoluzione industriale londinese al Risorgimento italiano. Londra e Torino rappresentano la lotta fra progresso e conservatorismo. Con quest’ultimo Anne dovrà misurarsi in Italia, mentre il progresso se lo lascia alle spalle, nell’ormai lontana Inghilterra, dove la rivoluzione industriale non ha prodotto solo effetti positivi.
Ricordate il famoso fumo di Londra? Quello che all’inizio fu scambiato per semplice nebbia, poi uccise oltre 4000 londinesi per asfissia e soffocamento. Non fu che uno dei risultati della rivoluzione industriale, l’estrema conseguenza di un progresso senza regolamentazione alcuna. L’evento sconvolse la capitale britannica nei giorni più freddi del dicembre 1952. Per combattere quel gelo pungente, i londinesi avevano acceso troppi caminetti e il loro fumo si aggiunse a quello delle fabbriche. Non si trattava dunque di nebbia, ma di migliaia di tonnellate di diossido di zolfo in sospensione, prodotto dalla combustione del carbone.
La struttura del romanzo e le voci narranti
Il rumore del mondo è un romanzo corale. Alla narrazione classica della vita di Anne e suo marito, si affiancano altri punti di vista: parlano infatti in prima persona gli altri personaggi, grazie a interi capitoli strutturati come corrispondenza epistolare.
Conosciamo così il punto di vista di Grace, la sorella di Anne, ragazza volitiva e indipendente che, in piena epoca vittoriana, non ci pensa minimamente a sposarsi. Diventa invece amica di molti rifugiati politici, arrivati a Londra in cerca di libertà.
“Solo un inglese può lagnarsi della nebbia o del cibo; gli stranieri dovrebbero astenersi dal fare commenti negativi. Sono ospiti di un grande Paese che li accoglie e fa sentire loro quanto è fresca l’aria che sa di libertà di pensiero e di parola”.
Abbiamo le opinioni del nonno delle ragazze, chirurgo con simpatie socialiste, e quelle del padre, pragmatico mercante che si è ritrovato vedovo con due bimbe piccole. Ma soprattutto, abbiamo il punto di vista di quello che forse è il personaggio più simpatico: la signora Theresa Manners. Benestante ma non troppo, vedova, amante dei viaggi, viene ingaggiata come accompagnatrice di Anne nel suo viaggio verso Torino. Dopo un periodo di assestamento, decide di continuare il suo viaggio per l’Italia: un classico per l’aristocrazia e gli artisti inglesi dell’epoca.
“Vogliono sorvegliare le vendemmie per trovare del vino come si deve […] Pensano di imbarcarsi per la Sicilia, dove il sole rende il vino robusto come un liquore”.
Grazie alla sua simpatia e intraprendenza, la signora Manners diventerà scrittrice di guide turistiche per un editore inglese. Le sue lettere trasudano buon senso e pragmatismo, che fanno da contraltare alla rigidità vittoriana di Anne.
Il decennio 1838-1848, nel quale è ambientato Il rumore del mondo è un periodo di transizione, surclassato dalla fama di quello successivo, quando le guerre d’indipendenza portarono alla nascita dello Stato italiano. È un decennio nel quale tuttavia si gettano le basi della nostra contemporaneità: l’illuminazione a gas, le ferrovie, la rivoluzione industriale. Per non parlare della Costituzione, di cui lo Statuto Albertino concesso da Re Carlo Alberto il 4 marzo 1848, è l’antesignano. Sono tutti avvenimenti nei quali i nostri protagonisti sono immersi durante la loro quotidianità: il rumore del mondo che cambia.
Ho amato molto questo romanzo, più che per la trama, perché è talmente immerso nell’epoca che ti fa fare un viaggio nel tempo. Mi ha portato nel 1840, mi ha permesso di abitare prima a Londra e poi a Torino sentendone odori, scoprendo quello che mangiavano, vivendo ogni aspetto delle loro vite. Per me che amo la storia, è stato un viaggio appassionante.
Ne Il rumore del mondo si parla ampiamente di piatti e ricette. Le descrizioni dei pranzi, a partire da quello di benvenuto ad Anne e Theresa Manners, sono dettagliatissime e invitanti. Per quanto, come mi è già accaduto leggendo altri libri, mi resta veramente difficile immaginare come fosse possibile mangiare in un unico pasto qualcosa come 10 portate, di cui tre solo di carne. Le combinazioni degli ingredienti, poi, sembrano francamente un po’ azzardate per i gusti contemporanei.
“Una tavola ben apparecchiata è lo specchio mondano della saggezza”.
La ricetta
Questo bel romanzo ci fa un regalo parlandoci anche delle Paste di Meliga, un biscotto tipico piemontese di cui Anne è così golosa da inviarne scatole su scatole alla sorella a Londra. Pare che anche Cavour ne fosse innamorato e che non finisse mai un pasto senza due di questi biscottini, accompagnati dal Barolo Chinato, altra specialità piemontese.
Questi biscotti nacquero, come spesso accade, per fare di necessità virtù: a causa dell’aumento dei costi della farina di frumento raffinata – la nostra 00 per intenderci – i fornai decisero di sostituirla con la più economica farina di mais. Meliga, infatti, è il nome dialettale, tra Mondovì e Cuneo, del mais. Friabilissimi e burrosissimi, per prepararli vi servirà la sac à poche, ma è un piccolo investimento che vi consiglio fortemente di fare.
Paste di Meliga
120 gr di farina di mais fioretto (quella sottile per polenta)
240 gr di farina 00
130 gr di zucchero
1 uovo + 1 tuorlo
230 gr di burro fatto ammorbidire a temperatura ambiente
1 baccello di vaniglia (o un cucchiaino di estratto)
Scorza grattugiata di 1 limone
Mescolate insieme le due farine, poi aggiungete i semini del baccello di vaniglia, lo zucchero e la scorza di limone. Unite il burro morbido, l’uovo intero e il tuorlo e mescolate fino ad avere un impasto morbido e ben amalgamato. Trasferitelo nella sac à poche con il beccuccio a stella. Quindi rivestite una teglia con carta forno. Modellate delle ciambelline, lasciandole un po’ distanziate tra di loro, infornate a 180° per circa 20 minuti.